Perché la scuola e l’università non ti insegnano niente sui soldi e sull'imprenditoria?Vediamolo assieme.
C’è questa convinzione che la scuola e l’università ti mettano nella conduzione di guadagnare nella vita e costruire la tua condizione di ricchezza futura.... Niente di più sbagliato.
C’è questa convinzione che la scuola e l’università ti mettano nella conduzione di guadagnare nella vita e costruire la tua condizione di ricchezza futura.
Niente di più sbagliato.
L’obiettivo di scuole e università non è quello di focalizzarti sul tuo reddito futuro, ma quello di rispondere a una domanda di mercato.
Pensaci per un momento. Quello del lavoro non è altro che un semplice mercato.
Il mercato del lavoro.
Ogni mercato viene regolamentato dalla legge della domanda e dell’offerta.
Funziona così: c’è una domanda di forza lavoro e ci sono aziende che producono l’offerta di questa domanda.
Quali aziende? Le istituzioni che si occupano della formazione.
Capisci? L’università non è altro che un’azienda privata o pubblica che costruisce prodotti per rispondere alla domanda del mercato del lavoro.
Quali sono questi prodotti?
I prodotti siete voi, o parte di voi.
I prodotti sono i neolaureati, la cosiddetta forza lavoro che andrà a colmare la domanda di professioni che viene erogata da aziende pubbliche o statali.
I professionisti sono i prodotti del mercato del lavoro.
Gli imprenditori sono coloro che acquistano questi prodotti.
Se un tempo l’università si sono originate dall’accademia Platonica greca per la diffusione della cultura e della filosofia, durante l’epoca industriale le cose hanno cominciato a cambiare.
Dalla diffusione della cultura il focus dell’educazione si è spostato nella costruzione di una forza lavoro sempre più specializzata e scalabile che rispondesse alle esigenze del mercato.
Così il dipendente lavora alle condizioni dettate dal mercato del lavoro, e il mercato del lavoro, condotto dagli imprenditori, pagherà il dipendente il meno possibile per marginare quanto più possibile sulla sua forza lavoro.
Ma c’è un problema di efficienza in tutto questo.
Karl Marx diceva che il dipendente lavorerà sempre meno e con il minor livello di efficienza possibile perché sa bene che l’imprenditore vorrà sempre più impegno e al minor costo.
Così, nello stupido sistema imprenditoriale del passato, c’era un enorme dispersione di efficienza.
Per i dipendenti era impossibile incrementare l’espressione creativa del proprio lavoro e, inoltre, diveniva inutile ricercare l’eccellenza del proprio lavoro.
L’imprenditore si trovava invece a pagare quanto meno possibile persone che tendevano a fare il minimo possibile senza essere licenziate.
Oggi le cose sono cambiate?
Assolutamente no, a parte qualche caso sporadico.
Cosa ci insegnano Warren Buffet e Charlie Munger, due dei più grandi imprenditori e investitori al mondo?
Ci insegnano che la struttura a incentivi è tutto.
Se vogliamo liberare la forza creativa e il potenziale di eccellenza dei nostri dipendenti dobbiamo trasformarli in imprenditori.
Questo non significa far sì che si licenzino e lavorino alle loro idee, ma far sì che l’impatto del loro lavoro sulla missione aziendale sia misurabile, scalabile nei meriti e nella retribuzione.
In Top Performer facciamo esattamente questo.
Guidiamo le persone che lavorano con noi, le lasciamo libere di gestire al meglio le loro responsabilità all’interno del gruppo, le formiamo per raggiungere l’eccellenza e quando le loro capacità superano le loro necessità allora vuol dire che sono diventati imprenditori di loro stessi.
Li aiutiamo a capire dove e come possono liberare il proprio potenziale.
In Italia siamo tra i pochi a farlo, e penso che i risultati parlino chiaro.
Cosa abbiamo imparato da tutto questo?
Che alla fine, chi guadagna di più, è chi raggiunge l’attitudine e la competenza imprenditoriale.
Leadership, gestione, responsabilità, resilienza.
La morale di questo messaggio è semplice.
Non importa se avete fatto l’università o meno