L'OCCASIONE DEL FALLIMENTO
Prima parte
L'OCCASIONE DEL FALLIMENTO
Nell'episodio 5 della prima stagione di "The Marvelous Mrs Maisel" Miriam sperimenta il fallimento dopo serate di incredibile e imprevedibile successo come comica.
Miriam appartiene a una famiglia dell'alta borghesia, attenta all'apparenza, e in famiglie come questa una figlia come minimo deve essere perfetta, soprattutto se figlia unica.
Il fallimento non è tra le possibilità se la famiglia conta solo su di te, se ti ha convinta di dover sempre essere brava e se non hai fratelli con cui perdere ai giochi durante l'infanzia, poi cresci ed entri nel mondo e ti accorgi che non è come te lo sei raccontato e ci sono altri con cui misurarti e allora credi che " "gli altri siano proprio strani".
"che cos'hanno queste persone?"
"Niente, non hanno assolutamente niente queste persone!"
Chi non sa fallire, non accetta se stesso e cerca di nascondere ciò che non vuole vedere dando la colpa agli altri, alle cose, agli eventi, dimenticando che tutto ciò che abbiamo attorno è il nostro riflesso.
Un sinonimo di "fallire" è "naufragare", "to fail" e l'immagine del naufrago è perfetta.
Il naufrago perde la rotta, la barca, i viveri, alcuni compagni, spesso a causa di una tempesta o di un errore di valutazione e poi si ritrova lì sulla spiaggia come risvegliato da un sogno, disorientato, ma in un nuovo mondo tutto da esplorare e con l'orizzonte davanti.
Lo scopo è sopravvivere, trovare nuove risorse dentro e fuori di sé, nuove capacità, nuove abitudini, uno nuovo spirito di adattamento e tentare il grande ritorno.
Allo stesso modo un fallimento è una grande occasione per fare questa esperienza di crescita, per abbandonare le nostre rigidità e le nostre credenze, il ruolo in cui ci siamo identificati di figli, genitori, manager, che ci impedisce di essere veramente noi stessi e giungere sempre più vicini alla nostra missione: il ritorno all'Anima.
Non dobbiamo dimenticare che spesso chiamiamo fallimento avvenimenti che noi o chi ci sta accanto ritiene negativi, ma che invece fanno parte del grande disegno dell'Universo, utile alla nostra realizzazione.
I fallimenti sono spesso passaggi indispensabili e non il frutto di un errore.
Catalogarli negativamente è la conseguenza dell'essere vittime del giudizio e della mancanza di fede.
Ricordate Robinson Crusoe?
Intraprende un viaggio contro il volere del padre, che aveva già progettato la sua vita. Compie un atto di ribellione contro una vita che comunque non lo avrebbe mai reso felice.
Immediatamente naufraga, ma non si scoraggia e riparte per poi essere rapito fino a quando un capitano non lo libera e insieme creano una piantagione di successo. Non è un caso che il successo giunge più facilmente quando agisce in collaborazione con altri anziché da solo.
Dopodiché tentando nuovi business non molto leciti, l'Universo ancora interviene e Robinson fa il grande naufragio sull"Isola della Disperazione" dove rimane per ben 28 anni.
Qui è costretto a fare i conti con ciò che trova fuori e dentro di sé...
Ha qualche strumento, qualche animale e soprattutto ingegno e intraprendenza e un sacco di abilità.
Robinson affronta la disperazione, la solitudine dopo aver perso tutto, incluse le sue sicurezze e i suoi punti di riferimento, fino a quando nella sua introspezione, dopo un sogno rivelatore trova la fede ( nel romanzo sotto forma di religione).
Con questa nuova forza ora può aiutare gli altri e salva alcuni uomini dai cannibali,torna a casa e si ritrova ricco grazie alle piantagioni che nel frattempo erano proliferate.
Questa storia ci insegna che se abbiamo il coraggio di prendere in mano la nostra vita e dirigerla verso ciò che sentiamo essere la nostra missione invece che adagiarci alle comodità apparenti che non fanno la felicità, dobbiamo essere consapevoli che la strada non sarà in discesa se non per volare in un abisso metaforico.
Se vogliamo cambiare dobbiamo affrontare una trasformazione, se vogliamo crescere dobbiamo partire dal basso e lì la vita ci conduce, a quelle esperienze che sembrano terribili e a volte lo sono, tanto quanto necessarie per mostrarci l'orizzonte delle nostre possibilità, per superare i nostri limiti e aprirci a nuove prospettive.
Il fallimento è qualcosa che ci dice che siamo molto di più di ciò che crediamo di essere.
Nella filosofia orientale una persona che non raggiunge l'obiettivo non dice"ho sbagliato" ma "posso fare di meglio!".
Quello che invece noi intendiamo come fallimento, inteso come sconfitta, non è altro che la caduta dei limiti che ci siamo posti con le aspettative nostre e degli altri.
"Fall-imento", caduta, il cadere della mente, ma anche cadere per rialzarsi, il "cadere giù dal pero" che ti risveglia a ciò che hai sempre avuto davanti, ciò che ti serve per vedere oltre la mente.
La sofferenza nasce dal fatto che crediamo di dover essere l'illusione dell'identità che ci siamo creati invece che essere noi stessi, cioè senza limiti e senza giudizio.
Miriam lo dice chiaramente: "ho successo solo quando sono ubriaca!"
Cioè quando si libera dal controllo della mente che le pone dei limiti
E poi dice: "non posso ubriacarmi ogni volta!"
Cioè non posso perdere il controllo per mancato radicamento ma essere libera con la spontaneità derivante dalla sicurezza che si ottiene solo con la consapevolezza.
Altrimenti: "la spontaneità funziona finché c'è, poi ti blocchi".... Se non hai acquisito consapevolezza... "Prepararsi"
Sì..prepararsi... perché dopo mille fallimenti trasformati in nuove capacità il successo giungerà e bisogna saperlo riconoscere.
Per vedere il video da "The marvellous Mrs. Maisel" vedere post su facebook a questo link:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10221724505239543&id=1162899921
Martina Ghezzi
Cerca la seconda parte più avanti nei post di questo profilo con lo stesso titolo