Maria Domenica

"Una gara di corso" di Alessandro Manzoni

2019-08-27 11:42:12

E' una traduzione da “Eneide”, V, vv. 286-361 di Virgilio, tradotto probabilmente nel 1799-1800.

Questa gara finita, il pio Trojano

Avviasi in verde campo, a cui fan cerchio

Selvosi colli, e ne la valle è un circo,

Dove l'Eroe di molti mila in mezzo

S'addusse, ed alto in un sedil si pose.


Qui se alcun voglia gareggiar nel corso

Con doni i cori alletta, e i premj pone.

Concorron Teucri d'ogni parte e Siculi:

Niso ed Eurialo primi; Eurialo insigne

Di fresca giovinezza e di beltade,


Niso di santo amor pel giovanetto.

Cui vien dietro Dior, regio rampollo

Del Priamide ceppo, e dietro a lui

Salio insieme e Patron; l'uno Acarnane,

Arcadio sangue e Teagete è l'altro.


Poi due giovin Trojani Elimo e Panope,

Usi in selve e compagni al vecchio Aceste.

Molti di poi che fama oscura involve.

In mezzo ai quali così favella Enea:

Nessun di voi senza miei doni andrassi.


Duo Gnossj strali di polito ferro,

E di scolpito argento una bipenne,

Saran fregio comune; i tre primieri

Tra i vincitor più raro premio avranno,

E andran di bionda oliva incoronati.


Corsier di ricca bardatura al primo:

Colma di Tracj dardi una faretra

Amazonia al secondo, intorno a cui

Larga e cospersa d'or fascia s'avvolge,

E levigata gemma ha per fermaglio.


D'esto elmo Argivo il terzo s'accontenti. 

Ciò detto prendon loco, e il segno udito,

Già divoran lo spazio e di repente

Fuggon la sbarra tutti, al par di nembo

Sparpagliati, e gli sguardi hanno a la meta.


Primo si slancia, e di gran tratto brilla

Innanzi ai corpi de' volanti Niso

Lieve qual vento o quale alata folgore.

Addietro a lui, ma di gran pezza addietro

Salio s'affanna, e dopo voto spazio

Eurialo è terzo, ed Elimo l'insegue,


Sotto cui già già vola, e il pie' col piede

Dior gl'incalza, ed a le spalle il preme;

E se più spazio rimanea del corso,

Gli avria tolta la palma, o messa in forse.


E già sul corso estremo affaticati

Toccavano a la meta, allor che Niso

Su l'erba sdrucciolò, che il sangue avea

Di scannati giovenchi inumidita.

Misero giovanetto, in cor già baldo


De la vittoria, in sul terren calcato

Mal fermò l'orma vacillante, e prono

Tra il sozzo fimo e il sacro sangue el giacque.

Ma non già l'amor suo pose in oblio;

Poi che appuntossi in sul fuggevol suolo,


E stette a Salio incontro; ei riversato

Si rotolò ne la minuta arena.

Eurialo balza, e già la meta il primo

Tien per l'ufficio de l'amico, e vola

Tra il favorevol fremito ed il plauso.


Elimo poscia, ed or Diore è il terzo.

Ma l'adunanza del gran circo tutta,

E le file de' Padri più vicine,

Di schiamazzo empie Salio, e restituto

Chiede l'onor che gli rapia l'inganno.


Sta il favor per Eurialo, e il bel pianto,

E il valor che in bel corpo è più gradito.

Lo seconda Diore, ed a gran grida

Lo proclama, Dior che a la seconda

Palma or pervenne, e il minor premio avrassi, 


Se l'onor primo a Salio è devoluto.

Allora Enea: Fisso ad ognun rimane,

O giovanetti, il premio suo, né puote

L'ordin turbar de la vittoria alcuno.

A me concesso or sia de la sventura


De l'incolpato amico esser pietoso.

Disse, e un gran tergo di leon Getulo

Grave di folta giubba, e d'unghia d'ora

A Salio dona. Allor Niso: Se tanto

È il guiderdon de' vinti, e dei caduti


Ti duol, qual degno darai premio a Niso,

Che l'onor meritai del primo serto,

Che sorte avversa, al par che a lui, mi tolse?

E ponea in mostra, favellando, il volto,

E la persona d'atro fimo intrisa.


Sorrise a lui l'ottimo padre, e fatto

Uno scudo venir, Greco lavoro,

Strappato ai Greci dal Nettunio tempio,

Inclito dono al giovin chiaro il diede.

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