Per ispirarti a coltivare quotidianamente una maggiore consapevolezza della relazione tra il tuo modo di suonare e la percezione che hai del tuo corpo, vogliamo condividere con te il caso di uno dei tanti musicisti che si rivolgono a noi.
Alberto è un flautista di 21 anni che ci ha contattati perché ha difficoltà nel gestire l’energia della performance. Lamenta di avere meno suono di quello che vorrebbe, di stancarsi facilmente e di studiare con difficoltà.
Al primo incontro, ci suona un passaggio che studia da tempo, ma non è ancora riuscito a risolvere. Lo ha studiato in mille modi, con le varianti ritmiche, con il metronomo, adottando le strategie più diverse, ma non è riuscito a superare una certa soglia di velocità e a sentirsi a suo agio.
Guardandolo suonare, notiamo che ha le gambe rigide, la zona lombare molto inarcata, e le dita sembrano avvinghiarsi allo strumento. Si vede che fa tanta fatica a suonare, nonostante l’impegno evidente.
Gli togliamo lo strumento e lo facciamo rimanere per alcuni secondi fermo nella stessa posizione. Si rende subito conto che, anche senza flauto, è molto teso.
Gli chiediamo di camminare, in modo da sciogliere la tensione nelle gambe. Subito la sua postura cambia. Gli facciamo notare come respira mentre cammina e si rende subito conto della differenza.
Mentre continua a camminare, gli facciamo sollevare le braccia immaginando di suonare. Dopo qualche minuto, Alberto riconosce di essere più rilassato e di respirare meglio, ma si sente ancora insicuro perché ha l’impressione che il flauto potrebbe scivolare verso il basso.
Gli facciamo prendere lo strumento e gli chiediamo di suonare mentre cammina. Si rende subito conto che gli è impossibile mantenere le stesse tensioni che ha normalmente, ed è sorpreso nel notare che suonare è diventato subito più facile.
Spontaneamente, rilascia le ginocchia, e la colonna vertebrale si riallinea, ma rimane ancora una grande tensione nelle mani.
Grazie a piccoli movimenti lo aiutiamo a percepire l’articolazione del gomito, che è molto rigida.
Gli facciamo immaginare di avere le braccia appoggiate su un pallone galleggiante, per rilassare spalle e scapole e sentire il braccio più sciolto e libero. Il polso si rilassa immediatamente e, di conseguenza, anche le dita.
Per la prima volta, Alberto sente chiaramente la connessione tra tutte le diverse articolazioni, riesce a lasciar andare le tensioni superflue e l’eccesso di controllo.
Il suono diventa più caldo e vibrato, Alberto sente il movimento delle dita che scorre più fluido e può finalmente iniziare a lasciarsi andare alla musica.
Dopo una settimana di studio dedicata anche all’approfondimento di questi aspetti, Alberto sente di avere più energia, studia più volentieri e dopo un paio di mesi affronta il pubblico con agio e soddisfazione.
Come è stato ripetuto più volte, il corpo è il primo strumento del musicista, uno strumento che è sempre con te e può sostenerti o ostacolarti, a seconda di come lo tratti e di come ti relazioni con lui.
Conoscerlo a fondo, averne cura, educarlo, nel rispetto dei cambiamenti che avvengono nelle varie fasi della vita, sono aspetti fondamentali della tua crescita umana e come musicista.
Ti invitiamo quindi a considerare la ricerca sul corpo un qualcosa che ti accompagna per sempre, un pilastro indispensabile per continuare a migliorarti e a dare il meglio di te.
Uno degli scopi di Musiconfident è quello di offrirti strumenti per coltivare questa ricerca, nel vivo del tuo studio quotidiano.
Per approfondire la tua ricerca, su tutti i temi che riguardano lo studio e la performance musicale, continua a seguirci su questo canale!