L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

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A NOI CHE PIACCIONO I VINI BUONI

2021-04-09 12:14:46

 PIETRO ARDITI - CASCINA VALPANE DI OZZANO MONFERRATO

A inizio anni ’90, Pietro Arditi, entrava in possesso della Cascina di famiglia nel Monferrato, ad Ozzano Monferrato, interessandosi della produzione fino allora irrisoria. Ho conosciuto Pietro appunto in quegli anni, da Paissa di Piazza San Carlo dove prestavo la mia opera, come Responsabile del beverage. Mario Pluviano, giovane imprenditore, aveva appena acquistato questo meraviglioso tempio della “gastronomia” e io appena uscito dalla brutta avventura della chiusura della mia enoteca (Vinomania), avevo di buon grado accettato questa prestigiosa opportunità.
Pietro, persona simpaticissima, bazzicava spesso negli uffici al primo piano di Piazza San Carlo, mi aveva chiesto dei consigli su come produrre e migliorare i vini nella sua azienda, non essendo del settore, e mi sembra di ricordare che lo avevamo instradato, facendogli conoscere un bravo enologo toscano, amico comune. Per qualche anno infatti aveva prodotto vini ottimi, ma simili a tanti altri del panorama Monferrino e Astgiano. Ricordo ancora una degustazione nel suo stand al Vinitaly, ne è passata di acqua sotto i ponti da allora, meglio dire, "se ne è versato di vino da allora".
Da quei tempi passati Pietro è cambiato molto, si è appassionato talmente alla creazione di prodotti "fuori da righe", si è instradato sulla produzione di vini "tradizionali", vini con una grande personalità da non confondere con i vini "naturali" di moda adesso, e oltretutto vini che invecchiano benissimo, lui stesso li mette in vendita non prima di parecchi anni dalla produzione.  Ho assaggiato i suoi vini diverse volte, e li ho anche acquistati, è diventato un icona e un esempio per me poco amante dei vini naturali. I suoi prodotti sono perfetti e assolutamente eleganti, al contrario di tanti che ho assaggiato “brettati” e imbevibili. Ma la bellezza di tutto questo è che Pietro Arditi non si vanta in etichetta di nomenclature strane e i prezzi sono quelli di prodotti convenzionali.

A fine ‘800, a Cellamonte, Pietro Giuseppe Arditi, il "Giuspin", vive con un fratello e quattro sorelle che non riescono a distrarlo dalle vigne affittate sulle colline di Ozzano. Ma ad accendere la passione del Giuspin è la Tenuta Valpane: esposta bene, domina la valle con la mole della grande villa e una snella torretta con l'orologio. Che sogno. Valpane da un po’ pare trascurata, perché i Fojadelli, i vecchi proprietari, di autunni e vendemmie ne avevano visti molti. Pietro allora si mette il vestito buono e dopo aver incassato un primo “no” grosso come una tenuta, riesce a conquistarsi la fiducia dei Fojadelli e l’affitto di Valpane, che nel 1902 diventa sua proprietà.
Poi viene l’amore, Teresa, il matrimonio e tra un giro di valzer e l’altro anche a Cellamonte arriva la guerra, quella Grande, e la crisi, altrettanto Grande, che nel ‘29 spinge i paesani a cercar lavoro dal Giuspin, che indietro non rimanda nessuno. Scomparso il Pietro Giuseppe, la memoria e le sue vigne vanno nelle mani di Lydia, figlia maggiore di Pietro, che da sempre lo segue tra vigne e cantine, al mercato di Casale e nelle trattative. Donna abile in un mondo di uomini, negli anni Cinquanta, Lydia Arditi fa crescere la produzione nella modernità, ma senza tradire la struttura e il bouquet di profumi del vino di papà. E a 88 anni, quando vede che il nipote, di nome Pietro come il nonno, stava prendendo in mano le redini dell’azienda, capìsce che di nuovo la tenuta Valpane stava voltando pagina... e che la storia continuava.
L'azienda che sta ripiantando molti vigneti e delle circa 80mila bottiglie che producono in un anno, l’85% viene richiesto negli Stati Uniti. 

In una splendida giornata trascorsa da Renzo Besso (grande professionista del Vino) a Cascina Valpane, ci racconta la visita e i vini assaggiati:
Valpane è una cascina del '700, edificio le cui tracce risalgono al 1300, con parecchia storia alle spalle; un luogo magico ed unico tra le dolci colline del Monferrato Casalese, sito in Ozzano Monferrato. Durante la nostra visita abbiamo avuto il piacere di trascorrere un po' di tempo sulla terrazza della cascina, in compagnia di Pietro Arditi, titolare dell'azienda, e di Balù il pastore tedesco; splendida giornata, soleggiata e calda, allietata dal paesaggio vitato della proprietà, una bellissima conca.
E' una di quelle aziende che secondo me merierebbero maggior diffusione tra gli appassionati, proprio per il modo non omologato di fare vino.
Visitare Valpane è sempre un'esperienza nuova e formativa vista la competenza e capacità di Pietro, con cui si può parlare tranquillamente di molteplici argomenti; specialmente di vino, vinificazioni e della storia dell'azienda.
Alla richiesta della scelta di produrre “vini naturali”, Pietro risponde: “Faccio vini naturali, senza usare senza lieviti aggiunti, per un fattore prettamente egoistico. Mio nonno a 88 anni andava ancora in vigna e la ricetta di questa longevità era “Pillole della mia cucina e vino della mia cantina”. Se bevo il mio vino voglio che sia salutare e che non mi faccia male”.

Dal 2017 tutti i prodotti dell’azienda hanno la certificazione biologica, ma da sempre Valpane è stata condotta nel rispetto della natura e del territorio. Le varietà coltivate sono quelle classiche, ovvero barbera, grignolino e freisa; Pietro acquista inoltre uve autoctone locali per produrre il Rosa Ruske.
Per quanto riguarda la maturazione delle uve , in vendemmia, Pietro si affida all’analisi sensoriale delle uve applicando il metodo dell’ICV di Montpellier. In cantina fermentazioni alcoliche spontanee senza inoculo di lieviti selezionati, e tecnica meno invasiva e il più possibile minimalista”.
Sono vini forse non facili e piacioni, a cui bisogna approcciare con una certa filosofia; sono vini che Pietro mette in commercio dopo alcuni anni, vini a lunga gittata, complessi e pieni di sfumature

Durante la nostra visita abbiamo degustato i seguenti vini.
Grignolino del Monferrato Casalese Euli 2015, il nome 'Euli' viene dalla tribù Longobarda che un tempo viveva nell'area dove sorge il vigneto. Parliamo di un grignolino in acciaio, a quasi 5 anni dalla vendemmia, che potrebbe essere un Monferace se non fosse per il fatto che non viene affinato in legno: vinificazione acciaio, poi affinamento acciaio cemento e vetro.
Bel colore rubino appena scarico, senza segni di cedimento; naso fresco, giocato su sentori vegetali; un vino dal naso dinamico, che cambia nel bicchiere ad ogni istante. Spezie, fruttini rossi, note floreali. Tannino verace, che coinvolge nella beva, ottima struttura; un po' un grignolino d'altri tempi con una grande capacità di evoluzione. Degustiamolo con un tagliere composto da salami e formaggi.


Monferrato Freisa Canone Inverso (2010)
Il canone è una struttura musicale dove voci e strumenti differenti esprimono la medesima melodia a intervalli sovrapposti. Il canone inverso è invece una struttura musicale nella quale la prima voce esegue una linea melodica e la voce successiva la esegue con moto contrario. Canone Inverso di Paolo Maurensig è anche il titolo del libro che Pietro ama particolarmente. Negli anni abbiamo assistito a molte interpretazioni frizzanti del vitigno, in molte zone del Piemonte, quasi fosse Coca Cola. Qui abbiamo l'esempio di cosa può dare il vitigno freisa se vinificato in modo adeguato; preciso, parliamo del 'parente stretto' di un certo vitigno chiamato 'nebbiolo'. Parliamo di un vino del 2010 , vinificazione acciaio , poi affinamento acciaio cemento e vetro.. Colore granato con nuances leggermente aranciate, di grande impatto; naso classico, giustamente terziarizzato con spezie, sentori vegetali, cacao, frutta cotta, confettura di lamponi e note dolci date dall'invecchiamento. In bocca ingresso dolce, ravvivato da un tannino importante e non fastidioso, ottimo equilibrio e finale lunghissimo. Un tappeto orientale con trama ed ordito finissimi. Un vino decisamente complesso, mai banale; da capire. Buono con tutti i piatti, alcuni la inseriscono anche con il dolce.
Barbera del Monferrato Superiore Valpane 2007 da Barbera 85%, Freisa 15%
Fermentazione in legno per 21-23 giorni Affinamento: Barbera per 1-3 in legno grande da 30Hl fino all'assemblaggio Affinamento: Freisa per 1-3 in acciaio fino all'assemblaggio. Dopo l'assemblaggio, per 18-24 mesi in tonneaux da 500 Lt. Ulteriore affinamento di 1 anno in bottiglia prima della vendita.
Rubino scuro, naso di spezie, vaniglia, prugna e ciliegia sotto spirito. Bocca decisamente importante, in corrispondenza al naso. Vino importante, di struttura e buon alcool; il tannino del freisa ravviva la freschezza dell'acidità del barbera. Piatti importanti.

antonio.dacomo 23/11/20