L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

L'UOMO DELLA TAVOLA

mangiare bene, bere meglio

A NOI CHE PACCIONO I VINI BUONI

2021-04-01 12:05:45

GHIOMO DI GIUSEPPINO ANFOSSI, FARMER A GUARENE D'ALBA

In una stupenda giornata di metà ottobre nelle Langhe che dispiace persino mettersi a tavola, alla “Madernassa” di Guarene d’Alba, dopo aver straordinariamente pranzato da Michelangelo Mammoliti, il talentuoso sommelier Alessandro Tupputi, a fine del pasto su richiesta di uno dei nostri commensali, stappa una bottiglia coperta e la versa nei ampli calici: un rosso già evoluto, con le sue inconfondibili “nuances” aranciate. Si è approcciato a noi un grande vino, classico nei suoi profumi di rosa e frutti rossi maturi, un Barbaresco, un Barolo della “zona Tortoniana” o una Spanna pedemontana? Un vino che non ti aspetti, alla cieca nessuno è riuscito ad azzeccarlo, ed ecco la sorpresa: un Nebbiolo d'Alba Sansteu 1999, incredibilmente superlativo di Ghiomo, il vino che gli farà decidere di fare la Riserva "Primo".

Questo è dovuto ai vigneti a Est di Guarene, molto simili per caratteristiche ed altitudine a La Morra cuore del Barolo, infatti i terreni sono ricchi di marne grigie, argilla e un po’ di sabbia, questo fa sì che i vini esprimano grande struttura e carattere.
Giuseppino Anfossi è una forza della natura. Un vigniaolo di oggi, capace di coniugare la forza della tradizione con le sfide della terzo millennio. L’ho conosciuto un lustro or sono, ad una corso dei sommelier che avevo organizzato al FoodLab a Torino, e quella persona mi è subito piaciuta, schietta e furbetta, come lo sono per esperienza “i langhetti”. Per la sua semplicità e per la sua carica che trasmetteva nel parlare, la lezione di viticoltura che teneva ebbe un grande successo.
Siamo diventati subito amici, sono andato a trovarlo in cantina e ho assaggiato i suoi vini. Ho capito la sua filosofia, ho sentito la passione e quello che provava a produrre i suoi vini. Mi ha raccontato il suo lavoro e il rispetto di procedure meticolose: vendemmia differita (raccolta di grappoli perfettamente maturi), follature manuali e tanta, tanta “zappa” in mezzo ai filari.

In vigna c'è grande attenzione alla natura e al rispetto del ciclo biologico della vite grazie alla capacità di sposare la sapienza antica alle tecniche d'oggi: «perché il vino buono lo fa il tempo, insieme alla natura» spiega Anfossi ), tutto questo nella ricerca del migliore compromesso di qualità.
Mi piace vedere un produttore che fa di tutto per rispettare la vite e l’ambiente, senza volersi fregiare di etichette che servono solo per far lievitare i prezzi di vendita.
Anfossi non è un produttore famoso, vende parecchio all'estero, ma vi assicuro che resterete colpiti dai tutti i suoi vini e dalla persona umile e semplice che non trovate quasi mai nei produttori di vino.
L’azienda agricola, nata ai primi dell'800, prende il nome dalla cascina Ghiomo, un ex convento di frati nel cuore del Roero, a Guarene, a soli 3 km dal centro di Alba.
La famiglia è da generazioni contadina e da sempre, porta avanti varie tipologie di coltivazione in un territorio che si contrappone tra la pianura del Tanaro e la collina di Guarene, la zona tipica delle famose pere “madernassa”, che nascono qui.
Nel 1999 dopo altre piccole esperienze, Giuseppino decide di fare esclusivamente il viticoltore e produrre vino con il suo concetto e la sua vocazione, ereditando dal nonno Mario una passione viscerale per il territorio e dal padre, il rispetto del tempo e della natura. Con il padre Battista ha sua volta lottato, all’inizio, come d’altronde hanno fatto quasi tutti i produttori di qualità, non è stato per niente facile convincere “i vecchi” a rinunciare a metà dell’uva… ma quasi sempre i padri si rassegnano e si adeguano.
Nei poco più di 10 ettari di proprietà atti a vigneto si producono fino a 40.000 bottiglie l’anno, ma solo nelle stagioni migliori, perché nelle annate meno vocate la produzione scende. Giuseppino aggiunge: se i nostri due figli, Pietro e Alessandro, vorranno fare questo lavoro dovranno imparare a essere molto elastici come me, perché mai ci sarà un’annata simile ad un’altra, ma è questo che rende così emozionante produrre e bere un bicchiere di vino, infatti i vini uguali ogni anno, fanno sospettare!
Le dimensioni medio-piccole rendono possibile quella ricerca di qualità e carattere sempre più apprezzate e ricercate al giorno d'oggi. Durante i lavori in cantina è grande l'attenzione e la cura dei dettagli, per rispettare al massimo il ciclo dall'uva al prodotto finito. Bicchiere attorno a cui si riuniranno vecchi e nuovi amici pronti a condividere la passione di chi lo crea.
Giuseppino Anfossi cura ogni fase di produzione, coadiuvato da moglie Federica, a partire dalle 5 vigne: Croera, Fussot, Vigna Granda, Lavai, Sidrè, ubicate sul pendio che sovrasta l’aziendae va verso Guarene.
Da qualche mese, Giuseppino, ha cominciato a rifare qualche aspetto della sua cantina e della sua azienda, un nuovo stoccaggio dei vini, una “corte” rifatta con pietra di Luserna e una nuova sala di degustazione, che sarà il fulcro di tante belle “merende sinoire” future.
La produzione si impernia su due bianchi da uve Arneis, il Fussot e l’Imprimis, e cinque rossi: due da uva barbera, il Lavai e il Ruit Hora e tre da uva nebbiolo, Vigna Granda, San Steu e San Steu I°

LANGHE ARNEIS FUSSOT
Le uve derivano dai vigneti Fussot e Gheja su terreni marnosi con esposizione Sud-Est. La produzione è ricondotta a 2kg per ceppo con un diradamento del 15-20%. La pigiatura divide subito il mosto dalla buccia e la vinificazione è condotta tutta in acciaio, fino all'imbottigliamento in tarda primavera.
Il colore è di un limpidissimo giallo paglierino carico e suadente. Il naso, oltre che alle note tipiche (mela verde, ananas, pera, mandorla) ne spiccano altre che riportano in prima battuta al suolo marnoso, ma lasciando scaldare un po’ il vino spuntano fuori dei profumi curiosi che ricordano salamoia, capperi e olive verdi. Morbido, con un’importante sapidità, passando la lingua su palato e gengive dopo averlo deglutito si può cogliere ancora meglio la parte sapida, addirittura salina.
Mi piace pensare che siccome in queste zone una volta c’era il mare, l’eredità lasciata al terreno si senta ora nel calice.
Da provare in abbinamento con il vitello tonnato, ravioli alle erbette burro e salvia, oppure con una quiche al formaggio fresco e pere Madernassa, tipica varietà della zona.
LANGHE ARNEIS IMPRIMIS
Ottenuto dalle vigne di proprietà “Fussot” con esposizione sud-est in terreni marnosi nel comune di Guarene , è frutto di una rigorosa selezione delle uve, circa 1,8 Kg per ceppo.
Le uve raccolte a ritardata maturazione vengono conservate al freddo per almeno 20 giorni al fine di aumentare l’estrazione dei precursori aromatici, dopo la pigiatura segue una prolungata sosta sui lieviti in acciaio inox, con bâttonage periodici.
In una degustazione di qualche tempo fa, in cantina, Giuseppino ha tirato fuori “dal cilindro” un suo Arneis Imprimis del 2016, straordinario, il fratello maggiore del “Fussot”. Allora ho scoperto l’arcano, un ottimo arneis affinato qualche anno si trasforma in un stupendo vino bianco. Alla faccia di tutti i clienti che in primavera se non hai in carta un arneis (o altri bianchi) dell'annata “storcono il naso”.
Un bianco dal colore meravigliosamente tendente al dorato e cristallino con profumi ancora floreali e leggere note idrocarburiche, sentori di frutta matura si contrappongono a note di miele, albicocca, vaniglia e mandorle tostate. In bocca ha freschezza e sapidità contrapposte a morbidezza e struttura con un finale di lunga persistenza e sapidità
Provatelo in abbinamento con zuppe, minestre, primi piatti e verdure. Ottimo con gli spaghetti con tonno, piselli e cipolle.
BARBERA D’ALBA RUIT HORA
Vino da colore rosso granato molto scuro e impenetrabile. Al naso è intenso e piacevole, con note di frutta rossa matura, amarena e ribes nero, cenni speziati e sfumature di erbe aromatiche. Al palato è concentrato e ricco, polposo ed equilibrato con acidità appuntita, più frutti neri, fumo e note sapide. Un tocco acidulo e una tessitura tannica sottile ed evoluta. Il finale è piacevolmente speziato, lungo e persistente.
Nasce da una scommessa per valorizzare il territorio e le grandi uve di Guarene e viene prodotto solo nelle migliori annate. Il nome deriva dalla meridiana della vicina chiesa sconsacrata di San Michele, luogo di aggregazione e scambio culturale. Le uve di barbera e nebbiolo (per un 5% circa secondo le annate) dei filari con esposizione migliori sono diradate fino a due o tre grappoli a ceppo, e selezionate in fase di vendemmia manuale in piccole cassette da 10kg, leggermente surmature. In cantina subiscono un leggero appassimento di 24 ore per poi essere diraspate e pigiate. Fermenta a 34°C con una macerazione di 250 ore. Il vino nuovo passa poi in barrique di rovere dove svolge la malolattica in modo spontaneo. Solo le migliori botti danno vita al Ruit Hora, che affina 14 mesi in legno, 3 in acciaio e gli ultimi 6 in bottiglia. È un’interpretazione particolare di Barbera, che si fa apprezzare a tavola con i ricchi e saporiti piatti tipici della cucina piemontese. Ottimo a tutto pasto, si abbina molto bene con le carni arrostite e brasate. Per svenire dal piacere, provatelo con un Cappone al tartufo bianco d'Alba.
NEBBIOLO D’ALBA SANSTEU 2016
Proviene dai vigneti Fussot e Dario, con esposizione sud-est e terreno marnoso.
La macerazione dura 250 ore. Una volta pronto, il vino nuovo passa in acciaio inox, dove svolge la malolattica in modo spontaneo. Affina in acciaio e legno di rovere per riposare poi almeno 6 mesi in bottiglia.
Un vino dal rosso rubino intenso e limpido, Il naso all’inizio è un po’ chiuso, bisogna sapere aspettare senza fretta: al primo naso si sprigionano le note essenziali: ciliegia, ribes rosso, fragola, radice di liquirizia, rabarbaro. Poi la parte fruttata è presa per mano dalle note di terroir…questo vino è un estratto di quello che è il terreno, molto simile in questa zona alle Langhe. Ci sono altri profumi particolari, soprattutto una nota di tè verde molto marcata, che si lega con profumi di sottobosco. Macchia mediterranea, mentolo e pepe nero danno quel senso di fresca complessità già al naso, che poi ritroveremo anche all’assaggio.
Al palato è molto sapido, il classico vino che può essere definito verticale, essenziale, diretto. Di certo non è un palestrato, piuttosto un maratoneta: muscolo sì…ma con tanto nervo.
Questo è un Nebbiolo vinificato in maniera tradizionale, con macerazioni lunghe e maturazione in legno grande: questo va ad esaltare il vino senza coprirlo con note vanigliate che risulterebbero prevaricanti.
Provatelo in abbinamento a primi piatti conditi con sughi stufati, paste ripiene come i tradizionali agnolotti, o arrosti di carne.
BARBERA D’ALBA LAVAI
E’ un po’, per modo di dire, il fratello minore del Ruit Hora, più pronto e morbido, adatto a tutto pasto.
Le vigne crescono esposte a sud su terreni marnosi, calcareo argillosi, nei vigneti Fusot, Dario, Vignot e San Steu. Mediante diraspamento dei grappoli la resa è abbassata a 1,8kg per ceppo. La vendemmia manuale con 10kg di uva per cassetta, forata sul fondo, porta in cantina uve selezionate e integre. Dopo un lieve appassimento di 24 ore, diraspatura e pigiatura fanno partire la fermentazione alla temperatura controllata di 34°C circa. La macerazione dura 250 ore. Una volta pronto, il vino nuovo passa in acciaio inox, dove svolge la malo-lattica in modo spontaneo. Affina in acciaio e legno di rovere per riposare poi almeno 6 mesi in bottiglia.
Di colore rosso rubino brillante con riflessi tendenti al violaceo, al naso è intenso e profondo. Aromi di frutta rossa matura e spezie si intersecano in un vortice di profumi unici. Lamponi maturi e ciliegia iniziano e portano il tuo palato lungo un percorso stratificato di cuoio, spezie saporite, pepe ed un leggero affumicato.
In bocca è di spessore, fresco, con un perfetto equilibrio fra tutte le componenti. L'acidità scattante e la suprema bevibilità, fa si che sia da bere facilmente sia con i primi che con i secondi piatti. Perfetta anche con i formaggi stagionati; da provare con i tortellini in brodo.

Antonio DACOMO - 14 Ottobre 2020