L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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LA STORIA DEL VINO

2021-03-31 10:56:38

NOVECENTO ANNI FA NASCEVANO I PRIMI VINI DI BORGOGNA AD OPERA DEI MONACI CISTERNENSI

Nell’aprile del 1112, proprio nella stessa valle della Saona, a sette chilometri da Nuit Saint Georges, dove sorgeva l’imponente Abbazia di Cluny, comparve un giovane di straordinario zelo chiamato Bernardo, che cambiò le regole del gioco. All’età di ventun anni a capo di un gruppo di trenta giovani della buona società, egli entro nel piccolo monastero di Citeaux che era stato fondato pochi anni prima.
Nasceva così, dal fervore ascetico di Bernard de Fontaine, il futuro dell’abbazia di Citeaux, un minuscolo avamposto tra le foreste della cittadina di Beaune. I suoi monaci fecero proprio il nome di Citeaux, scegliendo di chiamarsi Cisternensi, e si vestirono di bianco anziché di nero.
Pochi ma agguerriti, i cosiddetti frati bianchi conquisteranno ben presto gli onori delle cronache del tempo, adombrando il vecchio ordine cluniacense dei frati neri, arrugginito da cinque secoli.
Istruiti, spartani e inflessibili, i membri del piccolo esercito di Citeaux, un quindicennio dopo, trovarono il proprio comandante in Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell’omonimo monastero (Clairvaux) e supremo animatore dell’ordine. Maestro di teologia e retorica, fervente animatore del dibattito religioso del tempo, diede con astuzia una regola ai Templari, paradossale caso di ordine monastico legittimato alla guerra armata.
La storia della Borgogna vinicola moderna nasce allora, tra le colline della Cote de Beaune, a Meursault, dove i Cistercensi riscossero il primo, tangibile, segno di stima dei potenti duchi di Borgogna: un largo appezzamento di vigneto recato in dono dal duca Oddone, al quale era nota la feroce disciplina del lavoro di quei giovani in tonaca bianca. Fama meritata, certamente, se una seconda donazione arriverà, nel 1110, sulle rive del fiume Vouge, per mano del figlio Ugo II.
Altri vigneti seguiranno, a **Corton, Chambolle, Volnay, Fixin, Pommard e Vosne, **ma per i cistercensi, per l’ansia di perfezionismo pronta a divorarli in ogni ambito di lavoro, fu sempre quel piccolo appezzamento lambito dal fiume il terreno prediletto per i propri esperimenti. Perfezionare il lavoro, perfezionare il credo: era Vougeot la loro palestra spirituale, così amata da cintarla ben presto di pietre, come ancora oggi appare il Clos de Vougeot.
Dieci secoli prima di Benedetto XVI, la vigna del Signore, insomma, era già nella mente del clero: sarchiata, vangata, potata e curata, per i Cistercensi essa era strumento di vicinanza a Dio. Per averlo più vicino, essi non rinunciarono a farsi imprenditori, assumendo centinaia di laici per curare al meglio i vari appezzamenti. Osservatori instancabili, i frati bianchi coniarono per primi l’idea del cru, di un vigneto omogeneo, capace di produrre ogni anno vini di qualità costante e identificabile; loro, inoltre, l’idea tutta **borgognona del climat, **del vigneto onorato del nome, per stile e valore unici.
Ben presto tutta la Cote d’Or a nord di Meursault si riempie di recinzioni di pietra, in un trionfo **di clos **i cui nomi traevano spesso origine dalle chiese proprietarie (come il Clos de Tart, posseduto dalle suore cistercensi di Notre Dame de Tart), dalla conformazione particolare della zona (come Montrachet, collina calva, fedelmente alla natura brulla del cocuzzolo), dalla storia del luogo **(La Romanée, **nato su un antico vigneto romano). Inondato di donazioni, arricchito da elemosine e messe di suffragio, mantenuto dai fiumi di vino venduti, l’ordine Cistercense seguirà, nei secoli, la parabola che già fu dei fratelli Cluniacensi, declinando sul finire del XV secolo, con l’unificazione della Francia.
Fino ad allora, i Cistercensi trovarono nei duchi di Borgogna solidi alleati, sempre disposti a tutelare con ogni mezzo i frutti di cotante vigne: cinque secoli prima della nascita della AOC, Filippo III arrivò a vietarne impianto e coltivazione in territori giudicati inadatti. Con questo duca, detto il Buono, nonostante la consegna di Giovanna D’Arco agli Inglesi, terminerà la Guerra dei Cent’anni, l’ecatombe di un secolo che tanti guai porterà ad un’altra potenza viticola allora in ascesa: Bordeaux.
antonio dacomo 17/3/21