mangiare bene, bere meglio
LA STORIA DEL VINO
BARBERESCO, BARBARICA SILVA E I ROMANI
Roma si ritrova ovunque a Barbarica Silva, una collina occupata dai celti liguri e assediata dai romani, probabilmente dai consoli Marco Popilio e Marco Fulvio Flacco, che nel II secolo a.C. varcano il Tanaro e sconfiggono i barbari.
Da allora, la sacra vite romana sostituisce la Barbarica Silva, originando l'identità e la storia del Barbaresco.
Roma la si respira a Villa Martis, in onore di Marte, dio della guerra. Di qui, dalla cascina oggi della Martinenga, passava la strada che univa Torino alla costa ligure, citata da Tito Livio nella sua storia di Roma.
Roma è anche nelle mura di Neive, un borgo sorto intorno alla proprietà donata alla potente famiglia capitolina della Gens Naevia, così come è a Treiso, la terza pietra militare della strada che allora conduceva verso Alba Pompeia, odierna Alba e forte presidio militare romano nel Piemonte meridionale insieme ad Augusta Bagiennorum (Bene Vagienna) e Pollentia oggi Pollenzo.
Roma è nell'Alba Pompeia che ottiene nell'89 a.C. l'imprimatur romano con l'editto del generale Gneo Pompeo Strabone, che dà i natali all'imperatore Publio Elvio Pertinace, salito al trono nel 192 all'indomani dell'assassinio di Commodo.
Non sappiamo se sia vero, ma Roma è ancor oggi fra quelle colline con San Rocco Seno d'Elvio, la frazione che tra Alba Pompeia e Barbarica Silva ricorda il nome dell'imperatore.
Così come Roma è nelle cantine di Barbaresco, Neive, Treiso attraverso le pagine di Plinio il Vecchio, che nelle sue ricerche sui terreni più adatti alla coltivazione della vite considera le argillose vigne di Alba Pompeia tra le migliori, persino in confronto ai terreni vulcanici campani.
E cosa dire dei celti liguri, scacciati dalla Barbarica Silva? Anche loro hanno lasciato in dono a quelle terre un grande nome. Il celtico brig (collina) sarà il bric, bricco o collina delle Langhe e del Monferrato piemontesi.
Per millenni la storia del Barbaresco non ha rilievi o fatti particolari.
Occorre arrivare sino al 1799 per festeggiare la vittoria dell’esercito austriaco su quello francese nella piana di Genola ( CN), il generale Von Melas, ordina al comune di Barbaresco di procurare una carrà di vino Nebbiolo: è un documento importante ed è la più vecchia citazione scritta che faccia riferimento a Barbaresco ed ai suoi vini.
Nel 1870 presso la Cascina Drago di San Rocco Seno d’Elvio si conserva una bottiglia con l’etichetta scritta a mano “ Barbaresco 1870”: è la bottiglia piu’ vecchia esistente con la citazione del vino e del paese d’origine.
Nel 1894 il Barbaresco inizia a diffondersi grazie a Domino Gavazza direttore delle Regia Scuola Enologica di Alba.
L’illustre professore ha un ruolo importantissimo nella nascita e diffusione del Barbaresco, acquista il castello di Barbaresco con alcune proprietà e inizia un opera di proselitismo che porta la fondazione della Cantine Sociali di Barbaresco, inizialmente sono 10 viticoltori. Purtroppo chiuderà nel 1922.
ETA' CONTEMPORANEA
Ad Alba nel 1934 – Nasce il Consorzio per la Tutela del vino Barolo e Barbaresco.
Nel 1958 nasce la fondazione della Produttori del Barbaresco, l’inizio della rinascita per tutta la zona. Essa riunisce diciannove viticoltori (oggi sono 63).
La ditta Gaja di Barbaresco nel 1961 decide di vinificare soltanto le proprie uve, senza acquistare più da terzi. Di conseguenza, rinuncia a produrre Barolo; il Barbaresco diventa quindi il vino bandiera per l’azienda che, tre decadi più tardi, sarà la “griffe” più famosa dell’enologia italiana.
Nel 1966 il Barbaresco diventa vino D.O.C. e nel 1980 ottiene la DOCG.