Maria Di Biase

Breve storia della cucina greca antica

2019-03-02 10:22:54

Un viaggio in Grecia affascina per la sua storia e cultura millenaria, ma anche per osservare da vicino una cucina che sa di Mediterraneo.Tzatziki, melitzanopitta, souvlaki, domadakia yialantzì, burekàkia me tiri, keftedhàkia,, melintzanes, salat choriatiki, amygdalotà e tanto, tanto moussakà.Queste sono alcune delle pietanze in offerta presso i ristoranti odierni, di tutta la terra ellenica.Ma quali sono le origini di quella cucina?I suoi natali sono molto antichi. Mille anni di storia antica, da Achille ad Alessandro Magno. Dalle offerte dei Micenei ai fastosi banchetti degli ultimi sovrani dell’ellenismo. Quasi tutti gli autori ellenici, fossero essi geografi, storici, poeti, commediografi, hanno sempre scritto di cibi, banchetti, vino, olio e formaggio.La cucina della Grecia più antica era frugale, fatta di cereali, olio, vino, carne arrostita o fritta e formaggio.Il mestiere di cuoco, aveva assunto da sempre un ruolo importante ed era tanto ambito che Cadmo, figura mitologica greca, inventore dell’alfabeto, figlio di Agenore, re di Tiro, aveva lavorato come cuoco nel Palazzo di Sidone, prima di giungere a Tebe e fondarne la città.Una frugalità che non si perse durante l’età classica, ma che venne integrata ed elaborata fino ad ottenere la creazione di pietanze raffinate.A partire dal V secolo a.C. inizia, con Pericle, l’epoca d’oro del banchetto classico e la tanto esaltata frugalità inizia a non essere più di moda. Già Platone nel V secolo a.C., preoccupato della golosità dei Greci, sosteneva una “dieta ideale”, fatta a base di olive, cipolle, formaggio, verdure, ceci, fave e ghiande. Anche il poeta Antifane nel IV secolo a.C., esalta la cucina antica, fatta di: “pane, aglio, formaggio, maza, questi si che sono alimenti sani; altro che salagioni di pesce, le costolette di agnello spolverate di spezie (…) e che dire dei cavoli cotti a fuoco lento nell’olio, per Zeus, e mangiati con la purea di piselli, contro quella contro quella che inizia diventar di moda nella sua epoca.Si prediligevano oche ingrassate, cacciagione, fichi e olive dell’Attica, mele dell’Eubea, cotogni di Corinto, datteri della Fenicia e prugne della Siria. I Greci erano maestri nella panificazione, e il fornaio Teorione, giunto in Grecia dalla Sicilia, preparava un prelibato e famoso pane bianco.All’epoca di Alessandro Magno, la gastronomia si arricchisce di ricette e letteratura, fino a raggiungere livelli artistici molto elevati. I cuochi del tempo furono molto richiesti e stimati, alla pari dei filosofi. Categoria professionale che poteva vantare una divinità tutta loro, la dea Adefagia. La loro arte era quella di riuscire a trasformare il sapore dei cibi con la capacità combinatoria degli ingredienti.L’arte culinaria si acquisiva a seguito della frequentazione di corsi della durata di due anni e per poter esercitare il mestiere si dovevano sostenere esami finali rigidissimi.Il poeta Archestrato da Gela, contemporaneo di Dioniso il Giovane, tiranno di Siracusa e amante della buona cucina, viaggiò alla ricerca di paesi che potessero alimentare la sua passione per raffinati costumi gastronomici; era infatti considerato “L’Isiodo dei buongustai”. Altro gastronomo famoso fu il poeta Temachides di Rodi, che scrisse 11 volumi sui banchetti dell’epoca e partecipò anche alla fondazione di una grande Accademia di cucina.Tanti sono i cuochi antichi che hanno lasciato testimonianze sull’alimentazione di quel popolo: Aghis di Rodi, che combinava il pesce con erbe aromatiche, Afronite, inventore della salsiccia, Nereus di Chio, Chariades di Atene, Lamdrias, Evtimos e Aristone, Erasistrato, Egessipo, Glaucone da Locrida, Numinius da Heraclea Mitras, Filoenus da Leucade, Epenites, Euthydemo, Critone, Stefano, Archita, Akesto, Achesia, Diocle, Filistione e Miteco.