Manuela Olga Malerbi

Founder Junior

Salviamo l'isola Palmaria

2019-07-21 18:42:07

Voglio raccontarvi di un'isola da favola che qualcuno ha deciso di distruggere....

Nel Golfo dei Poeti esiste un’oasi in gran parte  selvaggia e incontaminata. Si tratta dell'isola  Palmaria che insieme alle altre isole del Tino e del Tinetto, fa parte dell'arcipelago spezzino. E' l'isola più grande dell'arcipelago e di tutte le cinque isole liguri (1,89 km quadrati). Per la stupefacente maestosità del paesaggio costiero e marino (è Parco Naturale) ma anche per l'ottima integrazione delle strutture architettoniche con l'ambiente  è una zona dichiarata di "straordinaria bellezza"

Ebbene, a maggio è stato approvato un masterplan da Regione Liguria, Comune di Portovenere, ministero per i Beni culturali e Marina militare che punterebbe a riqualificare in termini paesaggistici, architettonici e funzionali l’isola. Vogliono farne la Capri della Liguria...in definitiva sarà data in mano ai capitali privati per renderla appetibile ai ricchi turisti.......il che sappiamo tutti cosa significa. Noi che  in questa terra siamo nati , nella quale abbiamo vissuto molti dei momenti migliori della nostra infanzia, la perderemo. La nostra splendida isola sarà cementificata 

per costruire alberghi di lusso, ristoranti ecc...


Per cercare di evitare che questo progetto  vada in porto e che questo gioiello venga rovinato è stata aperta una petizione che invito tutti a firmare. La trovate su Change.org " Hands off Palmaria Island!!! L'isola Palmaria non si tocca!!! "


Aiutateci! L'Italia è il nostro paese, facciamo si che non ce lo portino via! 


(le fotografie dell'isola sono di Manuela Olga Malerbi)

Qui sotto il nome del movimento contrario al masterplan  

giornali e televisioni si stanno occupando del nostro "problema"

Per chi vuole saperne di più sulle caratteristiche dell'isola queste informazioni da Wikipedia:

 


L'isola Palmaria con la sua superficie di 1,89 km², è la più grande delle tre isole del Golfo della Spezia e dell'intero territorio ligure; le altre due isole, Tino e Tinetto, si incontrano scendendo di pochissime centinaia di metri in linea retta verso sud.

L'isola ha una forma triangolare: i lati che si affacciano verso Porto Venere e il golfo della Spezia sono quelli più antropizzati e degradano dolcemente sino al livello del mare, ricoperti dalla tipica vegetazione mediterranea; il lato che guarda verso ovest, ossia verso il mare aperto, è caratterizzato invece da alte falesie a picco sull'acqua, nelle quali si aprono molteplici grotte. I lati più antropizzati vedono la presenza di alcune abitazioni private, di una trattoria (in località Pozzale) e soprattutto di stabilimenti balneari solo pubblici da qualche giorno.

Per quanto riguarda il lato occidentale, ovvero quello più difficilmente accessibile, sono degne di nota la Grotta Azzurra, visitabile in barca, e la Grotta dei Colombi, che si può raggiungere solo calandosi con delle corde. Quest'ultima in particolare si è rivelata molto importante nello studio delle vicende storiche del Golfo, in quanto al suo interno sono state ritrovate ossa fossili di animali pleistocenici, quali il camoscio e il gufo delle nevi, ma soprattutto resti di sepolture umane, che attestano la presenza dell'uomo ad almeno cinquemila anni fa.

Sull'isola sono presenti inoltre molte costruzioni di carattere militare e di grande interesse storico: sulla sommità, inaccessibile in quanto ex territorio militare ed attualmente in stato di abbandono, il forte Conte di Cavour (o forte Palmaria), la batteria sperimentale oggi adibita a centro di educazione ambientale e la batteria Semaforo; presso punta Scuola, la torre corazzata Umberto I – che aveva in dotazione due cannoni Krupp da 400 mm, ossia con il maggior calibro per l'epoca –, adibita nel secondo dopoguerra a carcere militare e da pochi anni ristrutturato e i resti della batteria Albini; sparsi nell'intero territorio dell'isola, svariati bunker risalenti alla Seconda guerra mondiale e resti di postazioni d'artiglieria costiera e contraerea per lo più inaccessibili in quanto abbandonati e sommersi dalla vegetazione.

Degna di nota, infine, è la presenza (nella parte meridionale dell'isola, denominata Pozzale) di una cava abbandonata, utilizzata un tempo per l'estrazione del pregiato marmo nero con striature dorate detto portoro. Sono ancora presenti i resti delle gru e dei paranchi utilizzati per la movimentazione dei blocchi di marmo, nonché i muri delle abitazioni dei minatori.

Il 22 maggio 2009 è stato abbattuto con 672 candelotti di esplosivo gelatinato (per un totale di circa 50 chili), l'ecomostro che da anni rendeva brutta la vista della costa dell'isola da Porto Venere. Il cosiddetto "Scheletrone" era stato costruito nel 1968 con regolare concessione edilizia.

A luglio 2009 è stata presentata una variante al Piano Regolatore e un progetto di riqualificazione e valorizzazione turistica dell'isola. Intorno al 2011 dovrebbero essere dismesse le aree militari della Palmaria, ed è prevista la costruzione di una passeggiata a mare davanti a Porto Venere, attrezzata con palme e panchine, un significativo aumento delle volumetrie per l'ampliamento dello stabilimento balneare e, al centro dell'isola, la creazione di agriturismi con coltivazioni di ulivo e vite, che beneficiano dei contributi regionali e dell'Unione europea. Il progetto, inizialmente osteggiato dalle associazioni ambientaliste, ha incontrato il favore di Comune, Provincia, Regione ed Ente Parco.

La flora della Palmaria è composta da circa 500 specie. La vegetazione originale, che doveva essere costituita prevalentemente dalla macchia mediterranea e dal bosco di leccio, è stata modificata per cause antropiche quali il fuoco, l'agricoltura, introduzione di piante e animali alloctoni (platani, palme e conigli).

Oggi i pini (Pinus pinaster e Pinus halepensis) condividono lo spazio con essenze tipicamente mediterranee come il leccio (Quercus ilex), la roverella (Quercus pubescens), il lentisco (Pistacia lentiscus), il corbezzolo (Arbutus unedo), i cisti (Cistus monspeliensis, Cistus salvifolius, Cistus incanus), le ginestre spinose (Spartium junceum), ecc.

Altre importanti formazioni vegetali sono la macchia ad euforbia (Euphorbia dendroides) e sulle scogliere più vicine al mare quelle caratterizzate dal finocchio di mare (Crithmum maritimum).
Tra le emergenze floristiche occorre ricordare Centaurea cineraria veneris, Iberis umbellata var. linifolia, esclusiva nella Palmaria, Centaurea aplolepa lunensis, endemica della Liguria orientale.
Da ricordare infine Brassica oleracea robertiana, Serapias neglecta e Cistus incanus, raro in Liguria, ove raggiunge il suo limite settentrionale.






Sull'isola si trovano alcune delle maggiori emergenze faunistiche rettili, quali il tarantolino Phyllodactylus europaeus, il più piccolo dei gechi europei, facilmente riconoscibile per l'assenza di tubercoli sul lato dorsale. Oltre che sulle isole del Tino e del Tinetto questo geconide è presente in pochissimi altri siti liguri.

Tra gli uccelli meritano di essere ricordati il gheppio (Falco tinnunculus), il falco pellegrino (Falco peregrinus), lo sparviero (Accipiter nisus), la pernice rossa (Alectoris rufa), i gabbiani (Larus argentatus, Larus michahellis), il corvo imperiale (Corvus corax), il passero solitario (Monticola solitarius), il cormorano o marangone dal ciuffo (Phalacrocorax aristotelis).

Tra i mammiferi si menzionano i cinghiali e i pipistrelli presenti nelle grotte: l'orecchione (Plecotusauritus), il rinolofo maggiore o pipistrello ferro di cavallo maggiore (Rhynolophus ferrumequinum), il rinolofo minore (Rhynolophus hipposideros). Sono presenti colonie di conigli e capre, residui di un recente passato in cui l'isola era maggiormente abitata di adesso.

Tra gli invertebrati presenti sulle isole è da segnalare il coleottero Parmena solieri, un endemismo tirrenico legato alla macchia di euforbia arborea.


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