Michele Cragnolin

Top Founder Executive

Michele Cragnolin

Top Founder Executive

Storie di schemi: l’evoluzione della tattica.

2018-10-04 06:25:04

Sesta parte. Foto (1958) - il pianto di Pelé e il simbolo del grande Brasile di Feola, l’inventore del 4-2-4

Sud America: dalla diagonal al 4-2-4

Anche nella scuola sudamericana, che contendeva a quella europea la leadership mondiale, si era sviluppata la ricerca di un razionale schema di gioco. Argentina e Brasile preferivano affidarsi al libero talento dei loro fuoriclasse (e il Brasile spesso scadeva nell’anarchia). L’Uruguay, invece, si era affermato proprio in virtù di una rigorosa organizzazione, che curava soprattutto la fase difensiva, e sul canovaccio del metodo già negli anni Venti e Trenta aveva adottato una variante chiamata en abanico (“a ventaglio”), che prevedeva il centravanti arretrato. Una figura, questa, che si ritrova nella diagonal, modulo di gioco sviluppato nei primi anni del dopoguerra dalle due principali squadre brasiliane di Rio, Flamengo e Fluminense.

La diagonal si ispirava al sistema inglese, ma con una particolare attenzione alla manovra sulle fasce laterali, dove terzino e ala operavano in tandem, spostando poi il gioco sul centro (da qui il nome di diagonal). Qui il mediano, con la maglia numero 5, vero perno della squadra, agiva in sintonia con il centravanti, più arretrato nei confronti dei compagni di reparto. Il più celebre centravanti arretrato del Brasile fu Ademir, tiratore scelto dei Mondiali 1950, dove peraltro la diagonal del Brasile fu sorprendentemente battuta dall’Uruguay, schierato secondo dettami assai vicini al catenaccio europeo.

Il centravanti arretrato fu anche il fiore all’occhiello, in senso tattico, della più forte nazionale degli anni Cinquanta, la Grande Ungheria, che disponendo di autentici fuoriclasse poteva permettersi un modulo assai spregiudicato: tre difensori in linea, come nel sistema puro, due mediani di filtro e rilancio, il centravanti arretrato (Hidegkuti) in linea con le due ali, mentre i due teorici interni, Kocsis e Puskas, costituivano in realtà le punte più avanzate, quasi un doppio centravanti. Rispetto al sistema classico, o “WM”, il sistema ungherese fu definito “MM” (3-2-3-2).

La vera rivoluzione tattica si verificò in Sud America nel 1958 a opera del Brasile, affidato alla guida dell’oriundo italiano Vicente Feola. Mentre quasi tutta l’Europa, sotto la spinta dell’Italia, giocava con il libero fisso in difesa, il Brasile si presentò con tre linee parallele: quattro difensori (due terzini e due centrali); due mediani, uno di contenimento e uno di regia (il grande Didí); quattro attaccanti. Il 4-2-4 può essere considerato l’antecedente di tutte le tattiche moderne, perché dalle sue correzioni, in senso difensivo, discendono prima il 4-3-3 (con un’ala sottratta all’attacco e aggiunta al centro- campo), poi l’ancora attualissimo 4-4-2, dove difesa e centrocampo presentano una disposizione speculare (due laterali e due centrali) e dove gli attaccanti, ridotti a due, si spostano sull’intero fronte e creano varchi per gli inserimenti dei compagni più arretrati. È, in altri termini, la “zona” che si contrappone al calcio all’italiana, basato su marcature individuali e il libero fisso, alle spalle della linea difensiva.

1