Martina Ghezzi

NUTRIRSI DI EMOZIONI

2021-01-11 05:48:51

“L'educazione alimentare e la conoscenza di sé stessi sono uno strumento di prevenzione dei disturbi alimentari“

NUTRIRSI DI EMOZIONI

I disturbi alimentari sono legati all'emotivita' infatti è argomento di competenza di psicologi e altri professionisti del settore, ma anche senza arrivare a situazioni gravi, nella vita quotidiana di tutti noi le emozioni condizionano il nostro comportamento nei confronti del cibo, a causa di una mancata educazione alimentare e conoscenza di noi stessi.
Di fatto mangiamo le emozioni sia attraverso il cibo che attraverso gli eventi.
Il cibo porta energia in grado di dirigere e sviluppare emozioni e sentimenti e per questo deve essere scelto e cucinato accuratamente, ma le emozioni non sono cibo da mangiare, semmai diventano un nutrimento sottile quando sono di qualità.
Il grave misunderstanding è proprio questo: non dobbiamo mangiare le nostre emozioni, dobbiamo nutrirci con emozione, non con le emozioni e nutrire le nostre emozioni come se coltivassimo una pianticella.
Se ci nutriamo con emozione attraverso la gioia del nutrimento e nutriamo anche le emozioni con il giusto cibo e il corretto atteggiamento alimentare, siamo dalla stessa parte ci esse e fluiamo in armonia, non andiamo contro le emozioni per divorarle insieme al piatto o allontanando il piatto per andare nella direzione opposta.
E qui viene un concetto fondamentale.
Mangiare e nutrirsi sono due cose molto diverse: mangiare non è un verbo riflessivo e quando lo diventa è segno di disequilibrio ("mi mangio le unghie" , "mi mangio le mani per..","mi mangio una bella fetta di torta/padella di verdure" suonano di senso di colpa, rimorso, etc..). Nutrirsi invece è un verbo riflessivo è qualcosa che si fa per sé stessi, nutrirsi è dare a se stessi, è alimentare la coscienza, mentre mangiarsi diventa un rodersi, un privarsi.
Chi mangia non è presente e quando lo è, è controllato e deviato dalla mente, invece chi si nutre è seduto a tavola per uno scopo, c'è e conosce cosa ha nel piatto.
Questa consapevolezza raddoppia il valore di quel nutrimento e il controllo diventa gestione, la strategia diventa organizzazione, il disgusto diventa apprezzamento, il cibo diventa amico, la paura diventa libertà.

Martina Ghezzi

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