Lorenzo Piazza

LA VERA STORIA DI HÄNSEL E GRETEL

2019-05-14 20:41:35

Non so voi, ma io ho sempre creduto nelle fiabe; ovviamente non in senso strettamente letterale, ma che comunque non potessero essere considerate completamente frutto dell’immaginazione dell’autore.

ANTICHE CREDENZE

Insomma, da qualche parte si saranno pur dovuti ispirare no? Certo, molti di voi mi diranno che per la maggior parte le fonti sono tradizioni locali eantiche credenze (e indubbiamente avreste, per la maggior parte, ragione), ma vi siete mai chiesti se alcune delle favole che più conosciamo siano tratte (o almeno ispirate) da avvenimenti reali?

Sebbene possa già intuire lo scetticismo di una larga parte di voi, la risposta ci viene data dalle ricerche del professore licealeGeorg Ossegg, nato a Praga nel 1919. Egli era un fervente sostenitore che le fiabe avessero un fondo di realtà non solo nel messaggio, ma anche nello svolgimento dei fatti. Una favola in particolare gli sembrava troppo accuratamente descritta  nei luoghi e nelle dinamiche per essere frutto di pura fantasia: quella di Hänsel e Gretel, ed è proprio alla ricerca della casetta di panpepato che il nostro studioso si dedicò con incredibile energia.

Dopo numerose ricerche, Ossegg, seguendo letteralmente le indicazioni della fiaba imitando passo passo i gesti dei due bambini, riuscì a rinvenire le fondamenta di una casa nel folto del bosco, con vicino le rovine di quattro enormi forni. Ma non finisce qui, all’interno di uno di questi ultimi fu rinvenuto lo scheletro carbonizzato di una donna: aveva trovato la strega.

INDAGINE

Giustamente emozionato, indagò sulla proprietaria della “casetta di panpepato”, e scoprì che la vera storia di Hänsel e Gretel è un episodio di cronaca nera risalente alla Guerra dei Trent’Anni. Viveva ai tempi a Norimberga una ragazza di nome Katharina Shraderin particolarmente capace nella pasticceria, il cui innovativo panpepato andava a ruba sulla piazza del mercato.

Una tale fonte di ricchezza faceva gola a molti, specialmente al pasticcere della corte ducale che chiese in moglie la ragazza sperando di accaparrarsi la ricetta come dote; tuttavia, la giovane intuì le vere intenzioni dell’uomo, e, dopo averlo rifiutato, si ritirò in una casetta nel bosco provvista di quattro grossi forni, continuando preparare le sue leccornie da vendere al mercato domenicale senza però l’assillo del pasticcere ducale. Quest’ultimo non si arrese e denunciò la donna di stregoneria, sperando che, dopo la condanna, avrebbe potuto appropriarsi della tanto agognata ricetta.

La trascrizione dell’interrogatorio e dell’intero processo è riportato nel “Manoscritto di Wernigerode” dove ci viene descritto come l’accusa consistesse nel sostenere che Katharina avrebbe utilizzato dolci stregati per attirare uomini e, soprattutto, bambini all’interno del bosco, anche con l’ausilio di una casa il cui tetto era completamente di panpepato (identicamente alla fiaba dei fratelli Grimm).

Ovviamente, la ragazza negò tutto sebbene sia stata sottoposta a tortura (sappiamo bene infatti in che modo fossero gestiti i processi per stregoneria nella Germania della prima metà del ‘600), e tale fu la convinzione nel proclamarsi innocente e tanto furono irrisorie le prove a carico suo che i giudici la lasciarono andare libera.

Ancora una volta i loschi piani del pasticcere si erano risolti in un nulla di fatto ma quest’ultimo, deciso a ottenere a qualunque costo quella ricetta ormai divenuta un’ossessione, si risolse a utilizzare un metodo definitivo per ottenerla; così, un giorno, lui e la sorella si recarono alla isolata casetta della giovane dove, fatta irruzione, la strangolarono e la gettarono nel forno acceso, bruciando il cadavere. Rivoltarono dunque l’intera casa in cerca della ricetta che però non trovarono: la previdente ragazza l’aveva infatti nascosta in uno scomparto segreto nelle fondamenta dove venne ritrovata tre secoli dopo da Ossegg.

L’omicidio di Katharina non passò inosservato, anzi, i due assassini vennero incriminati e sottoposti a processo a seguito del quale, inspiegabilmente, vennero rilasciati e poterono continuare tranquillamente la loro vita se si considera che il pasticcere morì molti anni dopo stimato da tutti (anche se va detto che alcuni documenti riguardanti il fatto esprimono un certo sdegno per l’inconcepibile verdetto di innocenza).

Le innumerevoli similitudini con la fiaba permettono dunque di affermare con ragionevole certezza che i fratelli Grimm si siano imbattuti nella cronaca della sfortunata Katharina e avrebbero poi riadattato alcune parti della storia per adattarla ai loro scopi. Ma vedo che alcuni di voi non sono ancora del tutto convinti, nel qual caso non voglio assolutamente forzarvi ma lasciate che vi riveli l’identità dei due assassini: il nome del pasticcere era Hans Metzler, che ha compiuto l’efferato delitto con sua sorella Greta.