L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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A NOI CHE PIACCIONO I VINI E LE COSE BUONE

2021-03-28 21:39:46

LA MERAVIGLIOSA ESPERIENZA TRA LA MADERNASSA E I VINI DI MONTEVERRO

Le Langhe riservano sempre delle grandi emozioni, come tutte le regioni collinari che si percorrono nella nostra bellissima penisola. Per chi non le conoscesse le colline attorno ad Alba, offrono grande spettacolarità grazie alla notevole altezza e alla totalità delle vigne, donano un panorama unico ed emozionante. 
In questa parte di collina dove si fondono Langhe e Roero, qui ha inizio una “costa” di terra che si allunga per oltre venti chilometri fino ad Asti passando per le "terre degli Alfieri", un proseguimento naturale della zona Tortoniana di la Morra e Verduno tagliata solo dal Tanaro nel corso dei millenni, e qui si trova lo splendido Resort della Madernassa a Guarene.
Ed è proprio qui, in una stupenda giornata di metà ottobre, che siamo coinvolti, nel prestigioso ristorante caposaldo del pluri-stellato Chef Michelangelo Mammoliti per una degustazione dei vini della Tenuta Monteverro di Capalbio, in Maremma. 
Ci è dispiaciuto persino mettersi a tavola in questa soleggiata giornata, ma la curiosità delle due esperienze, una di cucina e l’altra di degustazione, ci hanno fanno desistere a restare fuori, e vorrei vedere! Le aspettative di questa esperienza unica, con la cucina di Michelangelo e con i vini di cui abbiamo sentito tanto parlare come tra i migliori toscani emergenti, erano tante.
Con Michelangelo è sempre concorso una grande amicizia fatta di stima reciproca, avendo avuto l’occasione di percorrere un po’ di strada insieme, qualche annetto fa nel Ristorante di Gualtiero Marchesi di Erbusco. Michelangelo Mammoliti, classe 1985, è nato a Giaveno, in provincia di Torino (come il collega Matteo Baronetto). Dal 2014, è chef del ristorante del resort La Madernassa di Guarene, a poca distanza dal suo paese natale. Tra le esperienze che più l'hanno formato c'è stato Gualtiero Marchesi, prima all'Albereta, e poi al Marchesino di Milano.
Monteverro si trova ai piedi del borgo medievale di Capalbio, nella parte più meridionale della Toscana, la Maremma, una regione nota per la sua autenticità e le sue tradizioni. In pochi anni Monteverro è un nome che si è fatto conoscere e apprezzare dal pubblico degli enofili. I suoi vini nascono dal connubio tra il territorio maremmano e varietà internazionali. 
Giuseppe Monaco, il direttore delle vendite di Monteverro, ci accoglie a tavola nello splendido dehor ricavato su una terrazza ben riparata. I miei compagni di tavolata allegramente si siedono, Emilio Baldoni distributore dei vini di Monteverro, Giuseppino Anfossi bravissimo vignaiolo, Bruno Boveri già grande personaggio di Slow Food, Maurizio Clerico agente di Monteverro e Simone Girardi patron dell’Ostu di Maslè di Mezzi Po.
Alessandro Tupputi è il talentuoso sommelier del locale. Ho avuto il piacere di conoscerlo meglio in altre situazioni,  per discutere delle nostre vedute sui vini che si bevono negli ultimi anni. Ad Alessandro piace individuare e ricercare tra i piccoli produttori, da agricolture eco-compatibili, biologiche, biodinamiche e di sicuro su certe scelte non mi trova troppo d’accordo. E' un grande professionista, e si fa in quattro per stare negli abbinamenti dietro ad un “vulcano” come Mammoliti.
Ed è proprio lui che ci serve un calice di champagne di Taillet, un Extra Brut « Le Bois De Binson » prodotto da pinot meunier nella valle della Marna, logicamente biodinamico e devo dire ottimo. Segue subito la grande carrellata di stuzzichini, emozionante e ben presentata.
Monaco ci parla della filosofia di Monteverro, della storia delle origini della nuova azienda nata nel 2003, e alcune curiosità dell’azienda e dei proprietari tedeschi.
Ci servono il Maremmano Vermentino 2019, cresciuto su terreni argilloso-calcarei. E’ un bianco accattivante, fresco e fruttato che profuma di erbe e fiori estivi, molto apprezzato sullo stupendo piatto che ci servono sott8tera: mousseline di patate del Bisalta, chiocciole di Cherasco e infusione alla salvia icterina, una preparazione particolare ma molto apprezzata soprattutto da me.
Amanita: spaghetti cotti in estrazione di funghi porcini e olio al dragoncello è il piatto straordinario e formidabile che ci hanno proposto in seconda battuta, solo una mente come Michelangelo può pensare una preparazione così ardita. Lo abbiniamo con lo Chardonnay di Monteverro 2016 che molto ricorda gli illustri modelli d’oltralpe. L’influenza della brezza marina e le temperature fresche della notte permettono di produrre questo vino bianco in parcelle selezionate. Il risultato è un prodotto che elegante e setoso, la sua freschezza e raffinatezza Il suo colore giallo oro, la complessità e le note di caramello e pane tostato gli vengono dall’affinamento in barrique e tini ovoidali in cemento. Gli aromi di limone, pera, cotogna e ananas, di mandorla e mela matura sono poi il risultato delle condizioni climatiche ideali in cui viene prodotto
Partiamo con i rossi, ben quattro prodotti dalla cantina. Il Verruzzo 2018 che ci servono è un rosso con prevalenza di uve classiche bordolesi, un «piccolo cinghiale», rientra a pieno titolo nella famiglia. La struttura del Cabernet Sauvignon, l’aromaticità del Cabernet Franc, la potenza del Syrah e la morbidezza del Merlot, confluiscono in un vino rosso di carattere, pieno di aromi e di eleganza italiana. L’abbinamento è un po’ forzato, il re dei fiumi, il pavé di storione, ´unité di patate e sedano rapa, beurre blanc al caviale Ocietra, per fortuna il Sommelier ci viene in soccorso con un calice di Champagne di Augustin, “Cuvée CCCI” un Blanc de Noirs da uve pinot noir, uno spumante sgargiante, energico e di grande armonia. Parlando della magnifica portata, il connubio straordinario tra storione, caviale e le verdure si fonde in una ghiotta esperienza.
Il Terra di Monteverro 2015 che ci versano ormai è solo un intermezzo tra un piatto è l’’altro. E’ il fratello minore del Monteverro. Viene infatti prodotto a partire dagli stessi vitigni (Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot). Un vino con un eccellente rapporto qualità-prezzo, che già da giovane si rivela aperto ed estremamente godibile e che conquista con gli aromi della macchia mediterranea e le note fruttate di ciliegia e frutti rossi, una persistenza morbida e duratura.
Ed ecco il piatto forte: Veneziana: manzo cotto alla veneziana, jus profumato all’alloro, preparazione straordinaria anche questa, un susseguirsi di emozioni che poco spesso si provano, un trionfo al palato.
Il Tinata 2015 è omaggio ai grandi vitigni del Rodano, il Syrah e il Grenache, e la prova dell’eccellente qualità che possono raggiungere nel sud della Toscana. Deciso, ricco di note aromatiche, ma al contempo spiccatamente morbido ed elegante: sono queste le caratteristiche del nostro secondo miglior assemblaggio e forse il vino che mi è piaciuto di più insieme al “top” Monteverro. 
Ed ecco il dolce Ph3: agrumi nella loro essenza, preparato dalla pasticcera Giulia Zappa che ho potuto conoscere in un’altra occasione. Dessert da sballo, presentato mirabilmente, buonissimo ed equilibrato, sublime.
Il Monteverro 2015 è un vero grand cru maremmano, ottenuto dai vitigni bordolesi classici Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Petit Verdot, ma con l’inconfondibile carattere della costa toscana. Ci ha spiegato il Direttore che è stato prodotto appositamente per contrastare il Sassicaia e altri supertuscan dai proprietari amanti delle grandi etichette da collezione.  Acini piccoli e concentrati, ricchi di aromi nella vendemmia 2015 hanno dato vita ad un vino che è puro velluto rosso rubino, con giochi di frutti di bosco e speziatura che si avvicendano a note di cioccolato e tabacco. Un Monteverro complesso e intrigante che racconta un’annata da manuale. Devo dire che la strada è giusta, se la gioca con tanti “grandi” toscani. 
Sul tavolo compaiono una grande varietà di invitanti dolcetti per concludere al meglio, “coccole finali”, caffè e piccola pasticceria.
A fine del pasto su richiesta di uno dei nostri commensali, Il sommelier stappa una bottiglia coperta e la versa nei ampli calici, come si dice in piemontese “il bicchiere della staffa”: un rosso già evoluto, con le sue inconfondibili “nuances” aranciate. Si è approcciato a noi un grande vino, classico nei suoi profumi di rosa e frutti rossi maturi, un Barbaresco, un Barolo della “zona Tortoniana” o una Spanna pedemontana? Un vino che non ti aspetti, alla cieca nessuno è riuscito ad azzeccarlo, ed ecco la sorpresa: un Nebbiolo d'Alba Sansteu 1999, incredibilmente superlativo di Ghiomo, il vino che gli farà decidere di fare la Riserva "Primo".
Una gran bella esperienza questa giornata: Michelangelo Mammoliti ci ha stregato con le sue preparazioni, solo una “standing ovation” può meritare. I vini di Monteverro sono stati una sorpresa, vini con grande personalità, per fortuna solamente biologici,  perfetta espressione di tecnologia innovativa nel massimo rispetto per l’ambiente. 

Georg Weber, è un ragazzo di origini tedesche con una grande e profonda passione per il buon vino. Georg, a seguito di una serie di viaggi in giro per il mondo alla scoperta delle principali zone vitivinicole ha focalizzato in Toscana, e più esattamente a Capalbio, il posto in cui avrebbe dato espressione ai suoi sogni. Correva l’anno 2002 e l’avventura stava per avere inizio. Con l’obiettivo di produrre vini tradizionali toscani, Georg si è circondato di esperti collaboratori che, mattoncino su mattoncino, lo hanno sostenuto ed accompagnato nel suo percorso alla ricerca dell’eccellenza. In primis la moglie Julia che, oltre a sostenere Georg in questo straordinario percorso, coordina il reparto marketing; Matthieu Taunay è il giovane Enologo francese arrivato a Monteverro all’età di 27 anni dopo importanti esperienze internazionali, il suo duro lavoro quotidiano in vigna ed in cantina rappresenta l’ambizione di produrre vini d’eccellenza, e dal consulente Michel Rolland.  Simone Salamone  è, invece, l’agronomo e guida gli interventi in vigna per proteggere le uve e determinarne la qualità, un lavoro impegnativo in una realtà biologica in cui, durante tutto l’anno. Sedici ettari di vigne, per cominciare, diventati poi 38 (2020) piantati a uve Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot, Syrah, Grenache e poi Chardonnay e Vermentino.
Un percorso all’insegna del rispetto totale della natura e dell’ecosistema di Monteverro che possono definire la Cantina Monteverro “biologica da sempre” anche se la conversione ha portato ufficialmente al biologico dalla vendemmia 2009.
Vendemmie e vinificazioni spesso separate per parcelle, guidate dalle analisi effettuare nel laboratorio interno alla cantina, permettono di tenere sotto controllo tutto il processo di maturazione delle uve e definire con precisione il momento giusto per procedere.
La tenuta dista pochi chilometri dal mare e si contraddistingue per i suoi caratteristici pendii dal terreno sassoso di argilla rossa. Ma a rendere così unica Monteverro sono anche le persone. L’autentica passione per il vino impone di non scendere a compromessi quanto alla lavorazione manuale e alla selezione delle uve in fase di vendemmia, per portare infine ogni vitigno, ogni terroir e ogni annata alla sua massima espressione, con precisione e adottando tecniche di vinificazione innovative.
antonio.dacomo 29/3/21