La Luce che ti ha nutrito in vita,
ciocco,
quando dalle tue fibre ti spuntavan foglie
e linfa alimentava cavità di te,
ora ci doni.
E quelle azioni
che in limpide giornate ti hanno fatto
costruendo in te fili e matasse
trova ora di sé profferta al fuoco.
Se si tornasse
a intendere che è forza e movimento
a riconnetter tutta la materia,
se in questa feria
giornata cogliessimo l’urgenza
della potenza che ci fa, ci ha fatto e siamo,
se in questo carro
che muove nello spazio si vedesse
anche il cavallo e non solo il calesse,
noi coglieremmo
in fondo al nudo fondo,
dove lo spazio accende nuovi occhi,
una radicale volontà di sé.
E ricevendo
in questa vita luce in abbondanza
volontà del mondo a noi che siamo,
daremo un giorno giusta rilevanza
al ciocco che in noi è fatto e si farà:
che come danza
trasformerà la luce ricevuta
donandosi sé stesso al fuoco in forma:
vita che nell’infinità, vivendo, muta.