Le reti di comunicazione 5G. Tra i rischi percepiti e ciò che realmente sappiamo
Per chi, impaziente, attende un futuro cibernetico, l'epoca che si sta aprendo potrebbe soddisfare queste aspettative.
Nel giro di pochi anni dialogheremo con gli oggetti di casa e riceveremo risposta alle nostre richieste in un tempo simile a quello impiegato dal cervello per attivare la nostra mano. Se già oggi i nostri smartphone ci sembrano strumenti indispensabili nella gestione della nostra complessa quotidianità, il 5G trasformerà la realtà del nostro vivere connessi, ampliandola in termini difficilmente immaginabili. Questa prospettiva, nonostante le immense opportunità che offre, è vissuta con preoccupazione da quanti chiedono che l’introduzione di questa quinta generazione della tecnologia mobile sia affrontata con più cautela. Molte sono le domande e ancora poche le informazioni utili.
Ad alimentare i dubbi ed i timori dei cittadini, una montagna di fake news, la mancanza di sufficienti evidenze scientifiche e la necessaria installazione massiccia di antenne nelle città. La paura di effetti dannosi per la salute nasce a seguito della diffusione di due studi condotti dal National Toxology Program (NTP), Divisione del Ministero della Salute statunitense per studi in ambito tossicologico, e dall’Istituto Ramazzini di Bologna. Le ricerche evidenziano una correlazione tra l’esposizione e l’insorgere di tumori cardiaci e cerebrali. I due studi però sono stati condotti solo su animali e con esposizioni di intensità e durata superiori rispetto a quelle in cui ci troveremmo usando le reti 5G. Inoltre, entrambi gli studi sopra citati sono stati impostati sui parametri usati per le tecnologie 2G e 3G, mentre lo scenario di funzionamento tecnologico del 5G si baserà su un tipo di radiofrequenze mediamente meno penetranti. Questa caratteristica, da un punto di vista tecnico, richiederà l’installazione di un maggior numero di antenne piccole (small cells), in grado di coprire capillarmente il territorio. Mentre i vecchi ripetitori diffondono un unico fascio a copertura generale, i nuovi ripetitori lavoreranno modellando il segnale in modo da creare raggi focalizzati verso i singoli dispositivi (Beamforming). Inoltre rispetto alle antenne grandi (large cells) usate per le tecnologie precedenti, le small cells saranno meno potenti.
4G e 5G a confronto, a sinistra il raggio uniforme generato da un ripetitore 4G; a destra un ripetitore 5G che direziona e concentra i fasci verso i dispositivi degli utenti.
In simili condizioni, di mancanza di sufficienti evidenze scientifiche, le istituzioni tutelano i cittadini fissando dei limiti di esposizione in base al principio di precauzione. Questo criterio è stato introdotto all’interno della Dichiarazione sull’Ambiente e sullo Sviluppo di Rio del 1992 e successivamente citato nell’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Esso si propone come una lettura cautelativa nei confronti di novità, soggette a controversie scientifiche, che andranno a influenzare la vita politica, economica e sociale di un paese e dei suoi cittadini. Resta il fatto che i rischi per la salute connessi all’uso del 5G sono ben lontani dall’essere scientificamente dimostrati, mentre si prospettano inevitabilmente pericoli e difficoltà nella gestione dell’enorme quantità di dati e di informazioni che si produrranno nei prossimi anni.
Secondo gli esperti, con l’utilizzo delle due bande di frequenze mm-Wave e Sub6-Wave, si potranno trasferire una quantità di dati di addirittura venti volte superiore a quella degli attuali sistemi in uso, persino aggregando più reti.
Con l’introduzione del 5G si allarga lo spettro di frequenze utilizzate per il trasferimento di dati fino a 52,6 GHz
Con un sistema nuovo e così eterogeneo, aumenterà il rischio di attacchi e furti di dati, semplici da trafugare, data la grande velocità di rete. In questa prospettiva tra i governi dei paesi più coinvolti si stanno facendo strada interventi legislativi che punteranno a regolamentare e minimizzare i rischi. Anche l’Italia è intervenuta in questo senso, con la cosiddetta legge sulla Cybersecurity 133/2019, promulgata lo scorso settembre. Si vanno così a definire importanti questioni come un perimetro di sicurezza cibernetica, entro il quale nei prossimi mesi dovranno rientrare tutti gli enti pubblici e privati potenzialmente a rischio, un sistema di sanzioni e il cosiddetto golden power dell’esecutivo che contempla anche il diritto di veto. La legge servirà a proteggere le nostre informazioni private, dati bancari, militari, sanitari e tutto quello che potrebbe creare pregiudizio alla sicurezza nazionale. Nessuno sa dire con certezza in che misura le reti 5G miglioreranno il sistema e se avremo una navigazione migliore di 100 o 1000 volte. In ogni caso l’effettiva diffusione di questa tecnologia rimane incerta. Da un lato è possibile che venga sorpassata da altre innovazioni, dall’altro la sua adozione è legata a delicati equilibri geopolitici. Quello che sappiamo è che nessuna evoluzione nella storia sia mai avvenuta senza inciampi e che ancora ci vorranno anni per poterci ufficialmente schierare davvero pro o contro il 5G