L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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I TEMPLI DELLA CUCINA TORINESE

2022-02-16 07:02:28

IL COMBAL.ZERO DI DAVIDE SCABIN

Come tutti noi, “ragazzi” degli anni ’70 e ’80, bongustai e spesso “buoni calicisti” eravamo consueti frequentare i buoni posti della tavola, e uno di questi era il Combal, sul secondo tornante della strada che si inerpica verso Rubiana, poco comodo da Torino, ma di sicuro un di quei locali che vorresti trovare spesso. Lo frequentavamo sovente in compagnia del gruppo di Torino di Arcigola, poi diventato SlowFood, di cui io ne avevo fatto parte, come direttore del Osteria dell’Arco di Alba.  

Certo che non siamo poi così tanti, certo non una folla, coloro che possono raccontare il primissimo Combal, quello degli anni Novanta ad Almese. Sconosciuto alle guide, in tanti lo scoprimmo grazie a Bob Noto. Bob faceva in modo che critici e guidaioli deviassero dai loro programmi e sottraessero tempo a puntate nella Langhe per procedere in direzione Val di Susa, che in pratica quasi nemmeno imboccavi. Arrivando dal capoluogo, Almese era subito lì. Scrive Paolo Marchi.

Passarono parecchi anni prima di rincrociare la strada di Davide Scabin, si ogni tanto ci si incontrava in eventi o fiere, ma non immaginavo che un giorno sarei andato a lavorare da questo grande “genio”. Invece a metà del 2009, mentre lavoravo in Franciacorta  da un altro mitico Chef, Vittorio Fusari, mi capitò di incontrare Davide che mi prospettò un eventuale interesse per il mio operato con l'opportunità di ritornare a casa. Così in autunno cominciai la mia prova lavorativa al Combal.Zero. Fu un’esperienza intensa e importante, il locale era pretenzioso e gli orari molto impegnativi. Di sicuro un professionista poteva sfogare al massimo le sue conoscenze e divertirsi con un menù creativo al massimo. Furono tempi che ricordo con piacere, l’amicizia di Ciuby (Giovanni Ghigo), il cognato di Scabin, di Beppe Rambaldi, e ancora di Matteo Monti in cucina, alleviavano l’impegno e la fatica del grande impegno. Senza parlare di colleghi in sala che frequento ancora, come Alessio Abada e Luca Conte. 

Il Combal fu l’ultimo ristorante che mi ha visto operare come Sommelier, infatti l’estate dopo iniziava l’avventura al Bicchierdivino. 

Raccontare la storia del Combal è molto impegnativa, preferisco lasciarvi al bell’articolo di Marco Bolasco e Marco Trabucco in “La vita segreta dei cuochi”

C’era una volta, in anni non sospetti, una trattoria in un angolo di Piemonte che serviva “clandestinamente” menù creativi. Al Combal. E poi un ristorante modernissimo, di cristallo, accanto a uno dei più importanti musei italiani di arte contemporanea. Che serve piatti di grande cucina classica e borghese. Il Combal.Zero. Due facce della stessa medaglia, dell’intelligenza complessa ed eclettica di Davide Scabin. «Poche note sono sufficienti per presentare Davide Scabin: basta dire che ha cambiato la storia della cucina». Con questa frase Alessandra Meldolesi definisce il genio di Rivoli. Anzi, di Almese. Perfettamente descritto anche da Bob Noto: «Davide in Piemonte rappresenta l’unico che veramente si sia preso la briga di scuotere gli animi. È stato il primo a fare una cucina d’autore in una delle regioni più legate alla tradizione e meno disposte all’innovazione. Una scommessa persa in partenza che lui invece ha vinto. È diventato famoso nel mondo». Genio e sregolatezza, cuoco in continua evoluzione e rivoluzionario nell’animo. Grande passionale e allo stesso tempo uno dei più attenti e rigorosi organizzatori che ci siano.


La sua idea di cucina è mutata negli anni e non poteva non essere così. Passando dalla tradizione della trattoria Al Combal ai primi piatti innovativi che affiancavano salumi e vitello tonnato. Dal menù creativo e dal cyber egg al food design e all’attenzione alla – ormai dimenticata – grande cucina classica borghese. Per approdare a quella che sempre la Meldolesi definisce evoluzione in senso trans-classico. «Dopo anni di food design in questo momento Davide Scabin è arrivato a fare della innovazione sotterranea. Con il filetto impanato che sa di camino assapori, in realtà, dei gusti che conosci alla perfezione ma non hai mai mangiato insieme. Niente più shock o artificio emozionale che ti fa rimanere nella testa il piatto, ma sentori che giocano su elementi ancestrali e che vanno molto oltre la destrutturazione. Oggi i piatti di Scabin sono più golosi e piacciono al gourmet smaliziato e a mio padre». La formazione di Scabin è atipica per un grande chef: nessun apprendistato presso i maestri della cucina italiana e internazionale, nessun viaggio all’estero, nessuna influenza esterna né culturale né di pensiero. Davide inizia a quattordici anni frequentando la scuola alberghiera di Torino, per poi lavorare in due importanti ristoranti della città. «Sono stato in un paio di ristoranti fantastici, ’L Galantom di Torino e il Bontan di San Mauro Torinese. Ma non mi sono mai interessato a quello che facevano gli altri, non ho mai avuto la fissa di andare a mangiare dai colleghi né di leggere le riviste di settore. 

Ormai con tutti questi congressi di gastronomia la cucina è solo copia e incolla, si fanno le stesse cose dappertutto. Credo che la paternità di certe idee andrebbe in qualche modo tutelata». Nel 1994, insieme a Milena Pozzi, apre il ristorante Al Combal ad Almese, nella bassa valle di Susa. Tovaglie a quadretti e cucina tradizionale servita in vassoi a centro tavola, ma dopo breve tempo, su prenotazione, inizia anche a preparare un menù creativo nel quale esprime la sua vera idea di cucina. Si sparge la voce e i gourmet italiani si danno appuntamento sulla strada che porta al colle del Lys: Scabin sta già realizzando molte delle tecniche che domineranno poi la scena avanguardista europea e che gli saranno copiate. È il momento in cui nasce il cyber egg, l’uovo cibernetico, ma anche la crema di peperoni con gelatina di fondo bruno, l’astice cotto nel burro e tartufo bianco. 

Nel 2002 arriva l’offerta di spostarsi in una residenza sabauda, il Castello di Rivoli, a fianco del Museo di Arte Contemporanea. Apre il Combal.Zero, un parallelepipedo di cristallo e acciaio che domina la capitale sabauda a fianco del magnifico castello disegnato dallo Juvarra. Uno spazio ampio e originale, raramente visto in Italia associato all’idea di ristorazione, che permette all’équipe del Combal di cimentarsi anche in eventi legati alle inaugurazioni delle mostre del vicino museo. È qui che Scabin affina la sua idea di riproducibilità e serialità studiando una sua versione di food design. Ed è qui che comincia a servire menù innovativi e piatti che introducono la multisensorialità e la memoria nel rapporto con il cibo, divertendo e mantenendo sempre molto centrale l’aspetto edonistico. «Per il settore gastronomico il loop tra emozione ed esperienza è micidiale, perché se l’esperienza è nel lato conscio, l’emozione è ancora inconscia. Ma il lembo che mi interessa di più è quello “animale” legato al piacere. Perché tutti quanti godiamo, ma non lo facciamo alla stessa maniera. Mi interessa questo lato perché è il più trasversale e contemporaneamente il più vero. Anche se non è assolutamente detto che io produca gusti e cose che mi diano piacere. Il problema più grande sta quando il passaggio entra nella fase conscia, nell’esperienza dopo la quale – come nelle relazioni, dice lui, ndr – difficilmente ci si ri-emoziona. Allora ci vengono in aiuto trasgressione e perversione. Un loro utilizzo bilanciato rimette in moto un’esperienza. Interrompono uno schema. Riproducono piacere. 

Spesso siamo noi a banalizzare cose che, rispolverate, rilucidate, riottengono piacere. A volte anche un gusto negativo può essere lo stimolo adatto per ricreare l’esperienza». Scabin rappresenta a tutti gli effetti la punta del – piccolo – iceberg dell’avanguardia italiana in cucina. È stato, e resta, il capofila di un gruppo di pensiero creativo nato proprio in Piemonte, «una delle regioni più legate alla tradizione» per citare Noto. Quello che ha fatto lui – in effetti – in Italia non ha ancora avuto il coraggio di farlo nessun altro.

Ormai il Combal.Zero non c’è più.


Ricordo ancora un discorso di Davide Scabin in occasione della presentazione della prima “Guida dei 100”, nel 2000, organizzata in una cena prestigiosa proprio al Combal.Zero, in cui il nostro Chef esternava il suo pensiero, sulle “piole” nel prossimo futuro, asserendo che avrebbero avuto sempre più successo, una previzione che si è avverata.

Infatti, Davide con la sorella Barbara hanno aperto il Q.B. al Mercato Centrale di Torino, un’osteria vera e propria. Beppe Rambaldi con la Compagna Milena ha aperto la Casa Rambaldi a Villardora, un ristorante tipico tradizionale,  e Ciuby il marito di Barbara Scabin dirige l’Osteria al 107 ad Almese. 

Tutto è cambiato meno che la voglia di cucinare!   


Antonio.Dacomo 16/02/22

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