Il Responsabile Qualità Autorevole
TECNICHE STATISTICHE APPLICATE AL CONTROLLO DEI PROCESSI
SONO DAVVERO IL MODO MIGLIORE PER TENERE SOTTO CONTROLLO UN PROCESSO PRODUTTIVO?
Circa trent’anni fa, all’inizio della mia esperienza lavorativa mi appassionai alle tecniche statistiche applicate al controllo della produzione.
Ero davvero convinto che potessero fare la differenza nel miglioramento della qualità dei prodotti.
Così, grazie ai primi software applicativi, le adottai ovunque ritenessi potessero fare la differenza rispetto ai tradizionali controlli di conformità alle specifiche.
Per diversi anni, nelle aziende dove ho lavorato, mi sono impegnato nella diffusione e applicazione delle tecniche statistiche al controllo della produzione.
Indubbiamente sono più efficaci dei tradizionali controlli di conformità in quanto individuano più facilmente le variazioni indesiderate dei processi produttivi.
Dopo molti anni di applicazione, un bel giorno però mi guardai indietro e mi domandai quanto avessero effettivamente inciso sulla riduzione degli scarti o dei reclami dei clienti.
Con mia sorpresa e delusione purtroppo mi resi conto che non avevo delle evidenze tali da poter dire che erano stati determinanti.
Ripensando ai diversi problemi di qualità che avevo affrontato negli anni passati, dovetti purtroppo ammettere che i metodi statistici non avevano avuto un impatto significativo nel prevenirli o risolverli.
Nonostante i metodi di controllo basati sulle tecniche statistiche siano migliori rispetto ai controlli tradizionali, molti problemi di qualità ancora ci sfuggivano.
Questa riflessione mi spinse allora a ricercare cos'altro potessi fare per tenere sotto controllo i processi in modo ancora più efficace.
Fu così che mi imbattei nello “Zero Quality Control” di Shigeo Shingo (Uno dei principali artefici del cosiddetto Toyota Production System)
Di seguito un breve estratto tradotto dal libro “Zero Quality Control: Source Inspection and the Poka-Yoke System” dove Shingo racconta di come ciò che vide durante una visita di un’azienda tedesca rafforzò le sue convinzioni sulla superiorità dello Zero Quality Control sulle tecniche di controllo statistiche.
Nel 1971 mi unii al primo gruppo di studio all'estero della Japan Management Association nelle visite a vari stabilimenti in Europa.
Durante quel viaggio, visitammo gli stabilimenti di Wotan, un produttore di macchine da stampaggio a Dusseldorf in Germania.
Dopo la visita allo stabilimento, durante uno spazio di tempo dedicato a domande e risposte, un certo Signor K della M Spring Company si alzò e chiese alle persone di Wotan se facessero il controllo di qualità.
“Naturalmente lo facciamo", rispose il capo della Produzione in rappresentanza dell'azienda.
“Ma”, continuò il Signor K, “nel visitare il vostro stabilimento non ho visto una sola Carta di Controllo”.
Il Signor K andò allora trionfalmente avanti a spiegare le Carte di Controllo mentre il rappresentante di Wotan ascoltava in silenzio.
Quando il Signor K ebbe finito, il dirigente di Wotan rispose: “È un'idea molto interessante, ma non pensa che sia fondamentalmente sbagliata?”.
Il Signor K si innervosì. “Fondamentalmente sbagliata?! Di cosa sta parlando?”
“L'idea che ha appena descritto ha a che fare con i difetti dopo che si sono verificati,” spiegò il rappresentante di Wotan.
“L'idea alla base del nostro approccio al controllo qualità è innanzitutto prevenire il verificarsi dei difetti.”
“E come diamine fate a farlo?” chiese il Signor K.
Il nostro ospite disse che invece di controllare la qualità dopo che il lavoro era stato completato, verificavano che i metodi operativi fossero corretti prima d'iniziare il lavoro.
Mentre ascoltavo il rappresentante Wotan, ricordai una scena a cui avevo appena assistito nell'officina.
Quando l'operatore presso una foratrice radiale aveva posizionato le punte ed era pronto per iniziare, fece cenno a un addetto al controllo qualità itinerante che si avvicinò alla macchina e, usando una tabella come guida, controllò sia le posizioni delle punte che le posizioni dei fermi utilizzati per determinare la profondità dei fori.
Solo quando l’addetto alla qualità aveva dato il segnale di OK l'operatore aveva avviato la macchina.
Mentre ascoltavo le parole del Capo della Produzione (della Wotan), mi resi conto che ciò di cui stava parlando era riferito proprio a questo tipo di operazione.
Il rappresentante della Wotan chiese allora al Signor K quale fosse il tasso di difettosità del processo produttivo della sua azienda.
“Solo il 2,5% circa” disse con orgoglio il Signor K.
“Capisco”, rispose il nostro ospite. “Ma il tasso di difettosità del processo produttivo della mia azienda non è superiore allo 0,3%”.
Questo tolse del tutto il vento alle vele del Signor K che rimase in silenzio per il resto del tempo dedicato alle domande e risposte.
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"Il Controllo della Qualità è del tutto possibile senza alcuna conoscenza di Statistica"
Shigeo Shingo - "Kaizen e l'Arte del Pensiero Creativo"