Massimo Lampis

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Le mie Poesie (5° parte)

2020-05-22 10:50:22

Ho deciso di riproporre le mie poesie: sia per chi non le ha mai lette ed è curioso, sia per chi ha piacere a rileggerle. Creerò degli articoli da 5 poesie ognuno. Chiunque abbia piacere a commentare è gradito. Ovviamente tutte le poesie sono mie, mentre la foto è presa dal web



Ho aggiunto i "bottoni" che rimandano ai link originali, per chi volesse leggere le eventuali didascalie a corredo della poesia e gli eventuali commenti e scambi di battute che ci sono stati. 


C'è anche il link che rimanda alla parte precedente

L'onesto disonesto


Come un pavone

ti vanti delle tue piume

ma guardi negli occhi gli altri

perché loro son i tuoi giudici.

Come un uccello

spieghi le ali

e voli verso il cielo

ma solo se qualcuno ti può ammirare.

Mostri ciò che vuoi essere

a favor di  telecamera

ma è un essere 

per gli altri

e non per te stesso.

Mostri il lato bello

solo per tuo comodo

solo per avere di rimando

parole d' elogio.

Il tuo gioco si chiama convenienza

perché il mondo sai ch'è convivenza

e come chi sta in astinenza

di far la faccia bella non puoi fare senza.

Ma anche se inganni gli occhi

e l'anima della gente

tu resterai per sempre questo:

un onesto disonesto.

Madre mia



Odio tanto quel mostro,

madre mia, 

perché ti ha portata via da me. 

Odio tanto quel mostro

perché per colpa sua

non mi sorridi più 

d'amore piena.

Perché per colpa sua

mi neghi i tuoi abbracci

che fin da piccino mi han protetto,

quando mi regalavi

carezze e baci. 

Baci che oggi

hanno il sapor del nulla...

Mi lasci solo il rumor del tuo silenzio

e le tue labbra 

non più cercano il mio nome.

Odio tanto quel mostro

perché non dispensi più dolcezze

agli adorati tuoi nipoti, 

perché come estranei

guardi i figli tuoi, 

perché non cammini più al mio fianco,

perché nemmeno più 

piangi tuo marito morto,

perché il nulla riempie la tua vita,

perché dirti: "Ti voglio bene"

è per te una frase come niente.

Ma lo odio soprattutto

perché mi nega d'aiutarti,

lasciandomi inerme 

come foglia al vento,

lasciandomi solamente

il piombar nello sconforto.

Odio tanto,

madre mia adorata,

quel mostro chiamato Alzheimer