Libri & Scrittura
Un (non tanto) breve estratto dal romanzo "Quella Bestia di mio Padre"
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La luna era in procinto di sorgere dalla parte opposta al sole che, con la sua agonia, tappezzava di rosso quelle che sembravano vere e proprie lingue di fuoco: striature di nubi all’origine vaporose e che ora parevano essere state pettinate dal forte vento. Mike ascoltava il suo ululare, anche se in verità non lo udiva; percepiva la sua forza e accoglieva il suo ruggito come se, in un certo senso, comunicasse con lui, in più lo distraeva dalle catene che si chiudevano, per l’ennesima volta, attorno ai suoi polsi.
«Io non sarò il suo erede. Non servirò Satana e non mieterò anime per lui.»
Nestore stava per chiudergli un lucido collare intorno al collo ma si fermò. «Ma che stai dicendo?»
«Non sarò il nuovo Messor, non prenderò il suo posto. Voglio che sia chiaro.»
«Ma ti sei ubriacato? Perché ti fai passare questa cosa per la testa, adesso? Sei un demone lupo, non sei un mietitore» affermò chiudendo il collare con una chiave. «E poi ricorda, tu sei diverso e sei unico, hai un cuore grande, Mike, pesante quanto un macigno con cui schiaccerai il tuo demone. Tu abbatti ogni barriera, con te non ci sono regole. Hai affrontato il Messor quando nessun altro demone lo avrebbe fatto. Lo hai distrutto quando nessun altro ci sarebbe riuscito. Se hai il terrore che Satana ti pieghi al suo volere, allora ti stai preoccupando inutilmente perché niente e nessuno farà di te quello che gli pare. L’inferno non ti avrà.»
Mike fece un lieve cenno in avanti con la testa dimostrandosi d’accordo con le sue parole. Nestore era un ottimo oratore e sapeva essere convincente in ogni situazione; Mike si complimentava spesso con lui per questa sua abilità perché in ogni circostanza riusciva a tranquillizzarlo.
«Le catene sono abbastanza lunghe da permetterti di sederti sul pavimento. Vuoi qualcuno qui con te? Giulia, tuo figlio, me?»
«Se volessi qualcuno con me non sceglierei certo te» lo beffeggiò con un sorriso.
Nestore sospirò.
«Voglio stare solo. Ho bisogno di restare concentrato per tutto il tempo e se mai qualcosa dovesse andare storto, non voglio che ci sia qualcuno a pagarne le conseguenze.»
«Per questo mi sono offerto io.»
«Ti distruggerei, lo sai.»
«Okay, okay, hai vinto. Ti osserverò attraverso quella telecamera» spiegò indicando il dispositivo installato sulla parete opposta, «proprio per evitare di disturbarti. Ti senti bene? Hai smania, dolori…»
«Per il momento tutto bene.»
«Ottimo! È un buon segno. Allora io vado di là; ti osservo e ti ascolto perciò se hai bisogno di qualcosa… se hai fame… se devi pisciare… insomma, chiama.»
Lo salutò con due schiaffetti sulla guancia e lo lasciò da solo ad affrontare la luna piena con una nuova speranza: avrebbe vinto il suo Io mefistofelico e non si sarebbe trasformato.
Dal capitolo "Vendetta dagli inferi"