L'UOMO DELLA TAVOLA

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I VINI CHE FURONO - RASSEGNA DEI VINI NON PIU' PRODOTTI

2021-04-25 10:14:32

IL “DOLCETTO”, GRANDE VINO SPESSO DECLASSATO, ECCONE DUE CHE HANNO FATTO LA STORIA!

Il documento più antico in cui si nomina il Dolcetto si trova tra gli Statuti del Comune di Dogliani e risale al 1500. Più precisamente, in una delibera datata 28 agosto 1593 e titolata “Ordini per le vindimie” si legge: “Niuno ardischi di qua della festa di San Matteo vindimiar le uve e se qualcheduno per necessità od altra sua stima vorrà vindimiar qualche Dossetti o altre uve dovrà prendere licenza dal deputato  sotto pena della perdita delle uve”.

DOLCETTO D'ALBA SUPERIORE MORIOLO 1990 - GASTALDI
Nel 1994 il Dolcetto d'Alba Superiore Moriolo 1990, per la prima volta da sempre nella storia delle guide del Gambero Rosso, gli viene assegnato “i Tre Bicchieri”. Si tratta del vino di Bernardino Gastaldi, dottore in agraria, poco più che trentenne, che dal 1976 si occupa dell’azienda di famiglia in borgata Albesani di Neive, con proprietà anche a Rodello in Borgata Ferreri. Dai 15 ettari aziendali questo capace produttore ricava il meglio della produzione imbottigliando soltanto ciò che ritiene essere veramente all’altezza, senza compromessi.

Sono alcuni anni che il dolcetto si presenta nelle degustazioni coperte, anche raffrontato da vini ben più celebri, raggiungendo valutazione di tutto rilievo. E già eravamo stati tentati di assegnare i nostri tre bicchieri ad alcuni prodotti che, nell'annata 90, si erano rilevati di pregio assoluto.
Qualche titubanza era rimasta sulla capacità di tenuta nel tempo di questo vino e avevamo quindi deciso di soprassedere. Ma l'uscita, a tre anni dalla vendemmia, del Dolcetto d'Alba Superiore Moriolo 1990 -da vigne in Rodello d'Alba- ci impone l'assegnazione del massimo riconoscimento.
E’ un vino che si presenta di colore violaceo dai riflessi rosso-blu, con profumi austeri e puliti, con l’erbaceo varietale appena accennato, è pastoso, imponente alla beva, con la liquirizia che si fonde in bocca su di una stoffa di magnifica eleganza, struttura notevole ed un grandissimo equilibrio.
Il finale in bocca e lunghissimo, entusiasmante con supporto tecnico -non da barrique è bene precisare- presente ma assolutamente armonizzato. La produzione di Bernardino Gastaldi non è notevole in termini quantitativi, ma grandissima per la qualità. 
Lo Chardonnay ‘91 è di bel colore dorato, dai profumi fruttati, con appena una nota di lievito è una franca bevibilità. Viene affinato solamente in acciaio ed è ottimo rappresentante della possibilità di questo vitigno in terra di Langa. L'altro bianco presentato il Sauvignon ’91, dalla concentrazione straordinaria: i profumi varietali si stemperano in un ventaglio aromatico molto più variegato e complesso che non quello dei Sauvignon “tutto peperone”; il colore e giallo quasi ambrato; la bocca è ampia, calda, avvolgente, con cuore di frutto dolce che può addirittura parere eccessivo: unico neo di questo vino. 
Bernardino negli anni successivi produrrà dei vini straordinari oltre il Dolcetto, e chi non se li ricorda: il Bianco Gastaldi, il Gastaldi Rosso e il Barbaresco. Poi alla fine del 2010 l’azienda tristemente chiude e uno dei migliori produttori di vini, soprattutto bianchi di “fine secolo”, sparisce.
Ma dei suoi magnifici vini ne parlerò ancora nei prossimi post.



DOLCETTO DI OVADA "GLI SCARSI" e "LE OLIVE" - PINO RATTO
E chi non se lo ricorda l'unico Dolcetto che non era prodotto nelle Langhe ma era l'unico che tutti compravamo?
È del 1935, l’anno in cui fu piantata la vigna Gli Scarsi, così chiamata perché poco produttiva. Ha giocato al calcio, suonato jazz, avuto due mogli e tanti figli. Ha sempre amato la vita ed è vignaiolo per ricatto. Del padre, che ad un certo punto lo fece scegliere: “O la vendo o te ne occupi”. Negli stessi anni del ricatto, la fine dei ’60, venne impiantata Le olive. La vigna più giovane, 40 anni appena oggi, così chiamata per gli ulivi che dimorano tra i filari.
Pino Ratto è uno dei vignaioli “eroici” di Veronelli. Da Pino Ratto andavano gli altri produttori durante i Critical Wine per scattarsi una foto insieme. Pino Ratto è una storia importante della viticultura ed enologia italiana, parte di una cultura divenuta underground per un certo periodo di tempo, forse troppo.

I dolcetto di Ovada di Pino Ratto sono un semplice vino da tavola, un complicato vino per cui ci si emoziona, un mistero: che i dolcetto possano invecchiare a Dogliani, ma a Ovada?
Di lui si sono scritti fiumi di parole ed altri, speriamo, se ne continueranno a scrivere. Io vi consiglio due letture, la prima di Fiorenzo Sartore, la seconda di Marco Sartori. Che rendono, anche se in parte, l’idea.
Le due vigne, Gli Scarsi e Le Olive, si trovano in località San Lorenzo, a Rocca Grimalda, nel Piemonte sud-occidentale, ad un tiro di schioppo dalla Liguria. Si estendono per circa 5 ettari esposti a sud, ad un’altitudine di circa 300 mt. sul livello del mare. La densità dei ceppi per ettaro è di circa 8000 tralci, piantati su un terreno di origine miocenica e tortoniana. L’affinamento dei vini (di uno o due anni a seconda dell’annata) avviene in barrique esauste. La conduzione è più che naturale.
I Dolcetto di Pino Ratto si bevono nel tempo, non giovani; Gli Scarsi ha un profilo più maschile, Le Olive, invece, femminile: entrambi risultano nelle giuste annate, semplicemente meravigliosi. A circa dieci euro la bottiglia. 
Dolcetto di Ovada Le Olive 1987 - Rosso rubino, naso garbato, gentile, di fragolina all’esordio, poi intrigantemente umbratile, note terziarie di humus, camino, incenso, iodio, muschio, fiori secchi, mentolo. Al palato l’ingresso è sottile, quasi impalpabile, leggiadro, non lunghissima la persistenza, ma il tocco metallico e la purezza adamantina della sapidità finale ne allungano i piacevoli ricordi.
Dolcetto di Ovada Le Olive 1997 - Evoluto oltre ogni limite di piacevolezza.
Dolcetto di Ovada Gli Scarsi 1997 - Rosso Rubino cupo, vivo e brillante. Naso inizialmente chiuso, che s’apre mano a mano nel tempo su note balsamiche e fruttate, note speziate, qualche tono evoluto in maniera leggermente scomposta,. Al palato è teso e succoso, facile a bersi, con un tannino dolce ed un finale lunghissimo.
Dolcetto di Ovada Gli Scarsi 2001- Naso semplicemente meraviglioso. Particolarissimo, severo e disponibile, marino e palustre. Note verdi, salmastre, di selce e di erbe mediterranee. Una leggera traccia d’agrumi e floreale. Palato succoso, pieno, ma innervato d’energia: il tannino fermo non riesce a frenare la lunga persistenza aromatica del sorso.

Dolcetto di Ovada Gli Scarsi 2004 - Al naso non va oltre una nota vinilica e la volatile stavolta un po’ troppo sopra le righe. Al palato entra mollo, continua diluito e finisce con un interessante timbro metallico. No, non ci è piaciuto o non lo abbiamo capito.
Dolcetto di Ovada Gli Scarsi 2006 - Naso pungente, anche qui in evidenza note viniliche. Ma mostra altro, soprattutto materia, fruttata.
Al palato è denso, succoso, dal tannino ancora aggressivo e con l’alcol bizzoso nel finale. Da attendere.
Dolcetto di Ovada Le Olive 2006 - Gentile, femminile, leggermente fruttato e floreale soprattutto. Note di erbe aromatiche cordiali di alloro e salvia ampliano il bouquet. Palato succoso, anch’esso giovane seppur già bevibile. Chiude su uno sbuffo alcolico.
DEGUSTAZIONE DEL 2010 


antonio.dacomo 25/4/21