L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

UNA GIORNATA INASPETTATA

2021-12-09 20:30:19

UN NEBBIOLO D’ALBA AFFINATO SOTTO IL MARE DELLA NOSTRA LIGURIA

Non mi aspettavo nel mio lungo percorso degustativo, di imbattermi in questa strabiliante esperienza. Grazie all’amico Silvio Barberis, gran capo dell’ONAV di Saluzzo e già ex Delegato di Cuneo negli anni i cui ero Presidente dell’AIS Piemonte, dell’invito a questa inconsueta degustazione. Insieme ad altri due grandi assaggiatori, Michele Alessandria e Silvio Locatelli, quest’ultimo anche lui ex Delegato AIS, ci siamo dati appuntamento a Marene e insieme “abbiamo fatto capolino” nella nostra Riviera di Ponente, e precisamente a Noli, ridente paesino poco distante da Savona, per incontrare i nostri ospiti che ci aspettavano per questa importante responsabilità.  

Avevo già seguito alcune notizie, nei vari programmi televisivi, tipo Geo, Freedom o Linea Verde, di questa incredibile impresa sottomarina, ma arrivando sul posto ci siamo resi conto dell’importanza di questo esperimento, e il vedere gli innumerevoli sub al lavoro per spostare le biosfere più al largo ci ha fatto capire la serietà dell’iniziativa.

Abbiamo conosciuto il “boss”, il simpaticissimo Sergio Gamberini, esperto di mare e di immersione subacquea, e l’entusiasta moglie, molto gioviale. Sergio ci ha subito spiegato il motivo dei lavori: la necessità di portare i laboratori a livelli più profondi, per paura delle mareggiate autunnali, visto che negli anni passati si è già subito la perdita di alcune biosfere. 

Ci ha fatto visitare il centro direttivo stipato di computer e quadri di comando, dove qualsiasi dato viene tenuto sotto controllo anche con video camere in ogni settore.

Sergio Gamberini, Laureato in Ingegneria Chimica all’Università di Genova, si è specializzato al CERISIE di Milano sulle tecniche di stampaggio della gomma.  Già Presidente, per sette anni, dell’Associazione Nazionale della Subacquea (produzione, turismo, educazione), attualmente è Presidente del Gruppo OCEAN REEF, con 72 anni di operatività in Italia e uno stabilimento operativo, dal 1993, a San Diego California.

Da un paio d’anni ha creato il Nemo’s Garden, il primo orto sotto il livello del mare made in Italy. Le coltivazioni, infatti si trovano a Noli sui fondali verso Ovest delle spiagge di Noli. Queste serre, che il Washington Post ha definito le più belle ed originali al mondo, altro non sono che biosfere trasparenti calate in acqua e riempite d’aria: in questo modo si crea un "ecosistema" che, grazie a percentuali di umidità e temperatura ideali, consente la coltivazione di piante specifiche come fragole, basilico, lattuga, maggiorana e tante altre.  In questo caso il "contadino" per prendersi cura del suo orto dovrà però indossare le pinne e la maschera. 

Le biosfere subacquee in resina acrilica trasparenti, sistemate a sette metri di profondità, sono stupefacenti e fantascientifiche. All’interno trattengono l’aria senza bisogno di una chiusura ermetica, e le specie vegetali possono crescere rigogliose alla luce del sole, mentre il calore diurno condensa acqua pura per la loro coltivazione idroponica. Parassiti e muffe sono assenti dalla coltivazione asettica su fibre di vetro e cocco, e gli operatori subacquei possono entrare dal fondo e curare la crescita e raccogliere periodicamente foglie di basilico, fiori e frutti dalle proprietà arricchite in virtù della maggiore pressione atmosferica e delle condizioni di umidità e pressione controllate.

La nuova tecnica di coltivazione è la prima nel suo genere al mondo, dagli orizzonti illimitati, anche in zone ostili, con un sistema autonomo, sostenibile ed economico. Non sono infatti necessari fitofarmaci e pesticidi. L’intero complesso è monitorato elettronicamente e comunica con la superficie, in modo da poter garantire l’analisi scientifica dello svolgimento. Oltre a permettere in tempo reale le immagini sul sito www.nemosgarden.com. I successi dell’Orto di Nemo sono confermati dall’interesse delle Università internazionali e dalle continue visite di esperti e scienziati da tutto il mondo. 

E torniamo al nostro compito. Spinti da amici piemontesi, soprattutto da Paolo Bonatesta di Saluzzo, ci è voluto provare un nuovo esperimento, di affinare dei vini rossi nel mare, vicino alle loro attrezzature subacquee. Ed ecco che due anni fa hanno collocato alcune bottiglie di Nebbiolo da Barolo a otto metri, ed altre dello stesso vino tenute in cantina. 

Alcuni mesi fa, spinti dall’entusiasmo, hanno anche posizionato una botticella di 30 litri, nuova e di rovere, piena di nebbiolo, per un secondo esperimento enologico. Logicamente un’altra botticella uguale è stata alloggiata in cantina.

Ed è qui che siamo entrati in gioco noi. I nostri amici del Nemo’s Garden e Bonatesta, ci hanno interpellati per assaggiare, logicamente alla cieca, i quattro campioni. Nella bellissima cornice del mare Ligure, sotto un ombreggiato porticato, ci siamo apprestati a questa grande responsabilità.

Negli ultimi anni, le degustazioni ci hanno portato ad assaggiare parecchi spumanti affinati sotto il mare, con risultati a volte non gratificanti come si pensava, ma con prezzi non consoni per il prodotto. Questa forse è la prima degustazione nella storia di vini rossi affinati nel mare.


DEGUSTAZIONE del 25/09/2021, presso il NEMOS'S GARDEN di NOLI

1a degustazione alla cieca di due campioni di Nebbiolo d'Alba 2017, uno affinato 24 mesi a 8 metri di profondità e l'altro campione dello stesso vino affinato in bottiglia

- all’esame visivo, primo colpo d'occhio i campioni sono uguali, un bel rosso granato abbastanza intenso e limpido, molto piacevole con una viscosità pronunciata con lacrime che lasciano trasparire un vino di buon corpo. 

In una seconda e attenta analisi si ha l’impressione che il primo campione “A” sia leggermente più carico nel colore, sono nuances quasi impercettibili e difficili da cogliere.

- al naso, all’inizio sono un po’ chiusi ambedue, comunque nell’insieme profumi molto fini ed eleganti, poi nell’ossigenazione dei due campioni viene fuori il vino “A”, molto più elegante, contro il “B”, ottimo anche lui, ma con sensazioni più sapide.

- all’esame gustativo i vini si presentano di ottima stoffa, con corpo pieno e tannicità esuberante, anche se il secondo, il “B”, dà l’impressione di essere più evoluto, mentre l”A” è elegante e veramente ottimo.

- In finale preferiamo di gran lunga il campione “A” anche se comunque le differenze sono veramente leggere per una persona non allenata. È quasi come se il campione “B” sia stato conservato un po’ peggio.

Scoprendo le bottiglie, viene confermata la qualità del vino “A” che è stato conservato sott’acqua, mentre il “B” è stato affinato in bottiglia coricata. Si tratta di un Nebbiolo d’Alba Collina San Ponzio Azienda Agricola Collina San Ponzio di Barolo. 

2a degustazione alla cieca di due campioni di Nebbiolo d'Alba 2020, affinato ambedue in botticelle di rovere nuove da 30 litri, uno a 8 metri di profondità per 3 mesi e l’altro affinato sempre in botte ma in cantina.

- all’esame visivo, i due campioni si presentano completamente diversi, il campione “C” è di un rosso rubino carico e limpido mentre il campione “D” è un rosso granato abbastanza carico. In ambedue la viscosità è ben presente e traspare un’aspettativa di vino di buon corpo.

- al naso, il vino “C” ha delle puzzette tipiche da “ridotto” mentre nell’altro campione “D” traspare un’eleganza superiore, si può dire fine ed intenso nei profumi.

- anche all’esame gustativo i vini si differenziano, anche se il “C” al gusto è meglio che al naso, è un buon vino gradevole e piacevole. Il “D” in bocca è molto più gradevole, tannico, intenso e anche più morbido dell’altro.

Ho aspettato un po’ di tempo, e con l’ossigenazione il campione “C” è migliorato, si è evoluto e ha perso il ridotto, è diventato più elegante al profumo mentre il “D” ha cominciato a cedere leggermente in piacevolezza.

Al palato lo stesso, il “C” è migliorato.

Scoprendo le bottiglie, viene svelata le due sfaccettature, il vino “C” è stato conservato sott’acqua, mentre il “D” è stato affinato in cantina. In un primo tempo ho preferito il campione D.  Il vino usato per riempire le botticelle è un Nebbiolo di Luca Marenco di Barolo.

Da un’analisi e da un mio pensiero, poi confermato anche dai miei colleghi, l’affinamento subacqueo è consigliabile per i vini in bottiglia, già affinati in legno o in altri contenitori, ed è consigliabile in un ciclo di maturazione molto simile all’affinamento ulteriore, in bottiglia. 

Cosa diversa per l’affinamento nelle botti, poco adatto sott’acqua. Il campione “C” ha stazionato per due mesi sott’acqua nella botticella, e questa logicamente non traspirava, e il risultato è come se per il vino si fosse fermato il tempo. Quando è stato tirato fuori con l’ossigenazione si è evoluto ed è gradualmente migliorato. Il Campione “D” affinato nella botte in cantina ha avuto un’evoluzione più naturale ed è risultato leggermente meglio, anche se l’ossigenazione nel bicchiere ha trasformato i due campioni in due vini diversi.


Antonio Dacomo 10/2021

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