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LAMPASCIONE o LAMPAGIONE, detto anche CIPOLLA CANINA o GIACINTO DEL PENNACCHIO ✍

2020-04-03 13:32:42

Scientificamente Leopoldia comosa (= Muscari comosum), una pianta erbacea, della famiglia delle Liliaceae o Asparagaceae. Vive nei campi e nei luoghi incolti fino a 1500 m. Diffusa nell'Europa meridionale.

Caratteristiche

Pianta bulbosa perenne, con bulbo a tuniche esterne rosso-violette; lo scapo è eretto (alto fino a mezzo metro); le foglie basali sono larghe 2 cm, lineari, scabre al margine; il racemo è prima denso, poi lasso con alla sommità un ciuffo di fiori.

Corolla urceolata azzurro - violetta o gialla fosco; fiorisce tra Marzo e Giugno.

I bulbi crescono a 12-20 cm circa nel sottosuolo, simili a una piccola cipolla.

I frutti sono capsule ottuse, ovato-triangolari lunghe fino a 15 mm, con tre valve che a maturità si aprono e lasciano cadere pochi semi.

Habitat

Campi, incolti, vigne su terreni preferiblmente calcarei fino a 1.500 di altitudine.

Etimologia

Secondo alcuni autori il nome del genere pare derivare dal Sanscrito "mushka" = testicolo, a causa della forma dei bulbi, mentre per altri lo fanno derivare dal greco moderno "moschàri" = "giacinto a grappolo" o dal greco classico "mòschos" = muschio per l'odore di alcune specie di questo genere.

Il nome specifico dal latino "comosum" = chiomato, allude al "fiocco" dei fiori sterili.

Il sinonimo "Leopoldia" è in onore del Granduca di Toscana Leopoldo II.

Detta anche cipolla canina, cipollaccia turchina, giacinto dal pennacchio o cipolla delle serpi dai cittadini del Sud Italia, vantano una storia antichissima.


Coltivazione

I bulbi si piantano in autunno, ad una profondità che sia il doppio della loro altezza e a una distanza di 4-5 cm l’uno dall'altro.


Utilizzate terreni con un buon drenaggio, ben nutriti di materia organica o il terriccio formato da torba, sabbia e con concime organico abbastanza maturo.

Ricordate che:

sopportano bene le basse temperature


amano il sole, indispensabile per ottenere una buona fioritura


possono essere coltivati anche in ombra parziale


è importante mantenere umido il substrato durante il periodo di crescita, riducendo l’innaffiatura dopo la fioritura, una volta avvizzite anche le foglie


è fondamentale evitare ristagni d’acqua durante il riposo estivo dei bulbi

Curiosità

In Spagna è anche chiamata "Hierba de los Amores", e "Dioscorides" attribuiva ai suoi bulbi proprietà calorifiche e stimolanti il coito.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante il Muscari simboleggia l’utilità!

Usi in Cucina  

Come cucinare i Lampascioni? Essendo estramamente versatili possiamo avere:
lampascioni fritti in pastella
lampascioni sott’olio
lampascioni in agrodolce
• semplicemente lessati, come contorno
• lampascioni al forno
.

Si usano i bulbi quando sono al massimo del loro turgore, prima della fioritura. Ciò può creare confusione con altre bulbacee non commestibili. E' opportuno pertanto ricordare dove si sono visti i fiori per poter raccogliere in sicurezza l'anno seguente.

In alcune località i bulbi si preparano:
• nelle frittate
• nelle torte salate
• nelle minestre
• possono essere utilizzati come succedanei delle cipolle
• consumati anche crudi o conservati sott'aceto
• al forno forniscono un cibo prezioso e ricercato
• cotti come componenti di sughi o bolliti in agrodolce.
• Non mancano esempi di consumo a crudo (in Sardegna).


Oltre la Puglia, si segnalano utilizzi tipici, come in alcune località della provincia di Catania, dove i Lampascioni entrano anche nelle polpette del luogo, o in aree ristrette della Basilicata, dove si accompagnano al vin cotto.

Insalata di Lampascioni

Una ricetta molto gustosa è l’insalata di lampascioni.

Per prepararla è sufficiente:

• mondare i bulbi, privandoli del rivestimento esterno


• lasciarli in ammollo nell’acqua per qualche ora, cambiandola almeno una volta per smorzare il loro gusto amarognolo


• terminare la pulitura, incidendo a croce la base del bulbo


• portare ad ebollizione l’acqua, salandola per poi farvi cuocere i lampascioni per 10 minuti


• scolarli, cambiare l’acqua, portarla ad ebollizione e cuocerli per altri 15 minuti

Terminata tutta questa procedura, preparate l’insalata condendoli con olio, sale, peperoncino, prezzemolo tritato e un cucchiaio di aceto.

Impieghi e Storia

La Leopoldia comosa è sempre stata considerata in passato, una delle piante maggiormente conosciute e consumate nell’alimentazione quotidiana.

È sempre stata una pianta rinomata non solo in Italia ma anche all’estero. Documenti testimoniano che era comunemente raccolta in Grecia o in altri paesi mediterranei.

Nella tradizione popolare, soprattutto in Piemonte, era nell’Ottocento un alimento apprezzato per le sue qualità organolettiche. Veniva chiamato comunemente "cibo di Cucolo", nome derivato, secondo il Mattirolo dal fatto che le prime foglie si sviluppano in corrispondenza dei primi tepori primaverili, che la tradizione popolare associa al ritorno del cuculo (Gallino e Pallavicini, 2005).

In ciascuna regione italiana però ha il suo nome dialettale ed era consuetudine raccoglierlo in tempi differenti a seconda delle condizioni climatiche e delle latitudini.

In Puglia, per esempio, venivano raccolti i bulbi da dicembre a marzo al momento della fioritura; in Piemonte, invece, da aprile a maggio durante l’inizio della vegetazione, momento in cui è presente, al loro interno, la massima quantità di sostanze di riserva.

La raccolta dei bulbi avveniva in Grecia da febbraio a marzo, durante i giorni che precedevano la Quaresima Pasquale e costituivano uno dei principali alimenti dei giorni di digiuno delle Quaresime.
I bulbi dopo essere stati conservati sotto aceto, venivano conditi con olio e succo di limone e mangiati con il pane o precedevano i piatti di carne.

Nella "Phytoalimurgia Pedemontana" vengono anche segnalati i modi differenti con cui venivano preparati i bulbi nell’Ottocento in Piemonte: questi potevano essere preparati in insalata, previa lessatura, conditi con sale, pepe, aceto o succo di limone, o fritti, (serviti o al naturale o conditi con salsa in agro-dolce o con burro e formaggio) o infine conservati sotto aceto. Per eliminare il tipico sapore amaro il Mattirolo suggeriva di lessarli in due acque successive (Mattirolo, 1918)

In Siria e in Egitto venivano comunemente mangiati in insalata o cotti semplicemente con il burro(Mattirolo, 1918).

Nell’Italia meridionale e in varie parti della Sicilia la tradizione fitoalimurgica include il Lampascione fra gli erbaggi più ricercati e appetiti; di contro, nel territorio etneo esso è poco utilizzato poiché non tutti gli abitanti lo considerano pianta edule.

In Puglia e Calabria, esso viene persino coltivato.

Ai Lampascioni, nelle aree in cui è diffuso il consumo, sono state attribuite anche funzioni terapeutiche: oltre che a scopi diuretici e antinfiammatori, in virtù della ricchezza di mucillagini, i bulbi ridotti a impiastri venivano usati sulle pelli arrossate o per la maturazione dei foruncoli, ascessi e altre infezioni cutanee o sottocutanee. Si utilizzava anche un cataplasma caldo contro l'artrite.

Proprietà benefiche

Ricchi di acqua, fibre solubili, sali minerali, vitamine, composti solforati, flavonoidi, acidi fenolici, steroli, saponine e pectine, i lampascioni sono:
• lassativi
• diuretici
• emollienti
• ipocalorici (hanno circa 30 calorie per 100 grammi di parte edibile)
• stimolanti dell’appetito
• antinfiammatori
• rinfrescanti.


Inoltre:

riducono la pressione sanguigna
• abbassano il colesterolo cattivo
• prevengono la formazione di trombi
• inibiscono la crescita delle cellule tumorali
• sono afrodisiaci (alcuni lo chiamano anche il Viagra degli antichi)


A proposito del loro potere afrodisiaco, sono in tanti a sostenere che il Lampagione sia un vero e proprio viagra naturale, tanto che Ovidio ne consigliava l’uso nelle arti amatorie mentre Plinio, nel suo "Naturalis Historia" li considerava “stimolanti al massimo grado del desiderio amoroso”.

Nella fitoterapia popolare, venivano utilizzati i bulbi a uso interno per le loro proprietà diuretiche, antinfiammatorie, emollienti ed astringenti; il loro uso esterno era consigliato per curare le scottature e le infiammazioni cutanee.

È una pianta con proprietà molto vicine a quelle della cipolla, e viene usata per stimolare le secrezioni urinarie e, per uso esterno, quale emolliente e rinfrescante su pelli irritate, secche e foruncolose.

Effetti collaterali

Un consumo eccessivo di lampascioni può far aumentare il meteorismo o grossi quantitativi ingeriti possono far aumentare l’effetto purgante, mentre non sono note interazioni tra il consumo di questi bulbi e l’assunzione di farmaci o altre sostanze. In caso di dubbi è doveroso rivolgersi al proprio medico curante.

Avvertenze: come distinguerlo dal bulbo velenoso Colchico

Attenzione poi a non confondere il lampascione con il COLCHICO (Colchicum autunnale), un bulbo molto velenoso, potenzialmente mortale, contenente colchicina.

Sia il lampascione che il colchico sono inodore ma ci sono alcune differenze:

• il colchico fiorisce in autunno


• il lampascione fiorisce in primavera


• il bulbo dl colchico ha un colore biancastro e una forma leggermente allungata ed il fiore compare verso settembre, per cui in primavera questa parte presenta al centro delle foglie una “capsula” che racchiude i semi


• il bulbo del lampascione è di color rosato ed il fiore, che sboccia ad aprile, è blu.

Quindi le persone poco esperte che si cimentano nella ricerca di questi bulbi devono prestare la massima attenzione per evitare avvelenamenti.