Dialogo fra un palestrato ed un karateka
DIALOGO FRA UN UN PALESTRATO ED UN KARATEKA
Il palestrato sospirò: “Se fossi il diavolo che ero una volta farei così: all’inizio della lezione d’aerobica avvicinerei Sonia (l’avvocatessa perversa e scopona) e le darei il mio numero di telefono. M’ha dato tutti i presupposti per poterlo fare: quella volta che, per caso, l’incontrai in Tribunale non fu possibile soltanto perché il giudice mi chiamò la causa e la volta seguente, in sala pesi, m’ha quasi molestato
“E allora, che aspetti ? Quale è il problema ?”
“Di non essere più il diavolo che ero una volta. Di essermi rammollito. Il guaio è che quell’altra, Debora, mi piace troppo: ad un livello più profondo di quello estetico. E questo mi confonde le idee e m’annulla le certezze. Così come l’aver saputo, da fonti abbastanza attendibili, che Debora non se la tira tanto per tirarsela quanto, piuttosto, per problemi caratteriali legati al suo passato. Se a questo aggiungi che, comunque, attualmente non ha il ragazzo…beh, i miei dubbi sono più che legittimi e giustificati”
“Se sei attratto da Debora, perché non ci provi con lei?” “Non è così semplice. Finora, in presenza di due donne entrambe gradevoli sotto l’aspetto estetico, non ho mai scelto in base all’affinità elettiva (ossia la potenziale “anima gemella”), ma soltanto in base a tre parametri: presupposti; tempo necessario per portarmela a letto; sensualità (quella che sembra più maiala a letto). Applicando adesso questi criteri non ci sarebbe partita: Debora se la tira, Sonia mi cerca; Debora, ammesso che io le piaccia, necessita di tempi lunghi di corteggiamento, Sonia no; Sonia mi da l’idea di una che a letto fa tutto, Debora…mah?; Debora rischia di portare complicazioni (tipo fidanzamento ufficiale), Sonia, al massimo, può provocare una scazzottata fra me ed il suo ragazzo…che sarà mai, ci sono abituato…” “Io sono sbalordito: per te il rapporto con una ragazza si riduce a sesso e risse?” esclamo il Karateka “Beh, in un certo senso…” annuì il palestrato.
“E questo ti rende felice?” “Prima si…Ma è da più d’un anno che le avventure zingare mi lasciano un po’ di vuoto dentro…” “Un pò di vuoto? Un po’ di vuoto è un eufemismo. Tu finora hai fondato l’intera tua vita sentimentale sul vuoto e sull’apparenza. Ma che pensi? Che se te ne trombi 10, anziché una, sei migliore? Che la felicità e la passione siano direttamente proporzionali alla quantità delle donne con cui sei stato?” “Veramente io ho sempre puntato più alla qualità che alla quantità: tanto è vero che, se facciamo la media degli ultimi 10 anni, ho avuto 3 - 4 donne l’anno…” “4 donne l’anno?! Io 4 donne l’ho avute in tutta la mia vita, compresa Eleonora, con la quale sto da anni!!!” ”Nooo! Per me è inconcepibile! Anni con la stessa donna? Io, piuttosto, me lo tagliavo…” “Ma adesso, però, non ne sei così convinto” “Già” “E lo sai perché? Perché forse, per la prima volta, stai comprendendo che in fondo, non hai mai desiderato veramente tutte le avventurette che hai avuto. Che le ragazze con cui sei stato, non erano quello che volevi. Che sarebbe stato molto meglio, invece che andare con le zingarone e con le maiale, essere respinto da donne che amavi e che non ti volevano, anche a costo di soffrirne come un cane, atrocemente, per anni, fino a trovare però quella giusta per te: quella da amare e dalla quale essere amato” “Come a dire che senza provare dolore non puoi avere il vero amore? E’ una storia che ho già sentito e che non mi ha mai convinto…”
“Non ti convince perché è una verità troppo dura da affrontare. Ma a casa, nel silenzio, prova a domandarti se fa più male soffrire per una donna o il senso di vuoto e di aridità che ti lasciano le storie d’una sera. Anche se non lo ammetti, conosci già la risposta, altrimenti non staremmo a parlarne. E la risposta è il motivo per cui lunedì corteggerai Debora e non Sonia” “Non ne sarei così sicuro, sono troppo orgoglioso”
“Che c’entra adesso l’orgoglio?” “Anzitutto io sono talmente orgoglioso che se una se la tira io me la tiro di più” “Su questo non ti facci prediche: anche io sono così. Ma sappi che, spesso, è un limite e quindi, un difetto” “Inoltre, orgoglio a parte, io sono convinto di portarmi Sonia al letto alla prima o alla seconda uscita. Ciò mi consentirebbe di mantenere la tradizione” “??!!Quale tradizione?” “La tradizione. Ossia: ogni volta che ho cambiato palestra, ho trombato una dell’ambiente già al primo anno di frequenza”
“Noo, non ci posso credere!!! Scusami, ma questo è veramente stupido!!! Ma come ragioni? O meglio: come agisci? Agisci per essere felice o per appagare l’ego? Per te o per gli altri? Per realizzare record da guinnes dei primati, che nessuno leggerà mai, o per sentirti soddisfatto? In altre parole: preferisci essere o apparire? La forma o la sostanza ?”
“Domanda difficile. Nel mio lavoro la forma e la sostanza sono un tutt’uno. Molte volte ho vinto le cause perché avevo dalla mia ragioni fondate, sostanziali, meritevoli di tutela. Ma altrettanto spesso, con un’eloquenza brillante e con notevoli capacità istrioniche, ho vinto nonostante la pochezza, per non dire la carenza, di sostanza delle tesi giuridiche che esponevo. E devo riconoscere che proprio le vittorie di mera forma, interamente fondate sul vuoto, m’hanno dato maggior soddisfazione” rispose con convinzione il palestrato. “Posso comprenderlo. Ma qui non siamo in Tribunale. Qui siamo nella vita reale. E nella vita reale, non basta recitare e fingere di essere felici per essere vincenti e soddisfatti. Se reciti, potrai sembrare un vincente agli occhi altrui, ma non a te stesso. Se adesso fingi di essere soddisfatto, ma dentro ti senti vuoto, arido e inutile, in punto di morte piangerai lacrime amare per aver speso un’intera vita ad ingannare te stesso” Il palestrato non rispose. Le parole del karateka gli pesavano come macigni sulla sporca coscienza. Il karateka, rispettoso del suo silenzio, per un po’ non disse nulla, lasciandolo meditare. Poi domandò:”Allora, lunedì che farai?”. Il palestrato rispose:”Non lo so”….