mangiare bene, bere meglio
LA STORIA DEL VINO - 1a PARTE
QUAL'E IL “PALMARES” DELL’AZIENDA VINICOLA PIU’ ANTICA D’ITALIA, CHI SE LA GIOCA TOSCANA, PIEMONTE O SICILIA! ECCONE VENTI PARTENDO DALLA MENO DATATA!
cantine antiche di Sella&Mosca
20° POSTO - 1899 è per più ragioni una data storica per la Sardegna: risale a quell’anno, ad esempio, la prima visita ufficiale di un Re d’Italia, Umberto I, nell’isola che fino a pochi decenni prima era stata sabauda. Nello stesso anno, i cognati piemontesi Erminio Sella (ingegnere, nipote dello statista Quintino Sella) e Edgaro Mosca, avvocato, decisero di avviare l’ardua impresa di bonificare i 15 ettari di terreno della tenuta di Nuraghe Maiore, nell’agro alle spalle della città di Alghero chiamato I Piani, per trasformarlo in un pioneristico vivaio per la produzione di barbatelle. In un momento fiorente per la grande industria italiana – nel ‘99 nascevano anche la FIAT a Torino e la San Pellegrino in provincia di Bergamo – e in piena crisi viticola dopo che la fillossera aveva devastato gran parte dei vigneti europei, i due, legati da vincoli familiari e da una comune idea imprenditoriale, capirono quanto fosse necessario ripartire da nuove vigne basate sull’apparato radicale della vite americana e sull’apparato aereo della vitis vinifera. E scelsero di farlo proprio qui, in una terra bella e incontaminata ma difficile sotto molti punti di vista, destinata perlopiù a pascolo. Nacque così l’impresa vivaistica rimasta in attività fino ai primi anni 50, quando l’azienda si dedicò totalmente alla produzione vitivinicola nata già agli inizi del ‘900. La loro lungimiranza avrebbe portato, nel corso dei decenni, alla creazione del più grande vigneto unico d’Europa: circa 550 ettari che oggi abbracciano la zona meridionale de I Piani – parte di una proprietà di oltre 600 ettari che comprende anche l’ampio centro aziendale, diverse cantine storiche e abitazioni padronali d’epoca, intervallate da oleandri, pini marittimi, palme ed eucalipti – cui si uniscono 15 ettari in Gallura e 6 nel Sulcis, sulla costa sud occidentale dell’isola. Intuizione sabauda, lavoro e caparbietà sarde, sono stati a lungo alla base di una storia di successo che ha portato ricchezza e sviluppo in quest’angolo di Sardegna, rappresentando nel mondo intero il vessillo della vitivinicoltura sarda con vini epocali come l’Anghelu Ruju, vino liquoroso rosso ottenuto da uve cannonau passite al sole e fortificato d’alcol, che porta il nome dell’affascinante necropoli prenuragica poco distante. Una storia che però, nel corso degli ultimi decenni, s’è fatta travagliata e meno lineare: entrata a far parte del Gruppo Campari nel 2002, ceduta dagli eredi dei fondatori che ne avevano tenuto le redini fino a quel momento, la cantina non ha forse avuto le attenzioni (e gli investimenti) necessari a valorizzare un’eredità così importante e impegnativa. Slancio arrivato nel 2016 con l’acquisizione da parte del Gruppo Terra Moretti.
19° POSTO - Fine ‘800: Il Barolo chinato nasce nella zona di produzione del Barolo, in particolare a Serralunga d’Alba, alla fine dell’800, per opera del farmacista Giuseppe Cappellano e poi sviluppato e promosso da altri produttori fra cui Giulio Cocchi di Asti a partire dal 1891.
17° POSTO - 1878: La tenute e le cantine di Fontanafredda furono volute da Emanuele Guerrieri Conte di Mirafiore, figlio di Vittorio Emanuele II e della Bela Rusin, nel 1878, grazie alla passione e alla lungimiranza del Conte che inizio l’attività commerciale proprio in quell’anno. La più che centenaria casa vinicola (con circa 54 ettari vitati) merita una visita, in particolare la Casa di caccia della Bela Rosin, che, sapientemente restaurata, conserva tutto il fascino ottocentesco. Sui velluti dei suoi salotti si consumò la tresca amorosa tra il re Vittorio Emanuele II e la bella popolana Rosa, diventata poi contessa di Mirafiori e moglie morganatica del re.
14° POSTO - 1844: Qualche anno più tardi, anche Camillo Benso Conte di Cavour, sindaco di Grinzane, contribuì alla diffusione e all’affermazione del vino, avviandone una produzione propria grazie alla collaborazione dell’enologo francese Oudar, nacque così lo stile moderno del Barolo, e utilizzandolo come vino istituzionale, rappresentante prima di casa Savoia, poi del Regno di Sardegna e infine del Regno d’Italia. Si dice addirittura che nel corso dei festeggiamenti per l’Unità d’Italia non si fece altro che bere Barolo !!! Al suo arrivo nella tenuta di Grinzane il giovane Cavour comprese presto le potenzialità naturali del territorio e in particolare della viticoltura. Decise perciò di incrementarla, promuovendone la collocazione sulle parti collinari e solo sui versanti maggiormente esposti. Come sappiamo, prima di lui in questa località erano già presenti vigneti, ma non si prestava attenzione alla produzione di vini di particolare qualità. Cavour chiamò ad affiancarlo nella sua azione il generale Paolo Francesco Staglieno, esperto agronomo ed enologo, conosciuto per la sua grande competenza. Non a caso Staglieno verrà in seguito scelto dal re Carlo Alberto per dirigere le cantine della tenuta reale dell’Agenzia di Pollenzo, in quel tempo il più importante luogo di sperimentazione agricola ed enologica del Regno. Lo Staglieno, considerato dagli studiosi il precursore della nuova enologia piemontese, migliorò notevolmente le procedure di vendemmia e affinò i processi di fermentazione e vinificazione, ottenendo importanti risultati qualitativi e un notevole aumento delle vendite di vino.
12° POSTO - 1838: Carlo Alberto di Savoia, interessato e ammirato per i vini che venivano prodotti nella zona del Barolo, acquistò le proprietà di Verduno e Pollenzo ed affidò al generale Staglieno, enologo ammiratore della Francia, la cura dei vigneti e la produzione del vino nei vari possedimenti.
11° POSTO - 1830: i due fratelli Tasca acquistarono la “Tenuta Regaleali”, un’isola verde al centro della Sicilia, nell’antica Contea di Sclafani. Da allora, generazione dopo generazione, siamo custodi di questo territorio, condividendone con passione i suoi frutti. Villa Tasca, che nell’Ottocento era attorniata dai vigneti, è la casa; il cuore dell’azienda è Regaleali, la tenuta di famiglia. Regaleali è stato un esempio di trasformazione da vecchia a nuova azienda agricola in Sicilia. Il professor Scifò scrisse sul Lucio, primo conte d’Almerita, avo dell’attuale: «Oltre alla fortuna, aveva ereditato il talento ad occuparsi, a pubblica utilità di una vasta impresa rurale»
antonio.dacomo 24/3/21