La proprietaria Maria Cristina Ascheri, grande imprenditrice e una delle vulcaniche fondatrici delle “Donne del Vino”, ho avuto l’onore di conoscerla da almeno 25 anni, da quando organizzava manifestazioni a Villa Sassi dove operavo in quegli anni. E' nata nel mondo del vino e da quando aveva vent'anni opera nell'azienda Ascheri.
Impegnata da sempre nell’introdurre continue innovazioni, sia tra i filari che in cantina, l’impresa, nonostante con il tempo sia cresciuta e si sia ampliata, conserva un carattere prettamente familiare e viene attualmente condotta da Matteo Ascheri. Dalla vigna alla vinificazione, le uve vengono lavorate senza approcci commerciali né ideologici, bensì con lo scopo di esaltarne al massimo le caratteristiche intrinseche. In quest’ottica, anche l’uso del legno in fase di affinamento diventa funzionale alla valorizzazione del varietale, dal quale viene puntualmente ottenuta un’espressione fedele e aderente al massimo al terroir di appartenenza.
Con le cantine in via Piumati, ci sono oggi anche l’Osteria Murivecchi e l’Albergo. L’Albergo Cantine Ascheri è stato creato proprio al di sopra delle cantine ed è un posto unico per concezione e realizzazione, una vera e propria “opera d’arte”.
Pensate che una saletta, la più bella, dell’Osteria, era lo studio di mio cugino, anche lui Dacomo, medico condotta della cittadina.
Bisogna partire dalla scelta creativa, fatta dopo la Laurea in Economia, con la decisione di entrare in azienda, con l’obiettivo di diversificarne l’offerta. Per farlo, impianta, il Viognier e lo Syrah, in tempi insospettabili. Era il 1993 quando li sceglie per la nuova varietà la sabbia di Montalupa, nel Roero a pochi passi da Bra. Con l’idea da subito di fare dei “vini da sogno”, un bianco da invecchiamento e un rosso possente che lascia maturare svariati anni. Piano presto avverato. Con l’aiuto – inevitabile – di qualche viaggio di ricognizione nel Rodano con il grande enologo Armando Cordero.
I vini che producono sono parecchi e tutti molto buoni: Arneis, Gavi e Moscato d’Asti, Nebbiolo San Giacomo, Barbera Fontanelle, Dolcetto Sorano, Verduno Pelaverga e un ottimo Metodo Classico. Seguono: Barolo, Barolo Ascheri, Barolo Coste&Bricco, Barolo Pisapola, Barolo Sorano oltre i sopra-nominati Montelupa Rosso e Montelupa Bianco.
Veramente ottimi il Dolcetto e il Pelaverga che ho acquistato per il mio locale, ma volevo parlarvi dei due “stranieri” che ho apprezzato tantissimo da buon appassionato dei vini del “Rodano”.
Il Langhe Rosso Montalupa 2015 è un vino fatto per esaltare soprattutto il carattere piemontese. Di struttura, ma con un’eleganza innata: una giusta espressione del territorio del Roero con un tocco di innovazione, non si può dire che non sia innovativo anche lui.
La vigna da cui è prodotto è il Montelupa di Bra, la medesima del Vionier, un sabbioso ed esteso vigneto che potrete scorgere facilmente salendo da Santa Vittoria in direzione Bra, sulle prime curve all’approssimarsi dell’unico tornante. La cantina lo produce sono in annate eccezionali ed è lasciato affinare tantissimi anni, un po’ in legno e poi in bottiglia.
Si presenta nel calice di un bel colore rosso intenso con riflessi violacei. Al profumo si apre subito in una goccia balsamica con un profumo intenso di ciliegia. lampone e piccoli frutti, rosmarino e tracce di zenzero. Bouquet speziato con note ampie, di fiori selvatici di prato montano e liquirizia.
Al palato brilla di freschezza, intensità ed emozionanti nuances di spezie, ritorna la ciliegia e note di carne affumicata. Vino di notevole classe, di ricchezza e tipicità eccezionali, adatto ad un lungo invecchiamento. A tutto pasto, si abbina a formaggi d’alpeggio, a salumi misti, a bocconcini d’agnello grigliati, a una grande bistecca ai ferri.
Il Barolo di Serralunga d’Alba Coste&Bricco 1999, prodotto nel Podere Sorano, è un vino sontuoso, capace di strappare punteggi “altisonanti” da parte dei critici. Bel colore rubino intenso, il tempo rimasto in cantina gli ha donato sentori di fiori appassiti, amarene mature, spezie e quel giusto balsamico che è un piacere percepire al naso. In bocca è appagante con tannini che virano sul velluto, regalando una beva di estrema finezza.
Il Coste&Bricco 2013, da poco in bottiglia, che può confondere per il suo profilo orientale, autorevole, discreto ed esplosivo insieme. All’assaggio, aromi intensi, profondi, con attorno un coro acido-tannico che avvince e impone un ripensamento generale sul valore stesso dell’annata. Che conferma, con le riserve “giuste”, di aver un bel potenziale di invecchiamento.
Il Barolo Ascheri viene prodotto nel vigneto omonimo nel comune di La Morra, dove nasce all’inizio dell’ottocento l’azienda, seguendo le regole più tradizionali, e assemblando le uve di nebbiolo provenienti da tre diverse sottozone del Barolo. Questo Barolo, matura in botti di legno per almeno due anni, e si completa con un riposo ulteriore in bottiglia. Esprime le più classiche caratteristiche della denominazione, dimostrando di attestarsi su buonissimi livelli qualitativi.
Rosso granato intenso alla vista. All’olfattiva risulta ampio e composito, con i sentori di frutti di bosco maturi che vengono impreziositi da ricordi di spezie dolci, cuoio e fiori secchi. Ottima la struttura in bocca, elegante la trama tannica e raffinato l’equilibrio. Si sposa alle carni rosse, al pollame nobile o alla selvaggina. È da provare con il tacchino ripieno alle castagne.
Il Barolo Pisapola è un altro cru molto interessante, prodotto nei vigneti di Verduno, un Barolo forse più facile e piacevole. Austero ma armonico allo stesso tempo, il Barolo Pisapola, svela una beva scorrevole e potente insieme. Dopo la fermentazione sosta qualche mese in vasche di acciaio inox, per poi maturare due anni in botti grandi di rovere di Slavonia. Si completa con dieci mesi di affinamento in vetro. Propone un elevato livello qualitativo ad una quotazione molto modesta. Rosso granato intenso al calice. Possiede un bouquet olfattivo elegante ed etereo, che lascia percepire note floreali di viola, sentori di frutta rossa e nera matura, e richiami alle spezie dolci. Rotondo, armonico e vellutato il sorso, caratterizzato da un’ottima persistenza. Da abbinare alle carni rosse o alla cacciagione, è perfetto con il bollito misto alla piemontese.
E' il Sorano 2013 che mi ha impressionato, elegantissimo e balsamico, il ricordo al naso di un grande pinot noir, poi al gusto i tannini ti fan rammentare che stai degustando un gran vino da uve nebbiolo; Chapeau.
Che Matteo abbia saputo tradurre con efficacia in risultati è ormai provato. Sono 240.000 le bottiglie prodotte in totale, e 23mila quelle destinate a un Langhe Nebbiolo 2017 di un ritmo, un succo e un tannino ricco di tale agilità da far svuotare la bottiglia prima che ce se ne accorga; e con gran felicità dei sensi.