UN SAINT-EMILION CONTRO TUTTI

Una gran bella serata, come spesso capitano in questi ultimi tempi. Era già stata fantastica, quella dei Pinot Nero al Ristorante Cubique, e si è ripetuta più che mai l’altra sera al Ristorante Aroma, con dei possenti vini a base di Merlot, che si sono distinti per la loro morbidezza, e con le portate di Diego Lamarca, in un susseguirsi di splendidi piatti serviti dal fratello Denis.

Si è iniziato col Saint Emilion Grand Cru Chateau Barrail Saint André 2018 che aveva solo il difetto di essere troppo giovane. Servito con un’apetizer di buonissima insalata russa, il vino armonioso ed elegante, capace di coniugare perfettamente la piacevole ricchezza fruttata con le note terziarie in divenire, frutto del lungo affinamento in legni nobili. È un’etichetta assolutamente da riprovare, già piacevole ora, ma con un potenziale d’invecchiamento di almeno dieci anni.  Il vino matura per 12 mesi in barrique di rovere francese, per il 50% nuove e il resto di secondo passaggio, nasce in uno dei terroir più famosi al mondo per la produzione di grandi rossi. Clima ideale, terreni vocati e una secolare cultura del vino, fanno della regione di Bordeaux una vera e propria culla di straordinari vini. Pensate che le vigne si trovano ad un chilometro da Petrus. 

Si inizia col primo piatto, il capunet di verza e Toma, servita col Langhe Merlot Filius 2017 di Bricco Maiolica. Un Merlot in purezza che nasce dalle colline di Diano d’Alba ed è affinato per circa 18 mesi in piccole botti di rovere, un vino talmente intrigante, complesso ed avvolgente, che sicuramente fa “innamorare”. Al naso offre intensi sentori di frutti rossi e neri ben maturi, accompagnati da un’elegante nota vaniglia. Al palato presenta un avvolgente gusto di frutta a bacca nera e una buona tannicità, con note balsamiche e di tabacco. Beppe Accomo ne è sempre stato fiero di questo suo vino, peccato che non lo ha più prodotto da qualche tempo, scegliendo di assemblarlo con altri vitigni locali.

È tempo di pasta, ed arrivano gli spettacolari tagliolini al ragù di cortile e funghi. E qui continuiamo con il Langhe Merlot 2016 di Cascina Morassino, un vino splendido che nasce dalla caparbietà di Roberto Bianco a Barbaresco, per l’esattezza nella zona di Ovello.  Il Merlot viene ottenuto da un singolo vigneto nel comune di Barbaresco, vigneto di 0,2 ettari caratterizzato da un suolo di marne calcaree. Le uve, dopo essere raccolte manualmente in cassette, sono fermentate in vasche di acciaio inossidabile a temperatura controllata; una volta completato il processo di vinificazione, il vino matura per un periodo di 15 mesi in barriques. Si presenta di colore rosso rubino, cupo e intenso, che anticipa profumi altrettanto intensi di spezie e sentori di spezie dolci e erbe aromatiche come timo e salvia, prugna e ciliegie. Al palato è caldo, potente e avvolgente. Tannino setoso e presente anticipa un finale interminabile.

Infine, due Merlot 2011, il Langhe Merlot Vigneto Fontanazza Pissotta di Roberto Voerzio e il Langhe Merlot di Enzo Boglietti. Due “monumenti” serviti con la splendida guancia di vitello brasata, morbidissima, servita su una purea di patate. 

Il Fontanazza è molto intenso, caldo, erbaceo: mirtillo, mora in confettura, prugna, ciliegie sotto spirito, caramella di liquirizia, anche note complesse di muschio, sottobosco, terra bagnata. Al gusto conferma struttura potente e forte estrazione: ha freschezza e tannino sfumato, poi lunga persistenza. Veniva in parte prodotto nella vigna Pissotta, un impianto che è durato fino al 2018, con 8000 piante per ettaro, coltivato ad alberello che si trova sul versante che guarda Cherasco. Appunto dal 2018 Roberto Voerzio, non lo produce più. Il vino aveva un affinamento di 15 mesi in barriques (30% nuovo - 70% usato), 5 mesi in acciaio e 24 in bottiglia.

Il Merlot di Enzo Boglietti è prodotto invece nelle colline di Monforte che salgono verso Roddino, nella vigna Talpone a 470 metri. Vinificazione di 12 giorni a fermentazione controllata con continue follature giornaliere. Affinamento 28 mesi (24 mesi in barriques, 70% nuove, 30% secondo passaggio, 4 mesi in bottiglia). Colore rubino carico con leggeri riflessi aranciati. Naso molto intenso di frutta scura ben matura, spezie dolci, cacao e una piacevole nota vegetale di fieno. È ricco e vigoroso al palato con una trama avvolgente, tannini polverosi e un finale lunghissimo piacevolmente fresco. Risulta leggermente più evoluto confronto all’altro 2011.

Nel finale ci viene servita la sfera al cioccolato, lampone e vaniglia che non è poi male con i due Merlot.

Come ho detto sopra, una gran bella iniziativa, in cui non capita spesso di degustare 5 grandi Merlot così omogenei nella valutazione, tutti di grande piacevolezza e di gran classe. Anche gli invitati sono stati combattuti tra i vari campioni, scegliendo come vincitore chi uno, chi l'altro. Il Responso positivo unanime è stato per la cucina. 

È quella di Aroma, il ristorante aperto a metà 2015 dai fratelli Denis e Diego Lamarca, il primo in sala e il secondo in cucina con esperienze al Magorabin, Dolce Stil Novo e a La pista del Lingotto. Aperto in quella che è l’attuale sede, il locale che conta 25-30 coperti e un dehors su Corso Casale appena chiuso per la stagione, ha subito un recente restauro che ha portato un’allure di eleganza, con le pareti nero-legno chiaro, e di modernità, con i tanti quadri contemporanei ad abbellire le pareti.

Il menu, con una proposta alla carta di 4-5 alternative per portata, un degustazione da 5 piatti a scelta a €65 e una carta dei vini da un centinaio di etichette – è perfettamente in linea con il contesto, che suggerisce una cucina raffinata al passo coi tempi.

Una cucina essenziale, difficilmente si contano più di tre ingredienti nello stesso piatto.

An tonio.Dacomo 18/03/22