L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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A NOI CHE PIACCIONO I VINI BUONI

2022-02-11 18:28:46

ERMANNO ACCORNERO DELL' AZIENDA ACCORNERO DI VIGNALE MONFERRATO

Vi voglio parlare di un’azienda che negli anni ho sempre seguito ed ammirato. Il rapporto con Ermanno Accornero persevera da almeno vent’anni, da quando mi capitò di assaggiare in una degustazione il suo Centenario, un Cabernet Sauvignon che mi colpì profondamente, un vino stupendo e possente che mi portava a raffrontarlo ai più blasonati Bordolesi d’oltralpe. Un colpo di fulmine, pensai che avrei dovuto conoscere assolutamente gli Accornero!

L’amicizia nata negli anni successivi in un rispetto reciproco, ci ha portato a numerosi incontri sfociati in molte serate e degustazioni organizzate nei ristoranti dove operavo, e soprattutto nei bei giri in motocicletta per il meraviglioso Monferrato Casalese, pretesto per farmi conoscere altri produttori amici. 

Accornero è la storia di una famiglia operosa e ingegnosa che è riuscita, negli anni, a compiere un vero e proprio percorso di qualità attraverso un’attenta valorizzazione dei vitigni autoctoni tipici piemontesi, un punto di riferimento per il Monferrato. Uno di questi è il celebre Grignolino del Monferrato “Vecchie Vigne Bricco del Bosco”, giustamente acclamato dalla critica internazionale, che io trovo sublime. 

Il Grignolino mi è sempre piaciuto come prodotto, pur essendo "io" di origine Braidese, perché è quel vino che berresti tutti i giorni senza impegno. Nei miei arbori di "vecchio del vino", ho conosciuto il mitico Mauro Gaudio che me l’ha fatto amare per primo agli inizi degli anni ‘80. Ho visto, in prima persona, scorrere il successo di questo vino negli anni '90,  fino al suo decadimento. Pensate che, in quegli anni lontani, ha detta di Giulio, il padre di Ermanno Accornero, il Grignolino spuntava un prezzo molto superiore confronto alle Barbere, si rasentava quasi il prezzo del Barolo. Tutte le case importanti, anche di Langa, avevano in listino questo vino: Giacosa, Pio Cesare, Cavallotto, Giacomo Conterno per non parlare del Biggio di Ceretto. Poi tutto è cambiato il Grignolino è diventato “quasi un rosato” e si è perso nel mercato. Come diceva Veronelli “il più bianco dei vini rossi ma il più rosso dei vini bianchi”.

Accornero parte dalle origini, dando uno sguardo al passato per fare il vino di una volta ma applicando il sapere e le tecniche moderne. Così da una vigna di Grignolino del 1961 con la denominazione di “Bricco del Bosco - Vigne Vecchie” nel 2006 parte l’avventura che porterà alla nascita di un vero e proprio rinascimento di questo vitigno.

Tempi di vinificazione prolungati, per il suo Grignolino, passaggio in botti, 40 giorni di fermentazione sulle bucce, affinamento di 30 mesi in tonneaux di rovere francese e infine 24 mesi in bottiglia danno come risultato un vino elegante con una forte personalità. Ermanno per avere una valutazione obiettiva del lavoro fatto da parte del mondo del vino d’eccellenza, decide di far degustare il prodotto alla cieca per la prima volta a Vinitaly 2011: la risposta è da subito entusiastica e di stupore quando viene rivelato che il vitigno è Grignolino.

Cosa che succede sempre quando si confronta con altri vini, ne è la prova la degustazione, alla cieca, organizzata da me al Bicchierdivino l'anno scorso: nel confronto con sei campioni di Pinot Nero da produttori delle Langhe, con grande stupore da parte dei partecipanti, ha sbaragliato tutti!

E' proprio Ermanno Accornero il meritevole “condottiero” della rinascita del Grignolino. Il potenziale c’è ma l'Accornero si rende conto di non poter portare avanti un progetto così importante da solo. L’unione fa la forza, decide così di condividere il suo sapere con un gruppo di produttori monferrini, nasce Monferace, associazione che mira al recupero di un vino storico dal vitigno autoctono del Monferrato: il Grignolino. 11 cantine che seguono un rigido disciplinare che prevede l’impiego di vigneti iscritti in apposito albo, con una zonazione in 21 comuni tra Alessandria e Asti e una resa massima al di sotto  dei 70 quintali d’uva per ettaro. Monferace è l’antico nome del Monferrato, terra di vigne e castelli, è un progetto di un gruppo di vignaioli coraggiosi che amano credono e investono nel territorio per ridare dignità a un vino che per secoli fu amato e ricercato da re e personaggi illustri.

E non quella di un vinello facile, da bersi entro un anno dalla vendemmia, ma di un vino che, a dispetto del suo colore chiaro, ha personalità, complessità, grande originalità e capacità di crescere virtuosamente nel tempo, anche grazie alla sua robusta trama tannica, rivelando sempre nuove sfumature.

La storia della cantina Accornero iniziò alla fine dell’Ottocento con l’acquisto di Cascina Ca’ Cima del nobile cavaliere Negri da parte di Bartolomeo Accornero e di sua moglie. L’attività venne poi proseguita da Giovanni Accornero, figlio di Giuseppe e nipote di Bartolomeo e da sua moglie Alfonsina Coppo, fino a passarla nelle mani del figlio Giulio e della nuora, Maria Cantamessa. Dal loro matrimonio nacquero Massimo ed Ermanno. Quest'ultimo, rimasto solo, porta avanti l’azienda di famiglia coadiuvato dalla moglie e dalla figlia Francesca, mentre Giulia, l'altra figlia, laureata in biologia, sta conseguendo la specializzazione per divenire enologo.

Una cantina, quella degli Accornero, capace di compiere un vero e proprio percorso di qualità, con particolare attenzione rivolta verso i vitigni autoctoni piemontesi: grignolino, freisa, ruchè, malvasia e soprattutto barbera. 

L’azienda vinicola si trova nel comune di Vignale Monferrato, ma se andate a visitarla, non dovete salire nel bellissimo paese arroccato, ma svoltare verso Casorzo, oltrepassare la Nuova Cappelletta e Villa Morneto, girate a destra verso l’Agriturismo Accornero, in un panorama stupendo in mezzo ad grandi estensioni di vigneti che si perdono a vista d'occhio.

La coltivazione dei vigneti, a Guyot, viene effettuata su una superficie che si estende complessivamente per venticinque ettari. La gestione dei vigneti è in conversione biologica, senza uso di fertilizzanti chimici e diserbanti, mentre l'impiego di concimi naturali e di prodotti non dannosi all'ambiente consentono al terreno una difesa fito-sanitaria naturale, garantendo grande qualità al prodotto finale; insomma un'agricoltura ragionata. In cantina, sempre perseguendo i più alti standard qualitativi, l’approccio è moderno, ma allo stesso tempo attento alle più radicate tradizioni territoriali. La conduzione enologica è affidata all’esperto Mario Ronco mentre la conduzione agronomica spetta a Ermanno Accornero. L’attuale produzione si attesta su una media annua di 100mila bottiglie, con una linea di 13 etichette.

I suoli dei vigneti sono prevalentemente calcareo-argillosi, caratterizzati anche dalla presenza di roccia di tufo che mantiene le viti umide e regala al vino una nota minerale caratteristica ed estremamente piacevole.

La maggioranza delle uve vengono raccolte a mano, dai primi e fino a metà ottobre; i processi di vinificazione vengono poi eseguiti in maniera tipica, attenti a seguire le radicate tradizioni territoriali ma con un approccio moderno, grazie alle nuove tecnologie di cui è dotata l’azienda. 

Fra i vitigni principali della cantina Accornero c’è il Barbera che dà origine alla Barbera Superiore del Bricco Battista – uno dei vini rossi più pregiati e importanti dell’azienda – e al Cima, Riserva della Casa, Barbera del Monferrato Superiore DOCG, un prodotto ottenuto da uve vendemmiate con una leggera sovramaturazione e macerate per un mese, invecchiato dapprima 36 mesi in tonneau per affinare poi altri due anni in bottiglia, prima della sua commercializzazione. Il vino, di colore rosso granata, ha un bouquet armonico e raffinato con note di confettura di ciliegia e di noce moscata. Dal Barbera si produce anche il rinomato Giulin, Barbera del Monferrato Doc. Affinato sei mesi in tonneau e in seguito lasciato riposare altri sei mesi in bottiglia prima della sua commercializzazione, il Giulin è un vino corposo, rotondo ma anche elegante, che ricorda sentori di frutti rossi e floreali, con note di vaniglia.

Altro vitigno rinomato dell’azienda è il Grignolino, da cui nasce il Grignolino del Monferrato Casalese, a cui se aggiunto il suddetto “Bricco del Bosco - Vigne Vecchie”, In aggiunta vengono coltivati anche Freisa, Nebbiolo, Malvasia di Casorzo, Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Nel vasto catalogo dell’azienda si è aggiunto un Ruchè, il Viarì. In generale, tutti i vini Accornero riescono a interpretare in maniera eccellente e unica la tipicità del territorio che rappresentano.

Volevo focalizzare la mia attenzione sul Grignolino, quindi mi sono limitato ad assaggiare solo due tipologie di Barbera: la Barbera del Monferrato “Giulin” 2014, un assemblaggio di vari vigneti con rese molte basse e affinamento di sei mesi in tonneau, più semplice, slanciata e “beverina”; la Barbera del Monferrato Superiore “Bricco Battista” 2013, che affina 18 mesi in barrique e tonneau di rovere francese. Quest’ultima rappresenta un vino storico per l’azienda ed è un punto di riferimento per il territorio; ben più complessa e strutturata, emana sentori fortemente speziati/tostati con punte di mineralità e di grande pienezza gustativa; un vino davvero equilibrato, lunghissimo.

Ma veniamo finalmente al Grignolino del Monferrato Casalese “Bricco del Bosco” 2016. Dal 1980 tra le icone del territorio, un vino senza compromessi: o lo si ama o non lo si capisce. Sfido a trovare qualcuno a cui non piaccia: 13,5 % vol., 40 giorni di fermentazione sulle bucce, affinamento di 30 mesi in tonneaux di rovere francese, segue un breve affinamento in acciaio per preservare al meglio le caratteristiche principali del vitigno, ovvero la freschezza, la pulizia di profumi e la piacevolezza gustativa, infine 24 mesi in bottiglia danno come risultato un vino elegante con una forte personalità.

Un vero Grignolino, fa del colore il suo biglietto da visita, uno tra i più belli a mio avviso tra i vitigni italiani, al pari del ligure Rossese di Dolceacqua o un Pinot Nero. Dimostra tanta leggiadria cromatica, rubino scintillante di grande trasparenza, nuances granato, se lo si osserva attentamente lo si può scambiare per un rosato all’ultimo stadio dell’aggettivo didattico “chiaretto”. Ha buona consistenza, archetti fitti e regolari, questo fa presagire un buon estratto. Il naso esordisce con sentori di pepe nero, segue una fresca sensazione fruttata di piccoli frutti rossi, lampone e fragolina di bosco su tutti. La scorza di pompelmo rosa ravviva ulteriormente la sensazione di freschezza che trova il suo apice grazie ad una nota balsamica di mentolo, che arriva dopo alcuni minuti dalla mescita, accompagnata da note minerali pietrose e di calcare. Ma veniamo al palato, la coerenza di questo vino è incentrata soprattutto sulla sensazione di freschezza data dall’acidità che richiama i frutti rossi, il tannino è fitto e ben legato, buona progressione gustativa, il vino risulta mediamente sapido e regala un finale lungo ed appagante, lascia in bocca una piacevole sensazione speziata, quasi dissetante. Senza osare assolutamente in nulla, lo vedrei magistralmente abbinato ad un trancio di salmone in crosta, adagiato su ortaggi di stagione spadellati con abbondante burro d’alpeggio. Provare per credere, io l’ho fatto ovviamente.

Agriturismo Accornero

Ca Cima, 1, 15049 Vignale Monferrato AL

0142 933317


Antonio Dacomo 2/2022