Martina Ghezzi

LA NASCITA DI VENERE

2021-04-01 21:11:40

Simbologia e filosofia dietro la bellezza

Come spiegato nel post di stamattina dedicato ad Aprile, oggi è Veneralia, giorno dedicato a Venere e così proseguiamo il nostro viaggio di lettura tra arte e natura con un’altra delle mie opere preferite.
“La nascita di Venere” di Botticelli raffigura l’arrivo di Venere, dea dell’amore e della bellezza, sull’isola di Cipro, sospinta dagli aliti di Zefiro e Aura ( o ninfa Clori) abbracciati a spirale, come yin e yang nel Taijitu, come il caduceo di mercurio, come il DNA, e si fondono in un unico soffio fecondatore e generatore di pura Vita grazie al Dono divino.

ZEFIRO E AURA/CLORI

Zefiro e Aura sono i due poli opposti e complementari, sono yin e yang, sono Spirito e Materia che si uniscono, in un’ottica molto diversa da come li abbiamo in contrati né “La Primavera”.
Qui sono raffigurati in armonia e con elementi che li distinguono nel colore della pelle e dei capelli e nella forza del vento che esce dalle loro bocche.
Zefiro è l’Io cosciente, ha le guance tese della mente razionale che si sforza di ordinare le idee ed emette ispirazione intellettuale.
Aura invece è la potenza creativa dell’Eterno Femminino, dolce e accogliente ed è guida per l’accesso ad altri mondi.

Aura garantisce la creazione, Zefiro ne garantisce la giusta direzione.

“Siamo due destini che si uniscono, stretti in un istante solo, che segnano un percorso profondissimo, dentro di loro”.
“Due destini”, Tiromancino

Una volta, quando i mezzi non erano quelli di oggi, la mano e le dita erano usate per contare e determinare le date.

“Beda il Venerabile si serviva delle sue 28 falangi per contare i 28 anni del ciclo solare. (...) Tutto ciò allo scopo di determinare la data della Pasqua”
Georges Ifrah

Zefiro e Aura indicano con le loro dita l’anno 1391 a.C. e le mani di Zefiro mostra la prima terna della successione di Fibonacci.

VENERE

Venere con le dita indica la data equinoziale della primavera.
Nella mano sul petto la mano indica 2 e 3, mentre nell'altra compaiono tutte e 5 le dita.
Questi  numeri corrispondono al ciclo del pianeta Venere, secondo la seconda terna della successione di Fibonacci.

L’opera è un’allegoria neoplatonica del concetto di amore come energia di vita e forza che muove la Natura. La dea nella sua nudità pura ed eterea è simbolo di bellezza spirituale e dell’innocenza del giardino dell’Eden.
Il tratto pittorico si fa sul suo viso più delicato per rispettarne la delicatezza e la purezza.

LA CONCHIGLIA

La conchiglia è quella che portavano i pellegrini per attingere all’acqua durante il loro faticoso cammino di Santiago de Compostela proprio per favorire la fertilità delle giovani coppie ed è simbolo del viaggio, ma anche la rinascita che avviene dopo ogni viaggio spirituale e troviamo la stessa simbologia nella cultura cristiana con il battesimo e in questo senso la conchiglia simboleggia anche la salvezza e la nuova vita e la purificazione che favorisce la rinascita.
La conchiglia è da sempre emblema di prosperità, protezione, rinascita e fertilità e quindi del grembo materno e degli organi riproduttivi femminili.
In latino “pecten” significa sia conchiglia che organo genitale femminile.
In cina sono considerate il prolungamento della potenza creativa dell’acqua  e sono associate alla sacralità della luna e anche la dietetica afferma questa corrispondenza.
Inoltre è la capacità di sapersi chiudere positivamente in sé stessi per poi riaprirsi illuminati dal ritrovamento del Sé.

L'ORA DELLA PRIMAVERA E IL MANTO ROSSO DI FIORI

Ad accoglierle la dea c’è una delle tre Grazie o l’Ora della Primavera, che presiede al cambio delle stagioni e che, avvolgendola con un manto rosso cosparso di fiori, quali rose (amore passionale), primule (rinascita) e mirti (fecondità), trasforma la fanciulla in una dea celeste.
Le sue mani indicano i giorni trascorso dal plenilunio dopo i quali il sole giunge all’equinozio.
Il manto rosso allude al fuoco e Vulcano, appunto dio del fuoco e dio più brutto dell’Olimpo, a cui Venere fu data in sposa da Giove perchè temeva che la sua bellezza potesse essere motivo di discordia nell’Olimpo.
Anche qui troviamo il concetto di opposizione e complementarietà.

La nascita di Venere, o meglio rinascita, rappresenta l’elevazione dell’amore al suo significato celeste, libero dall’ossessione e dal dissacramento che genera gelosia e violenza.
Venere era figlia di Urano e Gea, ma non nasce dall’atto sessuale né dall’utero, bensì dai suoi genitali del padre caduti nell’acqua dopo l’evirazione subita dalla moglie con l’aiuto del figlio Crono perché non voleva essere più fecondata da chi generava senza amore e senza amore sacrificava i suoi figli.
Il messaggio è che Madre Terra si serve del tempo per regolare la vita terrena che altrimenti non sarebbe compatibile con le energie del Cielo, ovvero ciò che è vivente non può essere eterno, perché ciò che è eterno non muta. L’unico modo per essere eterni nel mondo terrestre è morire e rinascere come ogni giorno facciamo dormendo e risvegliandoci o cambiando appunto negli anni e divenendo ad ogni ciclo di vita all’interno della stessa vita.
Qui andiamo sul difficile tema del divenire.

“Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta, nulla s'annichila; è un solo che non può mutarsi, un solo è eterno, e può perseverare eternamente uno, simile e medesmo“
Giordano Bruno

Nell’opera abbiamo così tutti gli elementi che generano la vita: l’acqua da cui nasce Venere, il fuoco che la avvolge e la rifocilla, l’aria che la muove nella giusta direzione e la terra che accoglie il suo arrivo.

L’Ora della primavera è avvolta con un ramo di rosa ( emblema dell’amore) e veste un abito bianco decorato con fiordalisi ( amicizia sincera, leggerezza, dolcezza, delicatezza e sensibilità).

Dietro di lei aranci in fiore, simbolo di abbondanza e prosperità e una pianta di alloro, simbolo di amore e gloria eterni, di realizzazione speciale, successo e trionfo, di pace: una vittoria che segna la fine di un conflitto o competizione.
Sacro ad Apollo, è soprattutto simbolo di immortalità, poiché la pianta non perde le foglie, ed in particolare l’eternità dell’arte e della conoscenza, suddivisa nelle Muse del dio.

CONCLUSIONE

Anche oggi sono grata perché questa e altre opere di inestimabile valore simbolico si sono salvate dai “roghi della vanità” del puritanesimo del predicatore Gerolamo Savonarola, “de’ vizi e dei tiranni flagellatore”.

Savonarola è un personaggio interessante e, sebbene sia l’autore della distruzione di importanti opere d’arte e libri per il suo forse anche squilibrato fanatismo di purificazione, aveva lo scopo di tutto rispetto di mettere fine alla corruzione, ai soprusi e alle violenze e fu messo al rogo dal potere papale, solo perché minava le ricchezze dei pochi eletti delle cariche ecclesiastiche.
Lui stesso fu vittima di un tentativo di corruzione perché quando tenti di contrastare il “male”, il “male tenta di risucchiarti ( fare molta attenzione a questo concetto ) e così quando i Borgia gli offrirono la carica di cardinale, che prontamente e con estrema coerenza lui rifiutò.
Infatti l’unico modo che per vincere il “male” non è combatterlo, ma estraniarsi da esso e mettersi su un’altra frequenza.
Chiunque accetti di assumere una carica all’interno del sistema diventa il sistema, a prescindere dalla propria posizione ideologica.
Savonarola fu forte nel resistere a farne parte, ma non fu forte nel resistere a combattere e quindi finì al rogo, lo stesso rogo dell’odio e della rabbia che lo bruciavano dentro e lo stesso rogo con cui distrusse le opere.
Ogni elemento nella giusta misura è vita, nella misura squilibrata è morte: così il fuoco a piccole dosi riscalda, a grandi dosi incenerisce.

Concludo tornando ad un atteggiamento più poetico, che decisamente preferisco, con una frase che esprime tutta la sacralità di Venere e che ho scritto nel 2008 per la mia collezione di esame come stilista che aveva come tema il potere della moda e gli archetipi femminili:

“Nemmeno la pioggia oserebbe toccare una dea nata dalla schiuma del mare.”

Martina Ghezzi

5  
12