L'UOMO DELLA TAVOLA

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LA STORIA DEL VINO

2021-04-15 13:51:48

I ROMANI HANNO INVENTATO IL SANGIOVESE E IL MONTALCINO?

Per Giacomo Tachis, uno dei più autorevoli padri dell'enologia italiana, il Sangiovese sta all'Italia come il Cabernet sta alla Francia: sono vini che esprimono una forte identità viticola e vinicola di un Paese.
Entrambi affondano e confondono la propria storia con quella di Roma Caput Vini. Ai tempi dei romani i vini prodotti nelle zone della Romagna e della Toscana erano noti ed è latina l'origine del nome Sangiovese (da Sanguis Jovis), ovvero sangue di Giove, con tutta probabilità il vitigno che frutta nel cesenate il Curva Caesena citato da Plinio il Vecchio.
I romani giunsero nel territorio dell'attuale Romagna intorno al 250 a.C. Il console Emilio Lepido costruisce la via Emilia nel 187, possente fattore di sviluppo di scambi e commerci che influenza profondamente anche la viticoltura. 
Forum Livii oggi Forlì e Forum Popili poi Forlimpopoli saranno altrettante tappe del Sangiovese, insieme alla Cesena dei ricchi ritrovamenti di anfore e ad Ariminum, il porto di Rimini considerato allora la più importante base commerciale dell'Adriatico.

Meno prestigioso, almeno secondo quanto riferito da Marziale, il troppo abbondante vino liquidato dal poeta in due epigrammi: >.
Ma si ritiene che la celebre uva fosse già nota molto più di 2000 anni fa e che fosse utilizzata dagli Etruschi per la produzione di vino.
Il percorso imboccato dal Sangiovese è diverso. Scavalcando l'Appenino, il vitigno trova in Toscana il suo territorio di eccellenza, poi scende ancora a sud per trasformarsi in uva simbolo della penisola con ben l'11% della superficie viticola nazionale.
Nel corso dei secoli il Sangiovese si è differenziato in numerosi cloni e diversi territori. In Toscana si distinguono due grandi famiglie: il Sangiovese grosso e il Sangiovese piccolo.
Espressione più alta del Sanguis Jovis. il nome del Brunello ritrova nella romanità un altro eco. I primi insediamenti fortificati dell'area di Montalcino risalgono all'epoca etrusca e ne sono ancora una testimonianza i resti dell'area archeologica di Poggio Civitella. 
Poi la romanitas battezzerà un monte coperto di verdi lecci in Mons Ilcinus. Così con il Sanguis Jovis di Mons Ilcinus, Roma Caput Vini genera uno dei più grandi vini d'Italia. 

L’origine e la provenienza del Sangiovese è molto difficile da identificare: le notizie su uno dei vitigni più conosciuti e coltivati in Italia sono molto frammentarie e poco attendibili. 
Si trova per la prima volta citato con il nome di “Sangiogheto” dal celebre agronomo fiorentino Giovanvettorio Soderini nel suo “Coltivazione toscana delle viti e d’alcuni alberi” del 1590: di Il Sangiogheto è “sugoso e pienissimo vino” “è un vitigno “che non fallisce mai”.  Il “Sangioeto” è raffigurato come una delle principali varietà di uva prodotte  nel Granducato di Toscana nel Dipinto del 1700 dal titolo “Uve” di Bartolomeo Bimbi (1648-1729) Specialista nella raffigurazione di natura morta, al servizio dei Medici. Nel 1726 Cosimo Trinci, famoso agronomo pistoiese, fa gli elogi del San Zoveto nell’opera “L’Agricoltore sperimentato”. 
”Il San Zoveto è un’uva di qualità bellissima e ne fa ogni anno infinitamente moltissima”

Nel 1773 Giovanni Cosimo Villifranchi, medico e botanico fiorentino, lo segnala nella “Oenologia Toscana”, “sopra i vini ed in specie toscani” : “S.Gioveto. Uva rossa quasi nera, tonda, di mediocre grossezza buccia dura… Suole essere abbondante e non fallisce quasi nessun anno… Fa il vino molto colorito e spiritoso… Comunemente si mescola con altre uve e mirabilmente rende corpo e forza ai vini deboli.”

GLI STUDI DELL’OTTOCENTO: “UN’UVA TUTTA TOSCANA”
Nell’Ottocento Giorgio Gallesio pomologo ligure parla del San Gioveto nella “Pomona Italiana”. Nel suo viaggio in Toscana del 1833 osserva il Sangioveto fra le uve dominanti nel territorio senese. Compie per primo vari studi comparativi e arriva a concludere che il Sangioveto sia “un’uva tutta toscana e forse la più preziosa delle uve di questo paese tanto caro a Bacco” 
Nel1872, il Barone Ricasoli, illustre politico e imprenditore vitivinicolo di grande lungimiranza, inventa la formula del Chianti, l’attuale Chianti Classico.



Dalla Toscana e dalla Romagna, a fine 1800, la coltivazione del Sangiovese si estende ad altre regioni italiane come Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio. In queste regioni varie testimonianze parlano sempre di un’originaria provenienza toscana o romagnola.
Quindi l’’ipotesi fino ad oggi più accreditata è che il Sangiovese sia un vitigno autoctono della Toscana. Lo si trova già associato alle rotte commerciali degli Etruschi che lo avrebbero introdotto nella regione.

antonio.dacomo  15/4/21