Pino Cargnel

Top Founder Executive

Pino Cargnel

Top Founder Executive

il Tempio di Ercole Olivario

2019-10-04 10:52:54

ll tempio di Ercole Olivario (o Vincitore) è un tempietto che sorge a Roma in piazza Bocca della Verità situato a sud del Tempio di Portunus, prossimo al Tevere.

A lungo è stato creduto il tempio di Vesta a causa della sua forma circolare, uguale al tempio di Vesta situato nel Foro Romano.

La cella è circondata da venti colonne scanalate che poggiano su un podio di gradini di tufo e sono sormontate da capitelli corinzi. Il tempio, in marmo greco pentelico, risale alla fine del II secolo a.C. ed è il più antico tempio in marmo conservato. L'architetto fu probabilmente Hermodoro di Salamina, mentre la statua di culto del dio che vi si venerava fu scolpita da un greco, Skopas Minore un artista che lavorava in coppia con Hermodoro a Roma.

L'edificio fu commissionato da un ricco commerciante di olive della corporazione degli Oleari ed era dedicato ad Ercole, protettore dei commerci e delle greggi. 

Non a caso il tempio sorge nel Foro Boario, area della città destinata al mercato agroalimentare.

Altri studi dichiarano invece che l’attribuzione del tempio ad Ercole Olivario si deve alla scoperta di un’iscrizione rinvenuta su di un blocco, probabilmente base della statua di culto, nelle vicinanze e che riporta il nome dell’autore della statua:

si tratta dello scultore greco Skopas minore, vissuto nel II secolo a.C. ispirato alle imprese del dio che erano spesso collegate all’ulivo e la sua clava, piena di nodi che era ricavata da un grosso tronco d’ulivo selvatico.

L’appartenenza a Ercole di questo santuario è poi provata e supportata da innumerevoli leggende.

Secondo il mito infatti sui prati di questa riva – quando il Tevere si chiamava ancora Albula e il colle Aventino era coperto da una fitta boscaglia – avrebbe sostato il semidio Ercole in persona, proveniente dalla Spagna e reduce dalla sua decima fatica, dopo essersi impadronito della mandria dei buoi di Gerione.

Qui l’eroe sarebbe stato accolto dal re Evandro, il parricida esule dell’Arcadia, fondatore di Pallanzio, che in seguito sarebbe diventato il colle Palatino. 

La leggenda è diffusamente illustrata anche dall’Eneide di Virgilio. Il riposo del mitico eroe non fu però tranquillo; un mandriano mostruoso con tre teste, il gigante Caco figlio di Efesto e Medusa, una notte gli rubò le bestie più pregiate della mandria in suo possesso e le nascose in una grotta dell’Aventino.

Ercole reagì come era nella sua natura e, scovato il gigante rapinatore, lo massacrò a bastonate. Si riprese quindi i suoi tori e insieme a Evandro li sacrificò agli dei sull’ara massima. Ercole tuttavia prima di riprendere il proprio viaggio verso l’Ellade, avrebbe lasciato in Lazio altri segni del suo passaggio.