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Bellavedova o Bocca di Lupo (letteralmente "Dito di Mercurio") ✍🍃
L' "Hermodactylus tuberosus", detta anche "Iride Vellutata", è una specie presente in tutte le regioni d'Italia, salvo che in Val d'Aosta, Trentino–Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, ma più frequente nell'Italia mediterranea. Appartenente alla famiglia delle Iridaceae.
Habitat
La Bellavedova è presente nelle siepi ed oliveti di Liguria, Sicilia e Corsica. Vegeta ad una altitudine compresa tra 0 e 1400 metri.
È una specie che sta diventando sempre più rara in tutta Italia a causa dei diserbanti e delle monocolture. Pertanto, deve essere attentamente tutelata e valorizzata!
Nella vallata del fiume Trigno, del Treste e del Medio-Alto Vastese la specie è ancora abbastanza diffusa negli incolti, nei campi e lungo i margini delle strade. È presente soprattutto a Lentella, Fresagrandinaria, Dogliola e Tufillo.
Nasce con una certa frequenza in compagnia della Quercus coccinea nelle zone collinari corrispondenti alla fascia mediterranea dell'ulivo, assieme ad altre Iridacee molto decorative come i Gladioli e gli Iris.
È segnalata tra le specie protette presenti nel “Sito di Interesse Comunitario dei Gessi di Lentella“.
Alcuni esemplari sono presenti anche nell’interno, sui Monti dei Frentani, soprattutto verso il Monte Sorbo, altro importante Sito di Interesse Comunitario del Vastese interno.
Caratteristiche
La Bellavedova è una pianta erbacea perenne, con un rizoma obliquo a tubercoli allungati; il fusto è eretto e cilindrico, alto sino a 40cm.
Le foglie inferiori sono in parte squamiformi e pallide, in parte lineari, più lunghe del fusto ed a sezione quadrata.
Il fiore solitario caratteristico ha la base contornata da una spata lanceolata con i tepali esterni ovali, orizzontali, color nero - marrone scuro con bordo chiaro; gli interni sono eretti, lineari lanceolati color verde - giallastro.
Gli stimmi sono diritti, bilobi ed acuminati; l'ovario ha un solo loculo e forma di fuso.
La Bellavedova ha un brevissimo periodo di fioritura, limitato tra febbraio e marzo.
Il frutto è una capsula obovata.
Etimologia
"Il dito di Mercurio" è la singolare denominazione assegnata dal botanico provenzale Giuseppe Pitton de Tournefort, vissuto nella seconda metà del 1600, quando istituì il Genere monospecifico Hermodactylus (deriva dal greco "Hermes" = Mercurio e "dactylos" = dito).
"Dita di Hermes" (il messaggero degli Dei), è il nome già usato dagli antichi greci, suggerito dalla forma dell’apparato radicale costituito da un rizoma orizzontale i cui tubercoli si allargano disponendosi a ventaglio imitando le dita di una mano.
Nelle poche località abruzzesi dove è segnalata la specie è nota con il nome dialettale di "Vocche del lupe".
In precedenza questa Iridacea era stata inserita in altro gruppo con il nome di Iris bulbosa; le ragioni per le quali ne venne separata risiedono soprattutto per la sezione quadrangolare delle foglie, per l'ovario ad un solo loculo e per l'apparato sotterraneo formato da parecchi tuberetti divergenti come le dita di una mano aperta.
La sua morfologia del tutto insolita ha imposto anche la nascita di altri battesimi altrettanto originali come "Iris dalla testa di serpente" , "Iris delle vedove" e "Bocca di Lupo", puntualmente rimarcato dal battesimo ligure valido a Bordighera (IM), a causa della striscia scura formata dai sepali.
Utilizzi alimentari
In Sicilia ed altre regioni del meridione in cucina si utilizza il rizoma, ricco di amido.
I rizomi della Bellavedova si consumano arrostiti alla brace oppure bolliti in acqua e sale, dopo aver tolto la pellicina esterna.
Il fiore edule si può gustare crudo assieme al rizoma, in insalata.
Nel meridione viene considerato un piatto quaresimale a volte mescolato al rizoma di un’altra Iridacea chiamata "Iris sisyrinchium" nota come "Giaggiolo dei poveri o Castagnola".
Curiosità
I rizomi della Bellavedova, altamente ricchi di sostanze nutritive, sono uno degli alimenti preferiti dall’Istrice (Histrix cristata L.), che li dissotterra scavando con le sue robuste unghie.
Coltivazione
Va coltivato in piena terra, ma può essere piantato con successo anche in recipienti sufficientemente profondi per portare un tocco di semplice bellezza su un balcone o un terrazzo.
Il suolo può essere di qualsiasi tipo. Durante il ciclo vegetativo non deve mancare l'umidità nel substrato, mentre durante il riposo estivo è sufficiente annaffiare il vaso ogni due, tre settimane.