Luca Sansone

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Le api al tempo del riscaldamento globale

2019-03-12 09:10:04

Non basta la minaccia ormai comprovata dei pesticidi: i cambiamenti climatici impattano sulla salute dei principali impollinatori su molti livelli, e se immaginiamo un futuro con ancora cibo sulla tavola, dovrebbe importarci.

Si stima che per gli ecosistemi naturali e artificiali della Terra l'impollinazione valga circa 200 miliardi di dollari. Il rialzo delle temperature spinge le api a migrare verso latitudini più fresche e stabilirvi nuovi alveari.Tuttavia, questi spostamenti non avvengono abbastanza velocemente per tener passo ai ritmi del riscaldamento globale. Diversamente dalle farfalle, che in risposta ai cambiamenti climatici migrano verso i poli, le api, i bombi e altri indispensabili impollinatori faticano ad adattarsi alle condizioni imposte dai nuovi habitat. 

Il rialzo delle temperature porta a fioriture anticipate, con il risultato che i fiori mettono polline e nettare a disposizione quando le api non sono ancora pronte a raccoglierlo. Per quanto riguarda quest'ultimo, che insieme al Varroa e all'Aethina tumida costituisce la minaccia principale tra le malattie degli alveari, è stato dimostrato che temperature più basse ne limitano la prevalenza. Di conseguenza, temperature più alte causate dai cambiamenti climatici potrebbero significare più api colpite da parassitosi. Piante stagionali adatte anche a un utilizzo alimentare, come rosmarino, erba cipollina, salvia, lavanda, basilico, o fiori molto colorati e profumati, offriranno a questi insetti una fonte di sostentamento in più per tutto l'anno, anche se abitate in città.