Terre d'Africa (Capitolo primo)
Ho deciso di farvi un regalo: condividere con voi il mio romanzo inedito. È il diario fittizio di un giornalista che si reca in Sierra Leone per descrivere gli orrori della guerra civile che sconvolse il Paese dal 1991 al 2002. Posterò oggi l'introduzione e il primo capitolo. Buona lettura.
Prefazione: Perché ho deciso di intraprendere questa avventura?
Sono convinto che mostrare al mondo ciò che accade qui, in Africa, sia fondamentale perché le cose cambino. La gente deve sapere quali sono le condizioni di vita degli abitanti del posto. Sì, i telegiornali lo mostrano ed esistono delle associazioni no profit che si impegnano nel raccogliere fondi che sono fondamentali per combattere, o almeno alleggerire l’estrema povertà africana. Ciò non è, però, abbastanza. È per questo che io, Aaron Taylor, giornalista australiano, ho deciso di partire per la “culla dell’umanità” e di mostrarvi come si vive nelle città più pericolose e povere del continente. Durante il mio viaggio mi recherò nelle città della Sierra Leone (dove mi trovo adesso), del Congo, del Burundi e di altri paesi colpiti dalla guerra i cui abitanti vivono in condizioni disagiate. Non mi limiterò solo a mostrarvi il marcio che c’è in questi paesi, ma anche le bellezze che bisogna salvaguardare, quelle bellezze, soprattutto naturali, che l’uomo rischia di far scomparire. Ho deciso di tenere questo diario, in cui prenderò appunti lungo il mio percorso, scriverò le mie riflessioni, e riporterò le eventuali interviste. Anche se mi dedicherò alla stesura del mio diario giornalistico alla fine di ogni giornata, utilizzerò molto spesso il tempo verbale presente, per raccontarvi le vicende come se le stessi vivendo in quel momento.
Che il viaggio abbia inizio!
Capitolo 1: Freetown (Sierra Leone), 24 giugno 2000
Siamo partiti stanotte da Londra io e Jane, dove abbiamo incontrato i militari britannici in partenza per Freetown. Hanno acconsentito ad accompagnarci presso la capitale sierraleonese.
Jane ha intervistato un giovane sergente.
-Perché il governo britannico sta mandando voi soldati a combattere in Sierra Leone?
-In realtà non sappiamo molto sulle cause che hanno portato alla nostra missione. Tutto ciò che ci hanno detto è che dobbiamo fare in modo che il governo sierraleonese abbia la meglio sui ribelli.
-Quali sono le tue considerazioni?
-La guerra l’hanno iniziata i ribelli. Peggio per loro.
-Cosa sai del traffico di diamanti?
-So solo che frutta tanti soldi ai ribelli.
In Sierra Leone è scoppiata, nel 1991, una guerra civile, combattuta tra il Fronte Rivoluzionario Unito (sostenuto dalla Liberia) e le forze governative (al fianco del governo sierraleonese si sono schierate le Nazioni Unite e il Regno Unito). Lo scopo dell’esercito ribelle è esclusivamente quello di abbattere il governo della Sierra Leone, dal quale si sentono oppressi e a cui chiedono maggiori diritti. Loro si schierano inoltre contro le forze straniere, i bianchi sfruttatori. Il Fronte Rivoluzionario Unito (RUF) è famoso nel mondo per la sua brutalità. Spero di non dover scoprire sulla mia pelle il perché siano così famigerati. C’è chi afferma che il RUF venda i diamanti ricavati nelle ricche e numerose miniere del paese per comprare armi e finanziare la rivoluzione. Ciò fornisce al RUF milioni di dollari da spendere in armamenti. Si combatte nei villaggi, tra i contadini, tra i pescatori. Raramente gli scontri si protraggono verso le città, da quando il Fronte Rivoluzionario Unito era riuscito a conquistare Freetown, tornata nelle mani del governo. Ciò significa che le prime vittime di questa sanguinosa guerra sono la povera gente, le persone semplici. Sfruttati dal governo, ammazzati dal RUF. Tutti coloro che si rifiutano di combattere vengono uccisi dai rivoluzionari.
Abbiamo viaggiato su di un aereo militare della RAF, e siamo arrivati a Freetown stamattina alle otto. In città ci siamo divisi dai militari, che ci hanno augurato buona fortuna, e ricordato che siamo in uno stato in piena guerra e che la nostra sarà una pericolosa avventura. Io e mia moglie Jane non ci facciamo spaventare tanto facilmente, siamo determinati.