Mariella Piscitelli

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La Necropoli di San Bernardino, Orte (VT) 📸

2020-01-29 09:58:12

Situata sull'estremità occidentale del colle omonimo, tra le valli confluenti del Rio Paranza a Nord-Est, ed un piccolo torrente a Sud-Ovest, ne occupa la parte meno ripida.Il colle è di formazione vulcanica, costituito da uno strato di natura tufacea sovrapposto ad uno strato di pozzolana.

Fu scavata tra il 1837 e il 1839 dal Luigi Arduini, per conto dell'Accademia Pontificia. All'epoca si rinvennero 33 tombe, disposte probabilmente in almeno tre terrazze, lungo strette vie sepolcrali,di cui si possono riconoscere ancora le tracce. 


Si tratta di tombe a camera con vestibolo preceduto da dromos.


Sulla parete di fondo la maggior parte di esse presenta una "falsa" porta con proiecturae delimitate da un cordone rilevato. Il vero ingresso alle camere sepolcrali è sempre al livello inferiore, in perfetta corrispondenza con la suddetta porta.


L'area sepolcrale è stata danneggiata nei secoli successivi allo scavo di due grandi cave di pozzolana che ha modificato la fisionomia originaria, specialmente nel settore occidentale del complesso.

L'area è stata ulteriormente modificata dal riutilizzo in età medievale e moderna degli ambienti ipogei.


Il materiale rinvenuto è conservato, in parte, al Museo Gregoriano Etrusco, in Vaticano, in grandissima parte è andato disperso nel mercato antiquario.

LA TOMBA DEI "DELFINI"

Nel settembre del 1995 la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l'Etruria Meridionale, a seguito della segnalazione da parte dell'Archeoclub di Orte di attività di scavo clandestino presso la necropoli, ha eseguito un'approfondita indagine archeologica che ha portato alla luce una tomba a camera denominata "tomba dei delfini" poiché il primo reperto rinvenuto è stato un bassorilievo raffigurante due delfini affrontati con un rosone al centro.

È costituita da tre celle, da un vestibolo a pianta rettangolare, preceduta da un dromos (corridoio a cielo aperto di varia lunghezza, scavato nel terreno o ricavato nella roccia, che conduce all'ingresso di una sepoltura, le cui pareti tendono in genere ad aumentare in altezza man mano che si procede verso la tomba).


La prima cella,con soffitto piano, è occupata da due banchine per deposizione e tre pozzetti cinerari, mentre la seconda ne ha due per la deposizione ed un solo pozzetto.
La terza camera, sempre a cielo piatto, presenta sei fosse sepolcrali ricavate nel tufo, chiuse da coperchi monolitici di nenfro o peperino, alcuni con iscrizione etrusca, sia a doppio spiovente, sia piani, tre pozzetti per olle cinerarie ed una nicchietta.

Nella "tomba dei Delfini", come in altre tombe della stessa necropoli, è attestato sia il rito dell'inumazione che quello dell'incinerazione


Nonostante la tomba fosse violata precedentemente, buoni rinvenimenti archeologici permettono di datare il suo utilizzo tra il IV secolo a.C e il I secolo d.C.

Tutti i materiali rinvenuti in questa tomba sono conservati ed esposti presso il Museo Civico Archeologico di Orte il cui stemma è proprio il bassorilievo rinvenuto all'interno della "Tomba dei Delfini".

LA TOMBA "INCOMPLETA"

Nel 2001 la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l'Etruria Meridionale dispose uno scavo di somma urgenza per il recupero di una tomba posta subito ad Ovest del complesso dei "Delfini"e già individuata nelle indagine del 1995 e coinvolta da fenomeni di distaccamento del masso tufaceo. Le indagini hanno evidenziato che la tomba era già stata indagata ma non si è riusciti a stabilire la cronologia di tale indagine sia da scrivere agli interventi dell'Arduni oppure ad epoche addirittura precedenti.

Dal punto di vista planimetrico la tomba non si discosta dalle altre indagate essendo composta da un lungo dromos aperto su un vestibolo con banchine laterali e la camera sepolcrale vera e propria, anch'essa munita di banchine laterali. Sulla parete di fondo presenta una "falsa" porta con proiecturae delimitata da un cordone rilevato.

Appare singolare che lo scavo del complesso non abbia restituito alcun elemento ceramico o scultoreo significativo: questa constatazione potrebbe rappresentare una conferma, seppur indiretta, che la tomba non sia mai stata ultimata e probabilmente neanche utilizzata, come suggeriscono i letti della camera sepolcrale, scolpiti piuttosto rozzamente a differenza delle altre camere che presentano letti molto ben rifiniti.

I pochi materiali rinvenuti permettono di inquadrare il complesso tra III e II secolo a.C.