Cherofobia: cos'è e come si affronta
Chi ha paura della felicità? tante persone si rassegnano a credere che le cose non possano migliorare e che temono che la felicità sia solo un effimero tempo prima di una nuova delusione.
Probabilmente molti hanno sentito parlare di Cherofobia grazie alla canzone di Martina Attili, partecipante di X-Factor.
In realtà essa è un disagio psicologico che, seppur non inserito nei manuali diagnostici, colpisce moltissime persone.
Cherofobia: cos’è
Il termine cherofobia deriva dal greco "chairo" rallegrarsi, e "phobia" paura e indica letteralmente la paura di essere felici. Assurdo vero?
Eppure, molte persone soffrono di questo disagio, provando un fortissimo stato di ansia ed elevata preoccupazione rispetto alla felicità. Più nel dettaglio sono persone che tendono a osservare i momenti sereni e felici come una minaccia e con forte paura, poiché sicuramente anticipo di qualcosa di malvagio, doloroso e che recherà sofferenza, pertanto da evitare o da cui trarsi in salvo il prima possibile.
Faticano ad assumere un atteggiamento positivo e di fronte a periodi di calma e serenità, cercano di capire cosa potrà loro accadere da lì a breve, non riuscendo quindi a godersi la bellezza del momento e tutto quanto da esso derivi.
Non necessariamente sono individui tristi o introversi ma semplicemente non riescono a godere della felicità, quella duratura e non quella legata alla gioia di un momento che passa velocemente.
Ad esempio, faticano a rendersi conto che l’amore di una persona è reale e veritiero e lasciarsi andare alla gioia del momento, alla possibilità di fare progetti futuri e abbassare la guardia, ma vivono tutto con allerta e attendendo, quasi rassegnati il momento in cui tutto inizierà ad andare male. Perché è così…inevitabilmente.
Preparatissimi e capaci, quindi, di affrontare il dolore e la sofferenza, ma totalmente incapaci di godere della felicità e vedere essa come possibilità per sé e diritto e quindi affrontare i cambiamenti positivi.
Cherofobia: quali motivi
Nella società contemporanea la felicità viene posto come obiettivo da raggiungere e tendenza a cui aspirare. Le aspettative sono molto elevate e comprendono benessere, calma e serenità in tutti gli ambiti, credendo che questo sia il modo ottimale per essere felici.
Nella realtà però le aspettative sono estremamente elevate da permettere a pochissimi di raggiungere la felicità in questo senso. Molte persone invece sono abili nel trarre dalle differenti esperienze quanto di positivo ci sia e quindi assumere atteggiamento positivo e raggiungendo la felicità.
Non è accontentarsi ma trarre il meglio possibile, senza allarmismo. Le persone “cherofobiche” non sono in grado di fare questo e vivono la quotidianità e i momenti positivi come un pericolo da cui non farsi travolgere, mantenendo alto il livello di allerta e in qualche modo avanzando aspettative rispetto al fatto che presto tutto cambierà.
Questi individui sono spesso persone che nella loro infanzia hanno in qualche modo appreso che la felicità ha un caro prezzo, che nulla viene dato per caso e che inevitabilmente la vita presenterà il conto. Solo che non contemplano che questo possa accadere in positivo e quindi che, magari dopo tanta sofferenza, possa arrivare il sole.
Può essere che da bambini hanno ricevuto punizioni o reazioni alla loro felicità che ha placato l’entusiasmo e fatto acquisire che la felicità non è perseguibile, perché dannosa e pericolosa.
Le cause possono essere anche di tipo traumatico e quindi a seguito di numerose delusioni in più ambiti e forte sofferenza la persona assume un atteggiamento fortemente difensivo verso gli altri e le circostanze della vita, spesso però sfociando nella totale incredulità e disfattismo.
Cherofobia: cura
Non essendo un vero e proprio disagio riconosciuto a livello diagnostico, non esiste una “cura” o terapia per la cherofobia.
Soprattutto nel Network, si ha paura di avere successo perché si ha tanta paura delle opinioni delle persone, quindi, invece di fare bene per noi stessi, restiamo nella nostra "tranquilla disperazione" per ricevere il bene delle persone a noi intorno.
Troppo spesso preferiamo essere tristi ma appartenenti ad un gregge, piuttosto che Felici ed appartenenti ad un piccolo gruppo di Elite..-