MUSICONFIDENT

Scienza della Performance musicale

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Scienza della Performance musicale

Problemi nel suonare? Riscopri il tuo corpo!

2020-11-18 21:53:06

L'esempio di Alberto: come ha risolto blocchi e difficoltà allo strumento, sviluppando una maggiore consapevolezza del suo atteggiamento fisico.

Una scoperta inaspettata


Sai qual è la cosa che sorprende più spesso i musicisti che partecipano ai nostri corsi?

Che a volte basta una piccola presa di coscienza riguardo alla tua postura, alla gestualità, o al tuo modo di respirare, per migliorare immediatamente la tua qualità di suono, la scioltezza, l’espressività e le tue stesse abilità tecniche! 

In effetti, quando escludi la percezione del tuo corpo mentre suoni, la tua gestualità diventa faticosa, il tuo ritmo innaturale e, un po’ alla volta, perdi il contatto profondo con la musica. 

Forse sei uno studente che non ha ancora sviluppato il pieno dominio dei suoi mezzi, e non hai ben chiara la relazione tra il tuo corpo e le tue abilità. 

O forse sei un professionista  l’insorgere di qualche in carriera che non si è mai preso mai davvero il tempo per avere cura del suo corpo, finché l’insorgere di qualche disagio psicofisico non ti ha costretto a farlo.  

Emblematico il caso del grande violinista Yehudi Menuhin, che in seguito a difficoltà incontrate durante la carriera, ha deciso di dedicarsi a discipline come lo yoga e la meditazione, invitando tutti ad inserirle nella formazione normale di un musicista.



La storia di Alberto

Per ispirarti a coltivare quotidianamente una maggiore consapevolezza della relazione tra il tuo modo di suonare e la percezione che hai del tuo corpo, vogliamo condividere con te il caso di uno dei tanti musicisti che si rivolgono a noi. 


Alberto è un flautista di 21 anni che ci ha contattati perché ha difficoltà nel gestire l’energia della performance. Lamenta di avere meno suono di quello che vorrebbe, di stancarsi facilmente e di studiare con difficoltà.

Al primo incontro, ci suona un passaggio che studia da tempo, ma non è ancora riuscito a risolvere. Lo ha studiato in mille modi, con le varianti ritmiche, con il metronomo, adottando le strategie più diverse, ma non è riuscito  a superare una certa soglia di velocità e a sentirsi a suo agio.

Guardandolo suonare, notiamo che ha le gambe rigide, la zona lombare molto inarcata, e le dita sembrano avvinghiarsi allo strumento. Si vede che fa tanta fatica a suonare, nonostante l’impegno evidente.

Gli togliamo lo strumento e lo facciamo rimanere per alcuni secondi fermo nella stessa posizione. Si rende subito conto che, anche senza flauto, è molto teso. 

Gli chiediamo di camminare, in modo da sciogliere la tensione nelle gambe. Subito la sua postura cambia. Gli facciamo notare come respira mentre cammina e si rende subito conto della differenza.  

Mentre continua a camminare, gli facciamo sollevare le braccia immaginando di suonare. Dopo qualche minuto, Alberto riconosce di essere più rilassato e di respirare meglio, ma si sente ancora insicuro perché ha l’impressione che il flauto potrebbe scivolare verso il basso.  
Gli facciamo prendere lo strumento e gli chiediamo di suonare mentre cammina. Si rende subito conto che gli è impossibile mantenere le stesse tensioni che ha normalmente, ed è sorpreso nel notare che suonare è diventato subito più facile

Spontaneamente, rilascia le ginocchia, e la colonna vertebrale si riallinea, ma rimane ancora una grande tensione nelle mani.
Grazie a piccoli movimenti lo aiutiamo a percepire l’articolazione del gomito, che è molto rigida. 

Gli facciamo immaginare di avere le braccia appoggiate su un pallone galleggiante, per rilassare spalle e scapole e sentire il braccio più sciolto e libero. Il polso si rilassa immediatamente e, di conseguenza, anche le dita. 

Per la prima volta, Alberto sente chiaramente la connessione tra tutte le diverse articolazioni, riesce a lasciar andare le tensioni superflue e l’eccesso di controllo.

 Il suono diventa più caldo e vibrato, Alberto sente il movimento delle dita che scorre più fluido e  può finalmente iniziare a lasciarsi andare alla musica.

Dopo una settimana di studio dedicata anche all’approfondimento di questi aspetti, Alberto sente di avere più energia, studia più volentieri e dopo un paio di mesi affronta il pubblico con agio e soddisfazione. 


Una ricerca che dura tutta la vita

Come è stato ripetuto più volte, il corpo è il primo strumento del musicista, uno strumento che è sempre con te e può sostenerti o ostacolarti, a seconda di come lo tratti e di come ti relazioni con lui.  
 Conoscerlo a fondo, averne cura, educarlo, nel rispetto dei cambiamenti che avvengono nelle varie fasi della vita, sono aspetti fondamentali della tua crescita umana e come musicista.

Ti invitiamo quindi a considerare la ricerca sul corpo un qualcosa che ti accompagna per sempre, un pilastro indispensabile per continuare a migliorarti e a dare il meglio di te. 

Uno degli scopi di Musiconfident è quello di offrirti strumenti per coltivare questa  ricerca, nel vivo del tuo studio quotidiano. 

Per approfondire la tua ricerca, su tutti i temi che riguardano lo studio e la performance musicale, continua a seguirci su questo canale! 

by Federica Righini & Riccardo Zadra
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