Mariella Piscitelli

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Ischia di Castro (VT) - Romitori o Eremi della Valle del Fiora : Misteri scavati nella roccia! (Dettagli all'interno) šŸ“ø

2020-03-02 14:33:21

Nel territorio delĀ Comune di Ischia di Castro, in provincia di Viterbo, EremitiĀ edĀ AnacoretiĀ nel Medioevo, lungo il Fiume FioraĀ e i suoi affluenti, occuparono e trasformarono alcune tombe etrusche abbandonate in Romitori o Eremi, secondo particolari modelli di architettura sacra e rupestre.

Il fiume Fiora, l’etrusco Armine, confine naturale tra Lazio e Toscana, scorre per lunghi tratti tra forre profonde, scavate dal suo corso millenario sia nel travertino che nelle rocce vulcaniche. La sua valle è delimitata da alte rupi tufacee dove, durante l’Alto Medioevo, alcuni monaci in fuga dalle tentazioni del mondo si rifugiarono per sentirsi più vicini a Dio ed al Creato, inebriati dalla natura, cercando di vivere la spiritualità cristiana, prendendo spunto dalla vita di S. Antonio Abate, il primo eremita della storia.

Nacquero così vari romitori o eremi rupestri, caratterizzati da architetture piuttosto complesse, comprendenti sia le abitazioni degli eremiti sia il luogo stesso di culto.

Con ogni probabilità questi eremi dipendevano dall’abbazia benedettina di S. Colombano, da tempo scomparsa, ma secondo fonti documentate già esistente nel IX secolo.

In entrambi gli Eremi di Ripatonna Cicognina e di Poggio Conte, presenti nella zona, sono evidenti alcuni simbolismi che molti studiosi riconducono al mondo templare.

Eremo di Poggio Conte

L'Eremo di Poggio Conte, anche detto "Eremo di San Colombano", è raggiungibile attraverso un sentiero che costeggia il fiume Fiora


Dopo aver superato dei rigagnoli ed un cancello, ci si inoltra nel bosco attraverso dei gradini in legno, che conducono ad una gola. Sul fondo appare una parete tufacea a strapiombo ed una cascata. Sulla sinistra prosegue il sentiero che porta all'Eremo.

L'accesso al luogo sacro avviene attraverso un portale, sormontato da un rosone o foro. 



L'Eremo è formato da due locali quadrangolari, uno d'ingresso ed uno di fondo.

L’interno dell’edificio è costituito da pareti affrescate con motivi floreali e geometrici


Decorazioni insolite per una chiesa cristiana.
È proprio per questo motivo che gli studiosi ritengono che il sito dell’Eremo, almeno all’inizio della sua storia, nel XII secolo, sia appartenuto all’Ordine dei Templari e che, successivamente, con la loro soppressione nel 1312, sia stato modificato attraverso una ristrutturazione della volta.


Poco distante da qui infatti si trovava la Via Clodia, antica strada romana che terminava a Saturnia che, come tutte le vie di comunicazione, dovette essere controllata e protetta dall’Ordine.


La Chiesa è scavata nel tufo ed affascina gli studiosi per la presenza contemporanea di simboli religiosi e pagani.

Le prime tracce scritte del sito
si riscontrano in una antica carta del 1027
ma, con molta probabilità, è nel corso dei secoli XII-XIII che il romitorio fu abbellito architettonicamente e pittoricamente.


Nelle dodici nicchie erano presenti affreschi degli apostoli ritratti in vari atteggiamenti. 

Nel 1964 ne furono trafugati sei, i restanti si trovano esposti al Museo Civico di Ischia di Castro.




Eremo di Ripatonna Cicognina

L'Eremo di Ripatonna Cicognina si trova, a mezza costa, su una parete tufacea che si affaccia sul fiume Olpeta, a poche centinaia di metri dal punto in cui questo confluisce nel Fiora


Il nome dell'Eremo sembra che derivi dalla forma "tonna" dei versanti "ripe" o forse dalla presenza di nidi di cicogne.

Molto complessa appare la planimetria dell’Eremo di Ripatonna Cicognina o "Ripatogno", a Chiusa del Vescovo, scavato su tre diversi livelli e frequentato dal XV al XVII secolo. 


Un ripido sentiero porta agli ingressi dei numerosi locali dell'eremo.

Un romitorio a 3 piani ricavato nel fronte roccioso a strapiombo.


All’interno è riconoscibile l’antica chiesa con abside pronunciata e presbiterio rialzato da pedana. 


Gli affreschi di scuola tardo senese del XV secolo che decorano la chiesa, raffiguranti S. Antonio Abate ed un Santo vescovo.


Sant'Antonio è riconoscibile dalla campanella che tiene nella mano sinistra insieme al libro rosso ed il bastone a T nella mano destra.

Adiecenti alla chiesa si trovano altri locali utilizzati pere attività connesse al culto e lavorative. Le camere nelle quali si possono notare scalinate e tracce di antichi soppalchi ormai spariti, sono arredate con nicchie ed armadi a muro.

Su un muro è incisa la data "1614" il che, unitamente a documentio d'archivio porta a pensare che l'eremo fù in uso fino al XVII secolo.

La seconda parte dell'insediamento è quella destinata all'abitazione del monaco che guidava la comunità, oltre ad altri vani destinati a depositi e magazzini.