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Le mie Poesie (5° parte)
Ho deciso di riproporre le mie poesie: sia per chi non le ha mai lette ed è curioso, sia per chi ha piacere a rileggerle. Creerò degli articoli da 5 poesie ognuno. Chiunque abbia piacere a commentare è gradito. Ovviamente tutte le poesie sono mie, mentre la foto è presa dal web
Ho aggiunto i "bottoni" che rimandano ai link originali, per chi volesse leggere le eventuali didascalie a corredo della poesia e gli eventuali commenti e scambi di battute che ci sono stati.
C'è anche il link che rimanda alla parte precedente
L'onesto disonesto
Come un pavone
ti vanti delle tue piume
ma guardi negli occhi gli altri
perché loro son i tuoi giudici.
Come un uccello
spieghi le ali
e voli verso il cielo
ma solo se qualcuno ti può ammirare.
Mostri ciò che vuoi essere
a favor di telecamera
ma è un essere
per gli altri
e non per te stesso.
Mostri il lato bello
solo per tuo comodo
solo per avere di rimando
parole d' elogio.
Il tuo gioco si chiama convenienza
perché il mondo sai ch'è convivenza
e come chi sta in astinenza
di far la faccia bella non puoi fare senza.
Ma anche se inganni gli occhi
e l'anima della gente
tu resterai per sempre questo:
un onesto disonesto.
Madre mia
Odio tanto quel mostro,
madre mia,
perché ti ha portata via da me.
Odio tanto quel mostro
perché per colpa sua
non mi sorridi più
d'amore piena.
Perché per colpa sua
mi neghi i tuoi abbracci
che fin da piccino mi han protetto,
quando mi regalavi
carezze e baci.
Baci che oggi
hanno il sapor del nulla...
Mi lasci solo il rumor del tuo silenzio
e le tue labbra
non più cercano il mio nome.
Odio tanto quel mostro
perché non dispensi più dolcezze
agli adorati tuoi nipoti,
perché come estranei
guardi i figli tuoi,
perché non cammini più al mio fianco,
perché nemmeno più
piangi tuo marito morto,
perché il nulla riempie la tua vita,
perché dirti: "Ti voglio bene"
è per te una frase come niente.
Ma lo odio soprattutto
perché mi nega d'aiutarti,
lasciandomi inerme
come foglia al vento,
lasciandomi solamente
il piombar nello sconforto.
Odio tanto,
madre mia adorata,
quel mostro chiamato Alzheimer