L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

A NOI CHE PIACCIONO I VINI BUONI

2022-05-29 15:24:07

SERGIO GERMANO, IL MAGO DEI VINI BIANCHI. ETTORE GERMANO, PASSIONE, TRADIZIONE E INNOVAZIONE SONO LE PAROLE CHIAVE DELL'AZIENDA. SERGIO CON LA MOGLIE ELENA E I FIGLI ELIA E MARIA, SONO TRA I VITICOLTORI PIÙ COMPLETI DELLA LANGA.

Un giorno di oltre 15 anni fa, nella freneticità quotidiana del Ristorante di Gualtiero Marchesi ad Erbusco, scorsi nel “borderò” la prenotazione di Marco Chiarolini, un amico rappresentante di vini che rispettavo molto, proprio lui mi aveva fatto conoscere “Proposta Vini”, una distribuzione che ha fatto la storia; la riservazione era per due persone. 

È in quell’occasione che mi trovai a servire a tavola a pranzo quell’omone dalla faccia simpatica di Sergio Germano, che mi aveva portato ad assaggiare il suo Riesling. Ero stato subito folgorato dal suo vino, che seppi in seguito che aveva sbaragliato altri Riesling dell’Alto Adige.

Accettai di buon grado l’invito di recarmi a trovarlo a Serralunga nella sua cantina. Proprio l’altro giorno Sergio, mi ha ricordato alcuni dettagli di quel giorno lontano, che mi ero scordato: rammento ancora benissimo gli stupendi tartufi che ci aveva servito Elena con i tajarin, abbinati al loro possente Barolo “Ceretta”, ma non ricordavo che si era interrotta l’illuminazione durante la cena e che mi ero fatto male al pollicione, battendo violentemente su una botte.

Da allora di “vino ne è stato versato parecchio nei calici”, e da allora con Sergio Germano ho trovato un’amicizia e un rispetto che con molti altri produttori non ho ottenuto. Sergio è sempre stato una persona speciale, un precursore, un passo avanti agli altri in tutto. Le sue intuizioni lo hanno portato nel tempo a diventare un vignaiolo completo. Ad inventare, prima di tutto, il Riesling nelle Alta Langa, insieme a Vajra che però lo ha prodotto inizialmente a Barolo. 

Ed è proprio di questa intuizione che Sergio mi raccontava l’ultima volta che ci siam visti: aiutava un amico tedesco, trapiantato in Langa, che aveva una piccola vigna a Cigliè, un incantevole paesino col Castello, inerpicato su una rocca, che potete scorgere percorrendo l’autostrada nei pressi di Niella Tanaro. Vinificandogli il dolcetto per uso proprio, si accorse che questo vino maturava molto più tardivamente e aveva delle caratteristiche inconsuete per un Dolcetto di Dogliani. Effettivamente il clima di questa zona è completamente diverso, il “Marino” il vento che spira dal mare passando per il Montezemolo porta escursioni termiche incredibili, che rendono la zona più adatta ad altre colture. L’amico sconfortato di produrre un vino così incostante, gli vendette i vigneti, e lui ci ripiantò il Riesling Renano. Da allora è nato “l’Herzu”(scosceso in dialetto), il Riesling che tutti apprezziamo e amiamo, e il piccolo vigneto si ingrandì talmente che tutti i suoi vini bianchi sono prodotti a Cigliè.


IL VIGNETO DI CIGLIE'

Lui tra i primi crede nell’Alta Langa, il consorzio tra produttori nato all’inizio del 2000, ed ancora adesso le sue bollicine sono un punto di riferimento della zona. Proprio l’altro giorno ho assaggiato alcuni dei suoi prodotti, facendomi ricredere su questa tipologia di spumanti, io “abituato bene” nell’oceano di bollicine che ho assaggiato nella mia vita professionale. 

L’Alta Langa Riserva Metodo Classico Pas Dosè 2015 è straordinario, un Blanc de Noir ottenuto quasi esclusivamente da Pinot Nero e affinato almeno 60 mesi in bottiglia. Nasce da vigneti ad oltre 550 metri in Alta Langa. È un millesimato di grande purezza espressiva, che porta nel calice la sintesi perfetta tra uve di alta qualità è il terroir dell’Alta Langa. Il suo colore giallo paglierino è attraversato da un perlage molto fine e persistente, con aromi complessi, che spaziano dai cenni floreali, alle note di crosta di pane, alla frutta matura e alla frutta secca. Intenso e di buona struttura, conquista il palato con un sorso lungo e profondo.

Ho assaggiato anche una prova di blanc de blanc, ottenuto solamente da Chardonnay, molto interessante, ma di sicuro i nostri amici devono ancora lavorarci. 

Un’altro spumante che è ancora un tentativo, che mi è piaciuto molto, e la bollicina da uve Lisairet, un antico vitigno dalle caratteristiche molto acide ma molto personali. Mi è sembrato di trovarmi di fronte all’Erbamat in Franciacorta.

Una Conferma, il Rosanna, un Extrabrut da uva Nebbiolo, pieno e avvolgente, sempre ottimo. 

La Casa si conferma come una delle migliori espressioni spumantistiche delle Langhe.

A “Grandi Langhe”, lo scorso aprile ho anche assaggiato una buonissima Nascetta, “fuori dalle righe”. La Nascetta di Germano, un bianco intenso ed elegante, prodotto con l’omonimo vitigno autoctono coltivato soprattutto nella zona di Novello, nel cuore delle Langhe. In una terra dominata dal Nebbiolo, è riuscita a sopravvivere grazie a una forte personalità e all’eccellente qualità dei suoi vini, anche se per me gli manca ancora uno poco di “sprint”.

Ed ecco “la genialata” di Sergio: lunga macerazione sulle bucce e affinamento in terracotta, che donano al vino aromi ricchi, particolarmente maturi e complessi, che ne ampliano lo spettro aromatico regalando un sorso di grande fascino e persistenza gustativa.

La Nascetta è sempre stata una passione e una curiosità di Sergio. I vigneti di Nascetta si trovano anche loro a Cigliè, come tutti i vini bianchi, a un’altitudine di quasi 600 metri sul livello del mare. Il clima è ventilato e con grandi sbalzi di temperatura, e i terreni sono pietrosi, con una matrice calcareo-limose. La vendemmia avviene manualmente tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Dopo la diraspatura, le uve sono pressate il modo delicato e il mosto fiore fermenta in serbatoi d’acciaio inox con una macerazione sulle bucce di una quindicina di giorni. Il vino matura in dolium di terracotta per 6 mesi e si affina per qualche mese in bottiglia prima della messa in vendita.


Perfetta interpretazione del vitigno, è un’etichetta dedicata gli amanti dei vitigni autoctoni, desiderosi di ampliare le proprie conoscenze enologiche con una bottiglia veramente speciale. Nel calice si presenta di colore giallo chiaro luminoso con leggere sfumature dorate. Fine ed elegante, esprime profumi di erbe officinali, fiori di campo, erbe aromatiche della macchia mediterranea, fiori di zagara, aromi di scorza di limone, lime, pompelmo, frutta a polpa bianca e delicati cenni iodati. Al palato è armonioso, con aromi appaganti, un frutto maturo, una chiusura sapida e di limpida freschezza minerale.

Un altro vino bianco che mi è sempre piaciuto e ho tenuto in carta senza sosta, è il Binel, un mélange di Chardonnay e Riesling che affina 6 mesi in fusti di rovere. Un vino suadente che raccoglie mineralità e acidità in un connubio perfetto, soprattutto dopo qualche anno di invecchiamento.

Ma è ormai risaputo che Sergio ama cimentarsi anche con le uve a bacca bianca, sia autoctone che internazionali, ed io convinto “bianchista” lo so bene, ma con questo mio scrivere non voglio sminuire i vini rossi dei Germano, che propongono una gamma di prestigiose etichette di Barolo tutte veramente straordinarie. 

Figlio di un viticoltore e nipote di un imbottigliatore (il nonno materno), Sergio Germano ha maturato fin da giovanissimo l’ambizione di creare un’azienda vitivinicola completa, per vinificare le proprie uve e imbottigliarle. Nel 1985, appena terminati gli studi, Sergio inizia a lavorare nell’azienda di famiglia a Serralunga e, insieme al padre Ettore, realizza il primo impianto di Chardonnay e mette in piedi una prima struttura che consente di imbottigliare subito da 3 a 5 mila bottiglie (fra cui un migliaio di Chardonnay): erano gli anni della grande “rivoluzione” – spiega Sergio –, quando moltissimi viticoltori hanno iniziato a vinificare in proprio».

Fin dagli anni della scuola di enologia Sergio Germano è stato affascinato dal processo di produzione dei bianchi, una passione ereditata dal padre, un uomo molto curioso, che amava sperimentare, come lo descrive Sergio. I numerosi viaggi in Europa gli consentono di conoscere il Riesling e così Sergio si convince a tentare un primo esperimento con un impianto di 300 piante a Serralunga, quasi “per scherzo” come racconta lui… Un paio d’anni più tardi arriva la grande occasione: trovatosi a vinificare del Dolcetto nel Doglianese, gli viene proposto, chiacchierando in amicizia, di piantare qualche pianta di bianco in quella zona. Ed è così che oggi l’azienda Ettore Germano, gestita da Sergio Germano e da sua moglie Elena, oggi possiede, oltre ai 10 ettari di terreno vitato a Serralunga, circa 10 ettari coltivati a Chardonnay, Riesling, Nascetta e Pinot Nero nel comune di Cigliè, in Alta Langa. Sergio ed Elena, ora aiutati dai figli Elia e Maria, si occupano della coltivazione dei vigneti, della vinificazione e della commercializzazione, mantenendo intatta la tradizione ereditata dalla famiglia.

A Cigliè l’azienda produce esclusivamente bianchi e spumanti. A Serralunga, invece, si coltivano esclusivamente varietà di uve rosse, con le quali si producono Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe DOC, Langhe Nebbiolo e Barolo. La scelta del vigneto è affidata a regole ben precise: il Barolo, ad esempio, si inizia a produrre soltanto 15 anni dopo l’impianto di una vigna (prima si produce Nebbiolo), utilizzando una lavorazione tradizionale, che prevede macerazioni lunghe (almeno 20 giorni). Fiore all’occhiello dell’azienda sono le tre selezioni di Barolo: Prapò e Cerretta, che provengono da vigne di 40 anni, e Lazzarito, prodotto con le uve di una vigna che ha addirittura 80 anni.

Ettore Germano è certamente la persona che più di chiunque altro ha segnato il percorso  di Sergio: «A scuola ho appreso la teoria, ma è da mio padre che ho imparato la voglia di lavorare bene la vigna, mantenendo le viti in salute ed evitando l’utilizzo di fitofarmaci e disinfestanti: il rispetto per il nostro territorio viene prima di tutto, un territorio generoso, dove viene bene qualunque cosa, ma che va protetto e salvaguardato, tutelando le biodiversità e guardandosi bene dal fare produzioni massive e omologate».

Dalle parole di Sergio Germano è facile capire quanto sia forte il legame che ha con le Langhe: «Come ebbe a dire Carlo Petrini, un uomo che ha fatto tanto per queste terre, “la Langa è la Borgogna italiana” e io penso che ciò che deve essere comunicato al mondo, oltre alla grandezza del Barolo, è il grande potenziale di questo terroir, tutto quanto, comprese le zone dell’Alta Langa, che conferiscono un valore aggiunto: è per questo che ho deciso di cimentarmi in questa “sfida” con i bianchi. E poi non c’è soltanto il vino: la grandezza delle Langhe è data dall’intera esperienza che qui si può vivere, grazie ai paesaggi, ai monumenti, all’enogastronomia. Qui c’è un turismo attento: soltanto chi ha voglia di conoscere davvero, godendo al massimo di ciò che la natura può offrire, decide di venire da queste parti».

antonio.dacomo 29.5.2022