L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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LA STORIA DEL VINO

2021-03-25 11:33:24

STORIA DI UN VITIGNO INESPRESSO, I ROMANI E IL 50° PARALLELO. LA STORIA DEL RIESLING RENANO.

                                                           Treviri - Porta Nigra

Molto spesso i grandi vini nascono da coincidenze od errori, qui il caso è l’incontro tra un vitigno che al caldo della Croazia e del sud Italia era inespresso, i Romani con la loro necessità di vino e un accampamento romano molto a nord, nella Gallia sopra il 50° parallelo.
E’ la Storia del Riesling Renano, il più grande vitigno del Mondo.
              nave celtica trovata in loco                                    oggetto con rilievo
In una delle aree più belle della Germania , non molto lontano dal confine con il Lussemburgo, la Francia e il Belgio a Nord in una delle regioni vinicole migliori del paese si trova Treviri un piccolo centro fondato dai Romani , molto ben conservato con bellissimi monumenti ancora in ottimo stato, “una piccola Roma”.
In epoca imperiale la popolazione ammontava a circa 80 000 abitanti, tanto che Augusta Treverorum era considerata la più grande città a nord delle Alpi.
Fu fondata nell'anno 16 a.C. nei pressi di un insediamento militare, risalente al 30 a.C., la città di Augusta Treverorum, capoluogo della provincia romana della Gallia Belgica, nel territorio della tribù gallica dei Treveri . Questo fa di Treviri una delle città in assoluto più antiche del territorio tedesco.
Capoluogo d'una delle provincie della Renania, posta sulla destra della Mosella, non lontana dalla confluenza della Saar, 123 m. s. m. Fu cittadella avanzata dei Romani a guardia d'un importante passaggio del fiume, nel luogo dove il corso, inciso negli strati del Trias, è ancora abbastanza largo e diventa navigabile, poco prima d'iniziare con una stretta valle il passaggio attraverso i Monti Scistosi Renani. E sembra proprio che il primo ponte romano sul fiume fu costruito attorno al 17 a.C., sito di un probabile guado (ancora oggi si trovano i pali della fondazione del ponte sulla Mosella).
Difesa dai venti, la località ha un clima assai mite; i dintorni sono fertili e la vite copre le colline, mentre più in alto il rilievo è rivestito da boschi e verso la sommità appare in rosse pareti l'arenaria. La città al tempo dei Romani aveva notevole valore come nodo stradale (all'incrocio della via che verso N. conduceva a Colonia con quella che verso E. superava la depressione di Wittlich) e nel Medioevo conservò importanza per essere divenuta sede vescovile.
Dalla sua fondazione, Augusta Trevororum, necessitò negli anni di considerevoli approvvigionamenti di grano, olio e vino. Quest’ultimo era di vitale importanza per i legionari che combattevano contro i Galli nelle varie campagne e il suo approvvigionamento doveva essere abbondante per ogni soldato.
Vista la scarsa produzione di vino locale, dovuta a viti non adatte al grande freddo, l'imperatore Marco Aurelio Probo, nel 280 d.C., per contenere i costi di trasporto del vino fino ai confini dell’Impero, oramai diventati insostenibili, ordinò e impose che a Nord venisse coltivato solo il vitigno Heunisch (varietà autoctona della Croazia). Là, sopra Roma, erano presenti oltre 450.000 uomini appartenenti alle legioni che avevano incessantemente sete di vino e il loro ristoro doveva essere tenuto in debito conto.
Sembra che un vitigno autoctono esistesse già all’arrivo dei romani e ci fossero già tracce di viticoltura nei terreni contigui ai boschi.
Solo un'ulteriore ricerca genetica potrà svelare l'enigma del Riesling, ma la soluzione sembra essere tutta romana. Per un verso il vino della Valle del Reno è geneticamente figlio di un incrocio fra l'Heunisch e un tipo di vite selvatica.
Secondo altre analisi la Valle del Reno è lo straordinario habitat del vitigno romano Argitis Minor capace di esaltare tutte le proprie qualità solo in aree dal microclima più rigido di quello mediterraneo. Coltivato in Campania in epoca romana, sia Plinio nel libro IV della Naturalis Historia sia Columella nel libro III del De Agricoltura. Non c'è da stupirsi che l'Argitis venga inserito in una qualità media, in quanto il territorio campano difficilmente può essere ritenuto adatto a questo vino che esprime le sue qualità migliori in zone abbastanza fredde.
Secondo alcuni celebri ampelografi il Riesling Italico altro non è, ancor oggi, che un fratello gemello del Welschriesling renano. Quanto all'insediamento dell'Argitis Minor e dell'Heunisch lungo il Reno e nella splendida valle della Mosella, è accertato che gli impianti viticoli risalgono all'epoca romana.
In tutta la valle i romani hanno lasciato monumenti che sono ancora oggi una testimonianza della loro civiltà. Il ritrovamento di una grande nave da trasporto fluviale ci mostra come il vino venisse prodotto non solo per il consumo del luogo, ma anche per il commercio di tutto l'impero.
Nel 281 d.C. Domiziano, dal punto di vista quantitativo, provò a regolamentare il mercato inseguendo l’utopia di Roma sempre e per sempre autosufficiente. Poi, quando si accorse di avere oltre 150.000 bocche da sfamare, perché questa era la misura assistenziale imposta alle casse dell’Impero nel primo secolo dopo Cristo, ha dato l’ordine di estirpare tutte le viti che non si trovassero nel territorio italico. Roma necessitava di grano e la coltivazione della vite, molto più redditizia del primo, ne aveva preso il sopravvento, ragione per cui è stato pronunciato l’editto in parola.
                    Marco Aurelio Probo                                                pigiatura antica

Grazie a quest’ultimo provvedimento, che avrebbe dovuto imporre a tutta quella parte del mercato situata a Nord dell’Impero il monovitigno, è stato possibile creare quelli che oggi sono i tre quarti del panorama viticolo europeo, grazie agli incroci di quel monovitigno con le uve autoctone dei luoghi in cui è stato coltivato.
Di quanto appena raccontato è interessante osservare come le due spinte regolatorie incentrate sulla quantità e sulla qualità di uva prodotta rappresentino oggi il perimetro normativo del mercato comune vitivinicolo.
Tuttavia, prima di arrivare alla struttura odierna del mercato comune, vero punto di svolta per produttori e consumatori, per buona parte dei secoli trascorsi il mondo del vino ha vissuto non poche tribolazioni.
La regolamentazione del mercato comune vitivinicolo dal punto di vista quantitativo ha quale stella polare il compito di assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola migliorando il reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura.
Con il passare dei secoli toccò a Carlo Magno, verso l’800, promuovere con decisione lo sviluppo della viticoltura tedesca, emanando una serie di leggi in favore di vignaioli e commercianti, con l’obiettivo di incentivare la selezione dei vitigni e delle zone dal maggiore potenziale. Durante tutto il millennio seguente, invece, furono i monasteri ad assumersi il ruolo di divulgatori della cultura qualitativa e quantitativa del vino. Nel XII secolo, alcuni monaci cistercensi provenienti da Citeaux, in Borgogna, fondarono nella regione renana il monastero di Eberbach, che nel giro di pochi anni divenne l’azienda vinicola più grande e famosa d’Europa. Questo fu solo uno dei numerosi traguardi dell’enologia teutonica, la cui espansione culminò nel XVI secolo con un patrimonio viticolo di 300.000 ettari (il triplo di quello odierno!) e un consumo pro-capite di 120 litri all’anno (il quintuplo di quello attuale!).





Landesmuseum di Treviri






dacomo 8/3/21