Mantra Yoga

Yoga & Discipline Orientali

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(LVG 2 di 5) La Vita è un Sistema che si muove verso il tuo obiettivo

2021-01-30 16:35:27

Il pensiero convenzionale è caratterizzato dal pensiero lineare. Molti maestri insegnano che il sentiero verso il successo nella vita sia composto da una serie di passi che possono essere ottimizzati e migliorati uno ad uno, dimenticando che la vita è un Sistema e che si muove in modo integrato.

Siamo alla seconda puntata del mini-corso “La Vita è un Gioco” (LVG). Finora abbiamo parlato dell’importanza dell’atteggiamento e delle 3 strategie da adottare per partecipare con intelligenza al meraviglioso gioco della vita. Se hai perso quell’articolo, vai a leggerlo subito.
Il mantra yoga è infatti uno strumento per raggiungere molte cose, dipende dai nostri scopi.
Prima di tutto è un metodo che ci consente di percepire e sperimentare stati di coscienza più elevati. Può aiutarci anche ad entrare in un reame spirituale o ad invocare le benedizioni divine oppure energie positive per poter superare gli ostacoli e guarire corpo e mente.
Quali obiettivi conseguire? Molti dei nostri desideri lavorano nell’ombra, al riparo dai giudizi degli altri e della nostra coscienza, altri vengono negati oppure alcuni diventano padroni assoluti della nostra vita e prendono le redini di ogni nostra decisione.
Per questo motivo nella scorsa puntata abbiamo parlato delle 3 strategie per cambiare paradigma e impostare il nostro movimento all’interno di un gioco infinito, quale è la vita.
Migliorare noi stessi (la prima strategia) porta con sé uno spazio ed un respiro in sintonia con la potenza del mantra yoga, così la seconda strategia ossia la cooperazione con gli altri. L’universo infatti non è incline ai favoritismi e cerca sempre di portare il bene a tutti gli agenti in gioco.
Così noi, prima di iniziare a parlare di formule e mantra, è opportuno dedicare il giusto tempo (la terza strategia) per creare le condizioni adatte al nostro successo reale.
Per farlo è utile aggiungere un nuovo tassello, la lente della teoria dei sistemiidentificando alcune idee che cambieranno completamente il modo in cui stai guardando il mondo e soprattutto il modo in cui stai scegliendo ed attuando le varie strategie per raggiungere i tuoi obiettivi, che in ultima analisi sono la ricerca della felicità (sotto vari punti di vista e declinazioni).
Il pensiero convenzionale del nostro piccolo pianeta Terra è caratterizzato dal pensiero lineare. Molti maestri ritengono, ed insegnano, che il sentiero verso il successo nella vita sia composto da una serie di passi che possono essere ottimizzati e migliorati uno ad uno.
Ad esempio, se hai un problema di relazione, qualcuno potrebbe suggerirti che dovresti apprendere la tecnica dell’ascolto attivo, sviluppare la qualità della tolleranza e predisporti al perdono, senza dimenticare la meditazione attraverso il respiro consapevole.
Qualcun altro ti dirà qualcosa di diverso, a seconda di come vede le cose e qual è il suo “spazio della soluzione” di cui parlavamo nell’articolo precedente.
Quando il sistema, ossia la soluzione proposta, non funziona, ti verrà detto di focalizzarti sulle singole parti e di migliorarle. Magari il tuo ascolto attivo è carente, oppure la tua meditazione non è sufficientemente focalizzata o infine non c’è abbastanza empatia nelle tue parole.
Ti muovi allora approfondendo queste tecniche, facendo nuovi corsi, leggendo libri, ascoltando seminari per poter risolvere quell’aspetto, mettendo così in secondo piano il tuo reale problema, ossia la difficile relazione con una persona.
Però ti muoverai senza nessuna garanzia che le cose funzioneranno davvero e che i tuoi singoli sforzi facciamo realmente la differenza.
Il punto è che il problema non è (mai) la tattica, ma il nostro pensiero lineare.
Per questo motivo, modificare a monte il nostro modo di pensare, migliorerà ogni cosa che sta a valle.
La tua vita non è una raccolta di parti che possono essere modificate una alla volta, è invece un sistema che funziona nell’interazione delle singole parti.
Prendiamo per un attimo come esempio un’auto da gara. Non sono assolutamente un appassionato anzi, conosco la marca solo delle due auto di mia proprietà, ma l’analogia è calzante.
L’auto è un sistema composto da vari sotto-sistemi che forniscono benzina, che progettano il design aerodinamico, che generano potenza, che la convertono in energia meccanica.
Prese singolarmente, queste parti non producono l’esperienza del guidare, giusto?

Siamo un sistema in continuo movimento

Ogni parte è necessaria, ma nessuna è indipendente dalle altre. Solo nel momento in cui operano insieme, le proprietà essenziali dell’automobile emergeranno.
Ovviamente, possiamo ottimizzare il singolo elemento, il singolo sotto-sistema, ma funzionerà solo nella misura in cui riuscirà ad interagire e ad integrarsi con le altre parti facendo emergere le proprietà peculiari dell’intero sistema, in questo caso un’automobile.

Pensa a cosa potrebbe accadere se dessimo più potenza al motore, ma contemporaneamente non pensassimo alla forma della macchina al fine di stabilizzare la sua tenuta sulla strada!
Ecco perché prendere a prestito tecniche e appiccicarle al tuo caso specifico, la relazione di cui stavamo parlando, non solo non funzionerà, ma potrebbe creare danni enormi. Sei d’accordo?
Noi, per funzionare nel percorso della vita, siamo composti da vari sotto-sistemi e ce ne sono 3 che nel nostro contesto rivestono un’importanza particolare perché, se non adeguatamente valutati, rendono vano ogni nostro progresso:

  • Consapevolezza
  • Azione coordinata
  • Trasformazione

Consapevolezza

La consapevolezza si manifesta in molte forme: un evento inaspettato che ci fa vedere le cose in modo diverso, le parole di un amico, di un conoscente o addirittura di un nemico, una frase letta da qualche parte, un malessere, il nostro corpo che invia i segnali attraverso il nostro apparato pneumo-psico-fisico, un pensiero ricorrente, qualcuno vicino a noi che soffre, una goccia che ha fatto traboccare il vaso, ecc…
In sostanza, ci accorgiamo che qualcosa non sta funzionando, sia in modo esplicito, ossia conosciamo il problema, sia in modo implicito, ossia non ne abbiamo la consapevolezza fino a quando qualcuno o qualcosa ce lo fa notare.
In ogni caso la consapevolezza crea interesse in noi, ci rende altamente recettivi verso quello specifico ambito.
Se qualcuno non è consapevole di avere un problema, certamente non avrà il desiderio di trovare la soluzione.
In questa fase, l’uso di mantra è molto utile perché aiuta a ripulire la mente dalle incrostazioni materiali ed legate alla sola dimensione dell’Io, che tutti noi abbiamo.
Portare alla coscienza non è sempre un processo semplice e piacevole anzi, potrebbe significare fare i conti con qualcosa che stiamo evitando in tutti i modi da chissà quanto.

Azione coordinata

L’azione coordinata consiste nella volontà di agire in modo integrale e progettuale, per risolvere, riordinare, reindirizzare la situazione. Lo stato di consapevolezza che abbiamo risvegliato si esprime quindi in un movimento, un’azione volta a ristabilire l’equilibrio, un impegno attivo appunto, una serie di sforzi coordinati al conseguimento del risultato. In poche parole, attiviamo un sistema di elementi che cooperano tra di loro per riportarci nella pace.
Qui si perdono gran parte delle persone perché nel mondo c’è resistenza per ogni cosa che facciamo, quindi abbiamo bisogno di impiegare tempo ed energia. Chi non è sufficientemente motivato, ossia non ha una grande consapevolezza, lascerà la partita e tornerà al punto di partenza.
Per compiere un’azione coordinata abbiamo bisogno di una mente focalizzata. La Bhagavad Gita (BG 2.66) dichiara:

Chi è scollegato non ragiona. Chi è scollegato non è focalizzato. Chi non è focalizzato non ha pace. E per chi non ha pace dov’è la felicità?


E nel verso 50 dello stesso capitolo definisce lo yoga come “maestria nel compiere azioni” (yogaḥ karmasu kauśalam).
D’ora in avanti quindi faremo riferimento a questo tipo di concezione dell’azione, cercando di capirne insieme le dinamiche e in che modo possiamo raffinare la nostra arte, per il nostro bene e quello del mondo.

Trasformazione

La trasformazione è la conseguenza naturale dei primi due passi, ossia l’emergere di una nuova figura, noi, che da quel momento si muove nel mondo in modo diverso e che quindi non incorrerà più nella situazione che ha portato alla consapevolezza iniziale. O comunque lo farà sempre di meno, man mano che la trasformazione avviene sui vari livelli della nostra personalità.
Una forte consapevolezza e una felice azione coordinata, porta anche ad una feconda trasformazione nel nostro percorso evolutivo. Questa porterà ad una nuova consapevolezza, che farà scattare un’azione coordinata e quindi ad una nuova trasformazione. E così via, in un ciclo appunto infinito.
Molti in realtà sono consapevoli dei propri limiti e debolezze, si muovono per superarli, ma non sono pronti per trasformarsi nel processo, non voglio rinnovarsi.
Ma ogni viaggio che possa essere chiamato tale, presuppone una preparazione (consapevolezza), il viaggio vero e proprio (l’azione coordinata), ma anche un ritorno al regno come persone nuove capaci di portare frutto dal loro viaggio (trasformazione).
Incontrare il divino o noi stessi in una dimensione più profonda, porta ad una trasformazione, ossia a non poter essere più quelli di una volta, quelli di prima di aver sperimentato.
Non farlo sarebbe come mutilare ogni nostro sforzo e potenzialità, e rendere vana formula, per quanto potente possa essere.

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Il percorso evolutivo della Vita è un sistema nel quale queste parti interagiscono tra loro per produrre un risultato di rilievo, direi straordinario.
Ogni percorso, per chiamarsi tale, ha quindi bisogno di consapevolezza, di un’azione coordinata verso la soluzione e di creare i presupposti per una corretta trasformazione.
Ognuno di questi elementi è necessario, ma nessuno di loro è indipendente e sufficiente.
A cosa porta la consapevolezza se poi non ci attiviamo per migliorare la situazione? A nulla.
A cosa porta tanto impegno e sforzi se questi non conducono ad una reale trasformazione e ad un rinnovamento di noi stessi? A nulla.
Quindi, solo ora che abbiamo compreso quali sono i 3 elementi del nostro cammino evolutivo, e che questi producono risultati solo nella misura in cui interagiscono correttamente tra di loro, per prima cosa dobbiamo decidere quali sono i risultati che vogliamoossia quali sono i nostri obiettivi. Ovviamente partendo dalla consapevolezza di nostri problemi.
La teoria dei sistemi ci dice infatti che per ottimizzare un sistema, dobbiamo anche sapere il motivo del nostro intervento.
Quindi ora potresti momentaneamente chiederti:

  • Che risultati voglio ottenere dalla mia vita?

Potresti analizzare questo aspetto attraverso le differenti aree della tua vita, come le relazioni, la stabilità, l’energia personale, il lavoro, l’autostima. Oppure puoi prendere in considerazione delle specifiche situazioni che vivi in questo momento.
Ora, proseguiamo con un obiettivo che tutti noi abbiamo e che in parte ho già accennato: all’inizio e alla fine di ogni nostro desiderio e azione, nella nostra vita vogliamo più felicità, più appagamento e una maggior connessione, ossia avere un senso profondo della nostra vita e del nostro ruolo in essa.
Questo è già molto diverso dal semplice sopravvivere, come si sono abituati a fare in molti. 
Però, il termine “felicità” è troppo soggettivo e ha molte variabili. Per qualcuno significa essere sempre super entusiasti, per altri che le cose vadano sempre per il verso giusto, per altri ancora significa avere buona salute, o un buon lavoro o buone relazioni, ecc.
Per cercare di capire meglio questo termine, iniziamo focalizzando l’attenzione su cosa significhi non essere felici.

  • Rifiutare ciò che la vita presenta
  • Non riuscire ad usare i propri talenti o addirittura dimenticarsi di averne
  • Non vedere nessun risultato dai propri sforzi
  • Sentirsi sconnessi, soli e perduti in questo mondo così complicato
  • Affannarsi in cose di poco valore e vivere la vita che desiderano gli altri per noi, non quella che noi vorremmo
  • Non riuscire a trasformare le sfide in opportunità
  • Non riuscire a slegarsi da catene emotive, rancori, paure e condizionamenti, nonostante sappiamo che sarebbe la cosa giusta da fare
  • Eccetera…

Tutti noi conosciamo queste sensazioni. Infatti, è sulla percezione che dovremmo concentrare la nostra attenzione quando riflettiamo su cosa sia la felicità nella nostra vita.
Senza dubbio ci sono stati momenti di felicità nella tua vita, giusto?
Ma se ci pensi, non è stato l’evento in sé e renderti felice, ma il modo in cui hai interagito con esso, come l’hai integrato nella tua vita, quale esperienza concreta hai avuto, in che modo ha migliorato la percezione di te.
E allora anche una visita dal dentista può renderti felice, se hai saputo governare la tua paura; anche la perdita di una commessa di lavoro importante, se poi hai potuto guardare negli occhi il tuo partner e hai capito che insieme potete fare qualsiasi cosa; e anche un tradimento può renderti felice, se questo ti ha permesso di imparare a perdonare e a vivere senza legami di possesso e con meno aspettative…
Ovviamente tutto questo non può essere misurato e presentato in un diagramma o in un foglio, ed ecco perché le persone si focalizzano su criteri meno importanti, come la bellezza fisica, il conto in banca, il lavoro, i figli, il partner, le vacanze, gli oggetti…
Questi criteri, anche se possono essere facilmente elencati in un foglio, sappiamo che non rappresentano l’immagine intera, perché sono incompleti.
Quindi, per ogni cosa che ti viene in mente di fare per migliorare la tua situazione, chiediti:

  • questo cambiamento, tattica, strategia, aggiunta, relazione, conoscenza, mi avvicina o mi allontana dall’essere felice?
  • Da questo punto di vista, cambiare casa, avere un nuovo partner, comprarmi quella macchina, avere quel nuovo lavoro, mi rende felice o mi allontana da quello stato?

Come vedi, è vero che la felicità è qualcosa di soggettivo, ma allo stesso tempo è utile che scegliamo alcuni criteri più oggettivi per non cadere nella confusione o perderci nella nebbia.
Come ti dicevo, l'uso di mantra aiuta a fare sgombrare la mente dalle cose artificiali che abbiamo inserito, ma per il momento è importante che sia tu stesso a porti queso tipo di domande e a non abituarti ad affidarti ad uno strumento, per quanto potente sia.
Per il momento concentrati su un solo elemento: ad esempio, quante volte rifiuti ciò che ti accade nella vita, ossia quante volte pensi che quella cosa non ti sarebbe dovuta accadere e che la colpa sia di qualcuno o qualcosa?
Quest’unico elemento ti darà una visione più chiara e allo stesso tempo è un numero abbastanza oggettivo perché puoi tracciarlo ogni giorno, ripensando semplicemente a ciò che hai vissuto nel tuo quotidiano e come hai risposto ad ogni evento.
Non è una garanzia che se non rifiuti ciò che ti accade allora sarai felice, ma sicuramente ti metterà nelle condizioni migliori per essere più consapevole, poterti impegnare di più e permetterti di trasformarti.
Questa quindi è l’approssimazione più accurata che io conosca per definire la felicità, perché elimina gran parte del rumore di fondo della mente che argomenta sulle varie cose che ci succedono, e allo stesso tempo rivela molti segnali utili per procedere nella giusta direzione.
Infatti avremo più possibilità di percepire le altre sfumature soggettive di felicità della nostra vita che altrimenti ci sarebbe stato impossibile notare, concentrati sul nostro castello di certezze ormai espugnato.
Insieme, il dato oggettivo dei tuoi rifiuti e le sfumature soggettive, potranno raccontarti molto sulla tua vita e sulla direzione che le stai dando.
Ora facciamo un piccolo riepilogo:

  • La vita è un sistema il cui risultato emerge dall’interazione di elementi essenziali, di cui i principali sono 3: consapevolezza, azione coordinata e trasformazione.
  • Consapevolezza, azione coordinata e trasformazione sono elementi necessari, ma nessuno di questi è indipendente e sufficiente a produrre i risultati che vogliamo. Per avere successo, tutti e tre devono essere presenti e interagire tra loro in modo integrato.
  • Ogni situazione è particolare e personale, ma possiamo espandere il campo dicendo che il successo nella vita viene misurato dal livello di felicità che hai nel cuore e che viene prodotta dai tre elementi del sistema. Felicità significa essere migliore oggi di quanto tu lo sia stato ieri e questo viene indicato (anche) da quante volte rifiutiamo ciò che ci accade (sotto categoria specifica).

Pensa quindi alla tua vita come alla messa in comunicazione di questi tre elementi, consapevolezza, azione coordinata e trasformazione, dove ognuno di loro è necessario agli altri e al conseguimento dei tuoi risultati.
Crea poi un modo per misurare quante volte pensi che la vita sia in qualche modo ingiusta con te. Magari hai tutte le ragioni del mondo per ritenerlo, ma non è il momento di indagarle. Ora limitati solo a registrare questo rifiuto.
Scriviti quali sono gli altri tipi di felicità della tua vita, per avere un quadro più completo della situazione.
E quando devi compiere un’azione o un cambiamento, poni attenzione a cosa alimenti, se il tuo rifiuto o le tue felicità, quindi se ti avvicina al tuo obiettivo ultimo o ti allontana.
Se ti avvicina, avrai fatto un miglioramento, se rimani lì dove sei allora sarebbe uno sforzo inutile, se invece ti allontana sarebbe uno sforzo dannoso per te.
Semplice, facile ed efficace. 
Nella prossima lezione parliamo di ascolto, empatia e valore, perché c’è un potere nascosto a molti ma che ha effetti potenzialmente illimitati.
Il potere del mantra yoga fa leva proprio su questi fattori. (Link: LVG#03)
Ma prima dimmi se questo articolo ti è stato utile!
Om tat sat, 
Andrea (Ananda Kishor)

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