L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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I TEMPLI DELLA CUCINA TORINESE

2022-02-27 16:32:45

I DUE MONDI DA ILIO MARIANI DI VIA SAN PIO V

Ilio Mariani, chef stellato, anche se non per la Michelin o per il Gambero Rosso. Le sue stelle molte più di quelle che avrebbero potuto dargli i critici di cucina gliele aveva cucite sul petto la Juventus in particolare.

La squadra che lui, ristoratore pisano, ha “sfamato” per almeno tre-quattro generazioni di giocatori e due di dirigenza. Aveva iniziato la sua attività, arrivando dalla Toscana, come tutti i coloro che in quegli anni sono venuti a lavorare nelle cucine dei ristoranti delle città industriali d’Italia. Nato nel 1934 a Castelfranco di Sotto (Pisa), Ilio era arrivato a Torino a 12 anni in cerca di fortuna. Dopo i primi anni di gavetta, insieme a Mirella aveva costruito la sua fortuna nel ristorante di San Salvario.


Un quartiere storico e, diciamolo, anche un pochino “pericoloso” di Torino. Era il milieu della città dove brulicavano sani furfanti che non usavano mai la pistola ma solo l’intelligenza per gabbare il prossimo. Cantautori come Farassino e storiche puttane. Proprio come quelle di De André. Oggi non ci sono più tutte queste figure. Ma non c’è più neanche Ilio che tutti i giorni all’ora di pranzo ospitava soprattutto i dirigenti della Juventus. Boniperti in primis, ma soprattutto Moggi e Giraudo. A loro si accomunava talvolta Luca di Montezemolo e tutta quella “fauna” bianconera che sapeva di trovare nel ristorante “Ai due mondi” una casa particolare.

Lui, Ilio, condiva ogni suo piatto con la sua fede e fedeltà bianconera. Neppure quando decise, stanco di stare in cucina, di lasciare il campo a gente più giovane e con idee culinarie differenti dalla sue aveva abbandonato la Juve. Infatti, ne era diventato il cuoco “vagabondo”, insieme con tutti i giocatori, per ciascuna trasferta che le varie squadre che si succedettero nel tempo giravano l’Italia, l’Europa e il Mondo. Era anche un portafortuna per la Juve. Così lo aveva ribattezzato Moggi che se non avesse mangiato da lui, da altri proprio non sarebbe andato. Preferiva starsene a casa sua o nel residence dove abitava. Qui, ai due Mondi, Lucianone aveva addirittura inaugurato un privée tutto dedicato solamente alla gente bianconera e a quegli ospiti che arrivavano anche per discutere affari clamorosi di compravendita. Lui, Moggi, ordinava i piatti e Ilio, con i suoi vini della campagna toscana e i suoi Champagne di annata provvedeva non a stordire ma fare in modo che quegli appuntamenti di lavoro fossero anche molto allegri.

Ma i tempi sono profondamente cambiati, giocatori e dirigenti anche. Oggi, probabilmente preferiscono il sushi o qualche bistecca alla texana. Perché il calcio di oggi è diventato quello lì. Ma quanti profumi e quanta malinconia percorrendo le strada del cibo bianconero con qualche spruzzatina di grana qua e là.  


Il ristorante, collegato all'omonimo albergo, nel centro della città, ha più di 150 anni e infatti la leggenda vuole che il nome derivi dal fatto che l'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, sia passato qui a ristorarsi di ritorno dalle sue tante avventure e scorribande militari in Sudamerica. Vero o no che qui si possa fare una bella pausa ristoratrice è un dato di fatto, oggi come allora. Da una ventina d'anni il ristorante è in mano ai fratelli Fracei, Fabrizio ai fornelli e Daniele in sala. Sala molto bella già di suo, elegante e raffinata, ma senza fronzoli od eccessi. Caratteristiche che si trovano anche nello stile della cucina, tipica della tradizione piemontese, ma sempre con la presenza di qualche piatto di pesce ad evidenziare gli scambi che il Piemonte ha sempre avuto con la vicina Liguria. In totale sono disponibili 65 coperti.

antonio.dacomo 27/2/2022

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