Il confronto attivo, percettivo e trasformativo con l'avversario è fondamentale, nel senso che ci si con-forma senza opporre resistenze, adeguando e trasformando continuamente il proprio corpo in base alle diverse sollecitazioni, e ai 'pieni' e ai 'vuoti' che si percepiscono e si sfruttano. Si incarna così la sfera del Taiji, in un continuo susseguirsi di Yin e Yang.
Più profondamente, l'avversario è un riflesso delle nostre debolezze, noi le proiettiamo all'esterno e l'esterno ce le rimanda indietro, come uno specchio.
O per meglio dire il 'rilasciamento', poiché non si tratta di essere passivi e mosci, bensì di stare in uno stato di calma allerta ovvero in uno stato pro-attivo, ma non rigido.
Lo stesso termine Song, tradotto come rilassamento, si riferisce invece al fatto di avere muscoli non contratti. Non bisognerebbe mai irrigidirsi, perché questo darebbe un punto attaccabile all'avversario, ma al contrario la pratica dovrebbe concentrarsi sull'acquisire la capacità di accogliere, seguire e incanalare la sollecitazione esterna.
La mente ha potenzialità infinite, lo si sente dire spesso. Ma quale mente? Quella che chiacchiera incessantemente e che non controlliamo? Quella che dà seguito alle emozioni provate? Quella passiva e obnubilata davanti a uno schermo? Certo che no!
Stiamo parlando dello Yi, l'intenzione direzionata pura, che permette l'accadimento di una azione prima che si realizzi, proiettando la mente lì... Ma possiamo intendere anche lo Shen, ciò che guida lo Yi, ed è una volontà di ordine superiore.
Nel confronto con l'avversario (o con le avversità della vita) diventa quindi un 'lasciar fare' senza 'voler fare', anche detto Wu Wei, un galleggiare seguendo la corrente. Questo atteggiamento non è scisso da un lavoro corporeo, anzi si conquista se anche il corpo è stato opportunamente sciolto e allenato.
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(https://www.taichionline.it/interviste/1068-intervista-ad-alessandra-pepe.html)
"Oltre ad essere una disciplina psico-corporea di lunga-vita,
É l'atteggiamento con cui affronto la vita, cioè accogliere totalmente gli eventi - sociali, fisici, emotivi, intellettivi - senza confliggere, con la fiducia che tutto è trasformazione, tutto è adattamento, tutto è evoluzione.
D'altronde gli ideogrammi di Wu Shu, termine con il quale si indicano generalmente le arti marziali cinesi, significano per la precisione "risoluzione dei conflitti", interni ed esterni.
Il Tai Chi significa anche continua esplorazione del proprio corpo per espanderne la percezione, l'intelligenza, la pro-attività, così da rendere ogni movimento marzialmente efficace pur perseguendo il principio del minimo sforzo.
E' arte, e in quanto tale è libera espressione e bellezza. Ogni praticante esprime se stesso attraverso il Tai Chi, e con il tempo e la dedizione può raffinare il movimento grezzo in movimento perfetto.
Non per niente il Dan Tien, che funge da motore interno, significa campo di cinabro, un chiaro riferimento al percorso alchemico-trasformativo presente in ogni civiltà antica.
Io sono un'insegnante nell'intimo, l'ho sempre fatto per tante cose. Credo di avere l'abilità e l'empatia necessaria per stimolare il processo di apprendimento negli altri, trovando per ognuno la chiave migliore.
Per quanto riguarda le discipline olistiche già insegnavo Yoga e Qi Gong, passare al Tai Chi è stato naturale, anche se non immediato.
Davanti al mare di conoscenza e maestria cui ero - fortunatamente - esposta, per molto tempo non mi sono sentita pronta. Poi tutto a un tratto la nebbia si è dissolta e le mie lezioni hanno acquisito una logica."
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