Maria Teresa Giachetti

PORTA BARESANA

2019-07-23 07:33:10

Questa e' la porta baresana, un monumento architettonico della mia citta'. E' stata di recente restaurata, questa dava l'accesso alla citta' insieme ad altre porte.

PARTICOLARI

La porta baresana, accesso alla città per chi proveniva da     Bari, ha la tipica struttura di simili manufatti di epoca     rinascimentale. L’immagine più antica che possediamo è     quella disegnata da M. Azzaro nella seconda metà del '500     e conservata alla biblioteca Angelica di Roma. Poi c’è     l’immagine dipinta dal Carlo Rosa in un quadro votivo     commissionatogli dal clero nel 1656 dopo una peste,     conservato presso il locale museo diocesano, che si discosta     nelle forme da quella del disegno Azzaro, segno di un suo     rimaneggiamento, seguito a crollo o danneggiamento. Di     certo sappiamo che la sua ricostruzione fu diretta nel 1621     dal maestro Giuseppe Dell’Aquila. 

    

Nella struttura odierna la porta si presenta isolata dalla     cortina muraria demolita, nella forma di un parallelepipedo     di base rettangolare, interrotto dal varco di ingresso voltato     a botte ribassata, segnato da arco a tutto sesto, inquadrato     da un ordine di paraste tuscaniche trattate a bugnato liscio,     sormontate da un’alta cornice.

POSTERIORE

Gli ornamenti che si vedono sul prospetto verso l’esterno     della città, furono apposti in epoca successiva alla     costruzione. Tra questi lo stemma lapideo della città con i     due leoni contrapposti rampanti sull’albero, sovrapposto al     concio di chiave dell’arco, nella parte alta sopra la cornice     c’è uno stemma impalmato lateralmente e sovrastato da     corona ducale, ove, al posto dell’attuale scudo crociato     sabaudo, vi era uno stemma della città realizzato tra il 1551     ed il 1601 in occasione della liberazione della città dal     Feudatario, sotto detto scudo è incisa la data 1601. Lo     stemma sabaudo fu messo a copertura di quello urbico     dopo il 1860. L’orologio nella parte alta della costruzione e     la sovrastante macchina campanaria con in sommità la     statua della Vergine Maria, protettrice della città, sono     invece del Novecento. Un pannello pittorico denominato     “predella” ad olio su tavola rappresentante i santi protettori,     copre la fascia tra le due cornici e nasconde tre feritoie     verticali probabilmente aventi funzione di passaggio di     catene per un eventuale passerella levatoia. La parte verso     la città è la più monumentale col fornice a ghiera modanata     inquadrato da paraste tuscaniche doppiate su alto zoccolo e     sovrastante timpano spezzato e timpano di sfondo con     orologio circolare.

Sempre nella facciata esterna si nota, in cima, la statua dell'Immacolata Concezione, aggiunta nel 1834. Sulla sua base è incisa la dicitura . 

"All'alba del 26 maggio 1734 il generale Montemar, al comando dell'esercito spagnolo, meditava di saccheggiare Bitonto per punirla della sua fedeltà al nemico. L'esercito spagnolo stava per mettere a ferro e fuoco la città, quando al generale apparve l’Immacolata Concezione che gli intimò: «Non oltraggiare questa città, perché è la pupilla dei miei occhi e i cittadini sono figli miei!». In seguito all'evento miracoloso, che salvà Bitonto dalla distruzione, alla Madonna Immacolata, già acclamata patrona nel 1703 per aver salvato Bitonto da un terremoto, fu affidato il patrocinio della città. Il nuovo re del Regno di Napoli, Carlo di Borbone, nominò Montemar duca di Bitonto e in memoria del miracolo fece erigere sul luogo del campo di battaglia, oggi piazza XXVI Maggio 1734, un obelisco alto 18 metri". 


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