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Piccole morti
Partire è un po’ come morire, scriveva Prévert.
Anche lasciare è un po' come morire: durante la nostra crescita e la nostra evoluzione sperimentiamo delle piccole morti, perché la vita è fatta di cambiamenti, abbandoni, emigrazioni, disinganni.
Quando cambiamo lavoro, quando mettiamo fine ad un rapporto, quando traslochiamo in una nuova casa o iniziamo una nuova fase della vita, ogni volta che si molla la presa su una città, su un lavoro, su una persona, su un’idea, si rompe qualcosa di sé e sperimentiamo delle piccole morti.
Non c'è limite: si può morire un numero infinito di volte nella vita ed è necessario del coraggio per modificare un punto di vista, o guardare la stessa cosa con un’angolazione diversa; queste piccole morti sono i mezzi che conducono al cambiamento, l'uomo vecchio muore e lascia il posto all'uomo nuovo.
A volte affrontiamo i cambiamenti con paura ma non serve averne. Sta nascendo il nuovo, lasciamo andare serenamente il vecchio.
E' necessario accettare il cambiamento, anche se a noi piace stare attaccati al passato per l’idea di continuità che ci fornisce, ma a volte non ci rinnova affatto.
Chi cambia idea è intelligente...... quanta fatica..... ogni volta che cambiamo sul serio.
Lasciamo andare parti di noi, brandelli di vita, pezzi d’anima, di cuore, di mente...
Smontiamo quello che pensiamo di essere per essere sul serio.
Anche nel nostro corpo qualcosa muore seguendo una ciclicità: le nostre cellule si rinnovano completamente ogni sette anni, gli strati superficiali della pelle cadono ogni giorno, il ciclo femminile tutti i mesi cambia il sangue vecchio con quello nuovo, ogni anno avvengono una miriade di piccole morti su ogni albero.
E questo garantisce il rinnovamento.
La Natura insegna.
"La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze"
Pauline R. Kezer
Da Cuore a Cuore.
Maria Grazia Mauri