L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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CHI HA LASCIATO IL SEGNO NELLA STORIA DEL VINO?

2021-04-19 12:52:42

DEDICATO AD UN CARO AMICO, PIO BOFFA DI PIO CESARE

Tutta la Langa gli deve qualcosa, per la sua instancabile opera di promozione del territorio e dei suoi vini.
Il nostro amico Pio Boffa, leader della storica azienda Pio Cesare di Alba, una delle figure più belle del mondo del Barolo e del Barbaresco, un Uomo vero, prima che un grande produttore, un punto di riferimento per tutti, una gran bella persona, ha dovuto arrendersi al Covid.  Lo scrive l’amico Franco Ziliani

Sono stato sgomento da questa brutta notizia perché Pio era un caro amico, era mio coscritto e perché lo conoscevo da tantissimi anni.
L’avevo incontrato la prima volta almeno 35 anni fa: io ambizioso sommelier e lui da poco a capo dell’aziendadi famiglia, in una Smarrita di metà degli anni ‘80 in Corso Unione Sovietica. Fu subito stima e simpatia reciproca, volle farmi assaggiare la novità “ Nebbio”, un nebbiolo “meno impegnativo” da bere anche fresco, mi chiese le mie impressioni. Un’altra volta ci ritrovammo per assaggiare un’altra “news”, Il Piodilei, un importante chardonnay dedicato alla moglie, e fu proprio in quest’occasione che mi chiese “pareri” sul suo vecchio marchio e su eventuali innovazioni.
Sono andato innumerevoli volte a visitare la sua cantina, in quella parte “romana” di Alba, e proprio in queste occasioni, dopo innumerevoli assaggi, mi fece capire quanta passione trasportava per il lavoro portato avanti dalla sua famiglia e per i vini che produceva. 
Creata nel 1881 ad Alba era proprietario di 70 ettari di vigneti nelle Langhe, di cui 30 in la denominazione Barolo e 27 la denominazione Barbaresco, compresi i vitigni di Serralunga d'Alba, Monforte d'Alba, Treiso e San Rocco Seno d'Elvio.
A fine ‘800, Cesare, Cesare di nome e Pio di cognome, un imprenditore di successo, viene attratto dall’idea di produrre per se, la sua Famiglia, i suoi amici e Clienti una piccola e selezionata quantità di vini provenienti dalle colline del Barolo e del Barbaresco. Anno dopo anno, Pio Cesare dà vita ad una vera e propria attività unendo la passione per il vino ad una costante cura della qualità e dello stile dei propri vini. Il figlio Giuseppe Pio, la seconda generazione, si trova con una cantina avviata all’inizio del ‘900. Continua l’attività paterna, dando ulteriore sviluppo all’azienda con gli opportuni investimenti in cantina e una decisa intraprendenza sul piano commerciale, facendo di Pio Cesare un marchio di riferimento per i vini di Alba.

Rosy, figlia unica di Giuseppe, sposa nel 1940 Giuseppe Boffa, un giovane ed affermato ingegnere albese, dirigente di una grande azienda a Milano. L’Ingegner Boffa – sono gli anni della Seconda guerra mondiale – decide presto di abbandonare Milano e la sua professione per dedicarsi alla Pio Cesare con grande passione e determinazione. Rosy e Giuseppe danno il nome Pio all’ultimo dei loro figli, richiamando così il cognome del bisnonno ed è lui oggi, quarta generazione, a guidare e ad indirizzare l’azienda.
Pio ha voluto accanto a sé il cugino Augusto, il nipote Cesare, figlio della sorella Federica, e la figlia Federica Rosy.
Pio era riconosciuto come un vignaiolo esperto, di grande saggezza, ma anche abbastanza accomodante da riunire le diverse parti della comunità spesso molto divisa di produttori di grandi vini della sua regione.

Scrive di Lui ancora Franco Ziliani: Uomo eminentemente simpatico (rideva a crepapelle), dal fisico robusto, bon vivant e gourmet, Pio rappresentava l'equilibrio, il buon senso e la sintesi perfetta tra le diverse sensibilità del mondo del vino “albese”. Per le sue qualità era una figura centrale in questo universo ancora molto vivo dove i vini si esprimono tra i migliori vini rossi italiani, Pio Boffa, ha sviluppato e fatto conoscere a tutto il mondo (in più di 50 mercati) la casa che aveva ricevuto dal padre Giuseppe.
Pio Boffa è stato un amico generoso e molto aperto al confronto. Rispettava il punto di vista di tutti. La sua assenza lascia un grande vuoto e anche un magnifico ricordo a tutti gli appassionati e professionisti del vino che lo hanno conosciuto e apprezzato per la sua umanità e le sue capacità.
Tutto il mio incoraggiamento alla giovane figlia Federica Rosy, al cugino Auguste e al nipote Cesare, nonché al suo enologo Paolo Fenocchio ea tutto lo staff dei suoi collaboratori per l'arduo compito che sarà loro, quello di perpetuare la sua opera.
antonio.dacomo 19/4/21