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Rodolfo Bonetto indimenticabile e dimenticato designer
Oggi Rodolfo Bonetto il grande maestro del design italiano avrebbe compiuto 90 anni
Il 18 Settembre 1929 nasceva a Milano Rodolfo Bonetto, oggi avrebbe compiuto 90 anni e a lui dedico quest’articolo, per ricordare uno dei grandi maestri del design italiano e un padre straordinario.
La storia di Rodolfo Bonetto è certamente tra le più singolari nel mondo del design, nato in una famiglia povera e rimasto orfano da bambino Rodolfo vive la sua gioventù negli anni della guerra cercando di guadagnare dei soldi con lavoretti vari tra cui dipingere cravatte che poi vendeva.
Negli stessi anni si fece largo la grande passione per la musica Jazz e uno strumento in particolare, la batteria, che lui suonava, da autodidatta seguendo i grandi batteristi americani come Gene Krupa e Buddy Rich, in casa alla radio ascoltava la musica trasmessa dagli americani. Questa sua passione generò una petizione di quartiere affinchè smettesse di suonare dando fastidio a tutto il vicinato cercando di scoraggiare il giovane Bonetto, ma la sua dote, invece, lo portò ad essere un grande musicista anche se non sapeva leggere uno spartito.
Fece parte del famoso Sestetto Italiano con Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Dino Piana, Attilio Donadio, Giampiero Boneschi e Berto Pisano, e in breve tempo diventò un riferimento suonando anche nell’orchestra della RAI.
In famiglia Rodolfo aveva uno zio (fratello di suo padre) che si chiamava Felice Bonetto, un grande pilota di auto da corsa, il cui motto era “tra me e il tram basta la vernice”, che gli trasmise la passione per le auto generando in Rodolfo l’hobby di schizzare automobili dalle linee avveniristiche, una passione che lo portava anche a disegnare auto sulle pelli dei tamburi della sua batteria, e questo, una sera durante un concerto, fu notato dal regista Michelangelo Antonioni che gli chiese di partecipare al film che lui stava per girare dal titolo “La Notte”, invito che Bonetto declinò per ragioni sconosciute.
Destino volle però che lo zio Felice fece vedere alcuni disegni di Rodolfo ai carrozzieri storici di Torino quali Viotti, Vignale, Boneschi e Pinin Farina i quali trovarono molto interessanti nell’approccio innovativo di alcune linee della carrozzeria, poco più tardi alcuni gli commissionarono dei progetti che poi furono realizzati.
Siamo alla fine degli anni ’50 e Rodolfo si trova davanti ad un bivio professionale tra continuare una fortunata carriera da musicista oppure affrontare una professione quasi sconosciuta che si chiamava Design.
Nel 1958 Bonetto decide di dedicarsi al design aprendo uno piccolo studio in Corso Magenta a Milano in condivisione con il suo grande amico Otello Spagliardi che faceva il geometra e andando a lavorare come consulente alla Veglia Borletti, dove oltre che seguire il design delle strumentazioni auto, poteva imparare le tecniche di progettazione.
Ma la sua sete di imparare non si arrestava e un giorno scrisse una lettera a Thomas Maldonado che allora era il direttore della famosa scuola Hochschule für Gestaltung di Ulm chiedendogli se poteva iscriversi per andare a studiare, a questa lettera allegò alcuni suoi progetti di auto. La risposta di Maldonado non si fece attendere “Caro Bonetto ho ricevuto la sua lettera e i suoi progetti e le comunico che non è possibile frequentare come studente la scuola, ma le chiedo di venire come docente ad insegnare”. Dal 1962 al 1965 Bonetto ricopre la carica di docente della Hochschule für Gestaltung di Ulm, da li la sua rapida ascesa professionale che lo portò ad essere uno dei grandi maestri del design italiano.
Olivetti fu uno dei primi grandi clienti, allora questa azienda rappresentava la vera cultura industriale e a Bonetto fu affidato il difficile compito di realizzare il design delle macchine utensili un prodotto brutto e sporco che veniva utilizzato nelle fabbriche, Bonetto come prima cosa decise di andare proprio in queste fabbriche dove chiedeva agli operai quali erano i problemi di utilizzo e come secondo loro poteva migliorare la loro qualità di lavoro. Da qui nacquero una serie di macchine utensili e rilevatori di quote che non solo erano belle e nobilitavano il lavoro di chi le utilizzava ma anche introdusse una seri di elementi che le rendeva più sicure per l’operatore.
Gli anni ’70 e ’80 decretarono il successo di Rodolfo Bonetto che disegnò prodotti per le più grandi industrie italiane e non solo, Vittorio Gregotti lo defini “Un operaio colto del design” proprio per la sua modestia e il suo approccio verso il progetto sempre attento a soddisfare l’utente finale. Molti sono gli aneddoti di Bonetto, tra cui il momento che gli proposero di fare il direttore della Triennale di Milano, ruolo che ricopriva sempre un uomo di partito dell’allora PCI, Rodlfo non era iscritto ad alcun partito, simpatizzava per il Partito Repubblicano, e fu sorpreso da questa proposta che non accettò. Mi ricordo che fu poi designato l On. Eugenio Peggio, un economista del Partito Comunista, il quale a digiuno di cultura di design trascorse molto tempo con Bonetto per comprendere il mondo del design. Aneddoti, storie, e ricordi, come quando Philips, verso la fine degli anni ’70 chiese a Bonetto di ricoprire la carica di direttore del centro stile ad Eindhoven in Olanda offrendogli un contratto economico di notevole entità più una serie di benefit per la famiglia, una opportunità straordinaria che Bonetto alla fine non accettò perché ciò avrebbe comportato la chiusura del suo studio e il trasferimento della nostra famiglia in Olanda.
Bonetto ricoprì per due volte la carica di presidente dell’ADI e una la presidenza dell’ICSID, vinse 8 Compassi d’Oro di cui l’ultimo alla carriera oltre numerosissimi altri premi nel mondo. La sua produzione progettuale fu vastissima e di altissimo profilo progettuale, tra cui dalla metà degli anni ’70 anche nell’automobile con Fiat Auto aprendo un secondo studio a Milano dedicato al design degli interni auto dei 3 marchi del gruppo.
Fu per me un grande padre, severo ma che mi amava in modo sconsiderato, spesso eravamo in contrasto su molte cose, ma tutto era sempre rivolto a cercare di darmi un insegnamento solido, concetti che ho capito molto più tardi anche a fronte di errori che ho commesso.
La sua eredità professionale non è stata facile da gestire ma sono certo che oggi avrebbe sorriso compiaciuto per quello che ho portato avanti faticosamente. Di Bonetto, mio padre, ho ancora mille ricordi che non si cancellano per quello che lui è stato, un uomo di grande carisma ma anche un uomo semplice che amava le cose semplici, come la sua passione per i sigari e il vino Barbera. Oggi a 90 anni sono convinto che sarebbe ancora attivo progettualmente, e avrebbe saputo adattarsi ai grandi cambiamenti professionali pur mantenendo quel suo rigore professionale.
Forse un giorno scriverò un libro su Rodolfo Bonetto designer, uomo e padre per rendere omaggio a ciò che lui ha fatto. Un tributo che dopo 28 anni dalla sua scomparsa, nessuno a voluto dare, un indegno trattamento verso la memoria di un grande designer che ha dato la sua vita alla cultura progettuale del design Made in Italy, una memoria snobbata dai critici, dai giornalisti e da quelle istituzioni che avrebbero il dovere morale di rendergli omaggio.
Io, figlio di Rodolfo Bonetto, nel mio piccolo lo faccio costantemente attraverso la Targa Rodolfo Bonetto, un premio di design rivolto agli studenti che da 24 anni realizzo e attraverso una Onlus Associazione Rodolfo Bonetto, con le mie forze economiche ma sempre più amareggiato per tutte le volte che hanno ripetutamente celebrato nomi del design che non hanno fatto neanche la metà di quello che ha fatto Rodolfo Bonetto. Forse in un altro Paese mio padre avrebbe persino avuto una strada intitolata a lui ma in Italia non ha avuto neanche una mostra biografica, una vergogna inammissibile di cui sono colpevoli tutte le istituzioni del design, della cultura, del Comune di Milano e quelle istituzioni che hanno realizzato mostre sui soliti noti.
Per ora nel mio piccolo affettuosamente ti auguro Buon Compleanno papà, sei stato un grande uomo e un grande padre !