Parole alla Poesia.
A mio padre
Uno scritto sul ricordo e su quello che evoca in noi. Come sempre, qualsiasi commento e osservazione, qualsiasi vostro ricordo o occasione di dialogo tra noi, sarà graditissimo!
A mio padre
E' questo il periodo novembrino dedicato alla commemorazione dei defunti.
Ogni stagione dell'anno ha un suo perché: questa di novembre, che precede le feste del Natale e che ci regala nebbie, umidità, i primi freddi, si rispecchia nella nostra anima con la nostalgia e il ricordo.
Tutte le relazioni che intessiamo nella nostra vita sono preziose, perfino quelle che ci sembrano banali e minime. Tutto ha un senso, la nostra libertà è nel saperlo cogliere, nel riuscire a porsi in quella posizione di osservazione distaccata ma partecipe che tante tradizioni mettono in luce.
Uno scritto che sia evocativo per chi lo legge nasce proprio da questo luogo, una zona di distacco che consente l'osservazione ma nello stesso tempo che permette di rendere partecipe di un sentimento, di un'emozione. Di una presenza.
Mio padre Dino è una delle relazioni, ovviamente importante, che ho potuto incrociare nel mio percorso.
Lui se ne è andato nel marzo del 2004, dopo un periodo di malattia e sofferenza vissuto con grande dignità e senso di accettazione. Provo un grande rispetto e un grande affetto insieme per il modo con cui lui ha affrontato questo passaggio.
Ecco uno scritto che cerca di richiamare alla memoria quel ricordo e questo sentimento, che risale a qualche giorno dopo l'abbandono del corpo di mio papà, quando ancora era viva (come è ora) la certezza che lui comunque ancora fosse, in altra forma, ed era vibrante ancora la tenerezza del ricordo degli ultimi giorni.
A MIO PADRE – APRILE 2004
Gli scienziati lo chiamano
“rumore di fondo”:
vibra ed espande in ogni direzione
gonfiando a piena palla l’universo
in spazi interstiziali e stretti anfratti
come un inarrestabile borotalco di suono.
Io l’ho capito adesso!
Non ho dubbi, quel rumore è
L’universo che ricorda
Ecco leggero scricchiolante il letto
lì nella stanza, come tu ci fossi.
È così tenue il tuo brusio-respiro
(hai preso sonno sul tavolo d’ufficio!).
E la tua voce che commuove: “Mara…”
che inutilmente stai implorando ossigeno.
Papà.
Sei un rumore
di fondo
tenerissimo
che risuona.
Un eco
profondo
nello spazio infinito dentro me.
(nella foto mio papà Dino con mia mamma Mara, nel giorno del "fidanzamento")