Mauro Zorzini

Founder Nerd

The Dream team

2019-01-10 19:36:56

The Dream Team

Era il 1992, e per superare la vergogna dell'inaccettabile fallimento alle Olimpiadi di Seul del 1988 e ai Mondiali argentini del 1990 (due medaglie di bronzo), politici, addetti ai lavori, giocatori, e un intero movimento sportivo, decisero che era il momento di fare le cose in grande. La disfatta in semifinale olimpica, per una Nazione abituata a dominare gli avversari senza l'aiuto dei pro, lasciò il segno, e perdere 2 anni dopo il mondiale non fece che accelerare il processo di inserimento dei giocatori professionisti provenienti dall'NBA. Ormai l'Europa aveva talento, tecnica e tattica così sviluppati da far tremare i semplici universitari americani, non più adeguati per competizioni del genere. Ci fu una modifica al regolamento FIBA nel 1989, proprio per permettere un cambiamento in tal senso, e nel 1992 nacque il Dream Team, ovvero la squadra più forte mai vista su un campo di pallacanestro. I migliori giocatori dell'epoca, che poi saranno diventati i migliori della storia, tutti assieme.
Le qualificazioni al torneo Olimpico di Barcellona palesarono da subito le intenzioni di quel gruppo di super-star: 6 vittorie su 6, dal 136-57 all'esordio con Cuba ai soli 38 punti inflitti al Portorico, nella vittoria più "sudata", per usare un eufemismo.

CURIOSITA': il solo giocatore a cui fu permesso di vestire lo stesso numero di maglia che aveva nella sua squadra NBA fu Stockton, col n.12. Tutti gli altri furono costretti a cambiare numero, essendo ammessa solo la numerazione dal 4 al 15.

ALTRA CURIOSITA': ultimo possesso della finale, palla sempre a Stockton, che ovviamente fece terminare i regolamentari senza concludere, guadagnandosi il diritto di portare a casa la palla.

Nei magnifici 12 c'era Michael, reduce dal secondo titolo NBA di fila e prossimo a vincere il terzo per il primo threepeat dei suoi Bulls. Forse in Michael balenava già l'idea di ritirarsi da lì a qualche mese, troppo sotto riflettori e nel ciclone mediatico per vicende legate al gioco d'azzardo, ma in quel momento parlavamo del miglior giocatore della terra, cosa ancora oggi universalmente riconosciuta. Aveva chiuso la RS a 30.1 punti di media, più titolo NBA, MVP della RS e MVP delle Finals. C'era Magic, capitano della squadra, appannato fisicamente per il ritiro dovuto all'HIV nell'anno precedente, ma sempre divino con la palla tra le mani. C'era Larry, co-co-capitano, decisamente più sottotono fisicamente dei primi due, perennemente acciaccato con la schiena tanto da essere costretto spesso a stare disteso a fondo campo mentre gli altri davano spettacolo, e che si sarebbe ritirato subito dopo l'oro. Oramai il tempo che Larry trascorreva col gruppo diventava calvario fisico, viste anche le difficoltà a stare semplicemente in piedi. C'era Sir Charles, che dopo una gomitata nella prima gara contro Angola fece un torneo intero tra i fischi del pubblico ma riuscì comunque a vincere il titolo di miglior marcatore del torneo, a coronamento di una stagione cestistica che lo aveva visto chiudere la RS NBA a 23.1 punti e 11 rimbalzi di media. C'era Scottie, giocatore fenomenale ma ancor più fenomenale di quanto la presenza di Michael in squadra non evidenziasse. Oltre a limitare Magic, cosa fondamentale, alle Finals 1991, Scottie veniva da una stagione con 21 punti, 7.7 rimbalzi e 7 assist di media: un all-around player da primo quintetto difensivo NBA, per non farsi mancare niente. C'erano Pat Ewing (24 punti, 11 rimbalzi e 3 stoppate in RS) e Karl Malone (28 punti e 11 rimbalzi di media in stagione), dopo Sir Charles il meglio che la Lega potesse offrire sotto le plance. C'era l'Ammiraglio David Robinson, reduce dai 23.2 punti ,12.2 rimbalzi e 4.5 stoppate di media coi suoi Spurs. C'era Clyde The Glide Drexler, reduce dalla sconfitta in Finale contro i Bulls e per molti vero alter-ego di MJ nel Western. C'era Chirs Mullin, 25 punti di media e primo quintetto NBA. E c'era poi il Muto, John Stockton, non al top fisicamente ma comunque in grado di risultare il miglior assist-man del torneo segnano invece solo 2.8 punti di media, e dimostrando ancora una volta la sua priorità per il passaggio e il gioco di squadra rispetto alle soddisfazioni realizzative personali. Non mancarono nemmeno le polemiche, come quelle legate alla non convocazione di Thomas, per molti imposta da Michael per via dell'astio sportivo dovuto alle sfide ad alta tensione tra Bulls e Pistons. In più, l'obbligo di portare almeno un collegiale portò a scegliere Laettner al posto dell'appena citato Thomas ma anche di gente come Wilkins, pienamente in corsa per un posto tra i migliori 10 della Lega in quel momento. Non meravigliatevi troppo però: Laettner veniva da una stagione da record-man e ancora oggi i suoi numeri sono tra i migliori di sempre in ambito universitario.

Si parla di Magic Johnson, di Larry Bird e di Michael Jordan, ma il discorso era molto più grande: Magic e Larry erano padroni di 8 titoli su 10 degli anni '80, Michael rappresentava il nuovo che avanzava, reduce da 2 titoli e pronto a prendersi la copertina degli anni '90, con 6 titoli totali. C'era un passaggio di consegne in atto, e nelle dinamiche interne di spogliatoio questo si palesava fin dalle partitelle, in cui le due squadre contrapposte erano sempre guidate da Magic da un lato e MJ dall'altro. Bird era abbastanza messo male, per cui spettava a Magic il compito di tenere a bada l'esuberanza di Michael. Era THE BIG DOG (Magic) contro il 23 di Chicago, THE YOUNG PUPPY. In più, voglia di competere anche nei cd. comprimari, con Pippen ad esempio decisissimo a fare quello che Magic faceva con MJ nei confronti di Kukoc, di cui Krause, GM di Chicago, si era perdutamente innamorato al punto da volerlo portare nella Città del Vento. Il 27 luglio del 1992 Pippen avrebbe marcato l'Airone di Spalato, limitandolo a 2/11 al tiro, 4 punti e 7 palle perse.

"Giocavamo contro Jerry Krause, non contro Kukoc”, disse Jordan qualche tempo dopo. Kukoc poi divenne membro fondamentale dei Bulls di MJ, Pippen e Rodman, contribuendo in modo decisivo al secondo three-peat dal '95 al '98. Corsi e ricorsi storici...

Il risultato di questo mix fu devastante, e più di ogni valutazione o opinione personale ritengo che i numeri siano il vero modo per valutare la supremazia totale di quel gruppo di leggende che antepose l'interesse della Nazione e del gruppo alle proprie voglie personali.

- ZERO time-out chiamati: scordatevi sospensioni per disegnare schemi, far rifiatare i giocatori, prevedere aggiustamenti difensivi. Chuck Daly dichiarò che non avrebbe chiamato un time-out, e così fu.

- 36%: la percentuale concessa agli avversari. Basti pensare che, superata la linea di esterni, c'erano Barkley Robinson e Ewing ad attenderti in area...

- 37: le palle recuperate da MJ nel torneo, primo in squadra.

- 47: gli assist di Scottie Pippen, numero 1 del Dream Team.

- 5.3: la media dei migliori rimbalzisti della squadra, Karl Malone e Chris Mullin.

- 71%: la percentuale con cui tirò Charles Barkley nelle 8 gare disputate.

- 87%: la percentuale di Sir Charles dall'arco.

- 43.8 punti: il margine medio di vittoria contro i malcapitati avversari.

- 32: il minor scarto, inflitto alla Croazia nella Finale per l'Oro.

- 51.5 punti: il margine medio di vittoria nel torneo di qualificazione.

Fatta eccezione per Laettner, 11 All-Star, 11 Hall of Famer, 11 uomini franchigia, 11 UOMINI.

Kobe Bryant, meglio di tanti altri, descrisse questa magnifica squadra:

"Nessuno di voi ha visto giocare il Dream Team ". Non proprio, io c’ero. Li ho visti giocare, ho visto ogni minuto del Torneo delle Americhe a Portland e ogni minuto delle partite giocate a Barcellona, o meglio a Badalona, per l’Olimpiade. Ho visto la gomitata di Barkley a Herlander Coimbra, ho visto uno zoppicante Bird segnare con il 52% dal campo, ho visto la partenza da 46-1 contro l’Angola e ho visto Daly non chiamare mai un time-out. Ho visto il dominio totale sprigionato dal gruppo di cani da caccia sguinzagliato dalla Nba, che ha cambiato il basket per sempre. Loro erano il Dream Team, la più grande squadra che io abbia mai visto e lo ripeterò fino alla fine dei miei giorni"

MIGLIOR SQUADRA MAI VISTA SU UN CAMPO DI BASKET.

by Mauro Zorzini
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