Marica Pizziconi

L'ergastolo ostativo e la Corte Europea

2019-10-09 06:35:23

Che cos'è l'ergastolo ostativo? E perché se ne parla?


La Grande camera della Corte europea per i diritti umani (CEDU), con sede a Strasburgo, ha invitato l’Italia a rivedere la sua legge che prevede il cosiddetto ergastolo ostativo, una pena senza fine prevista nell’ordinamento penitenziario italiano. 

La Corte aveva già bocciato la legge una volta; ora ha respinto il successivo ricorso del governo italiano. 

A giugno la Corte di Strasburgo ha condannato l’ergastolo ostativo all’italiana perché viola l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani, che proibisce “trattamenti inumani e degradanti”. La condanna riguardava, in particolare, la parte in cui il 4 bis restringe alla sola ipotesi di collaborazione con la giustizia la possibilità di accedere alla liberazione condizionale. Il principio della dignità umana che discende dall’articolo 3 impedisce di privare le persone della propria libertà senza garantire loro, allo stesso tempo, la possibilità di poter riacquistare, un giorno, tale libertà.


Ma che cos'è l'ergastolo ostativo? 

L’ergastolo ostativo fu inserito nell’ordinamento penitenziario italiano all’inizio degli anni Novanta, dopo le stragi nelle quali furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e in un momento che molti esperti hanno definito “di emergenza nazionale”: in un momento in cui si decise per ragioni contingenti di rafforzare le misure per combattere le grandi organizzazioni criminali.

L’ergastolo ostativo è regolato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e stabilisce che le persone condannate per alcuni reati di particolare gravità, come mafia o terrorismo, non possano essere ammesse ai cosiddetti “benefici penitenziari” né alle misure alternative alla detenzione: per queste persone è escluso l’accesso alla liberazione condizionale, al lavoro all’esterno, ai permessi-premio e alla semilibertà. La pena dell’ergastolo ostativo coincide dunque, per la sua durata, con l’intera vita del condannato: è quella per cui si usa spesso l’espressione “fine pena mai”.

Per chi è condannato all’ergastolo ostativo esiste solo un’eccezione per l’ammissione ai benefici penitenziari e alle misure alternative alla detenzione: la collaborazione con la giustizia.