Lorenza Franco

Founder Senior

Ungheria

2020-05-17 09:18:14

La mia vocazione poetica non è puramente sentimentale, ma letteraria. Vale a dire, ha un carattere “derivativo” e ha inizio con le traduzioni: dal greco antico, dal greco moderno, dall’inglese. Ho tradotto i lirici greci, Kavafis, Shakespeare. Che significa tradurre?

Secondo un abusato stereotipo, equivale a tradire l’originale. Se così fosse, sarei traditrice a pieno titolo, avendo presentato al pubblico traduzioni molto libere. Ma non è così! La traduzione è piuttosto un fatto letterario: una mediazione tra la poesia altrui e il sentimento proprio. Il discostamento dall’originale, allora, non è propriamente un atto di libertà creativa, ma un atto di reale partecipazione alla poesia, che non è trasferita – o voltata, come una volta si diceva – in altra lingua, ma nuovamente espressa e fatta propria da chi viene indicato come traduttore.

In un momento successivo mi sono svincolata dalla traduzione e ho proposto la continuazione dei componimenti poetici, aggiungendo quelle che mi sembrano immagini inespresse ma immanenti nella produzione poetica degli autori considerati.

In una fase successiva ho dato espressione diretta al sentimento, sempre in vesti letterarie ben definite. Il ritmo, la cantabilità, la rima non sono per me condizionamenti, ma esiti formali che si congiungono naturalmente con le sollecitazioni espressive. La matrice letteraria della poesia si manifesta nelle forme anzidette.

In questa manifestazione dedicata alla memoria di Quasimodo, che nella sua produzione poetica ha esaltato la “magia” della parola, chiamata ad esprimere valori trascendenti e “ulteriori” rispetto al significato, in una lingua o nell’altra, ho avuto l’onore di essere tradotta in ungherese. Questo per me rappresenta un totale rovesciamento di prospettiva e uno svolgimento inatteso, imprevedibile. Mi emoziona l’idea che i miei componimenti poetici siano resi intelligibili e fruibili dal pubblico ungherese.

Esprimo profonda riconoscenza al traduttore e all’editore, e spero che l’opera incontri l’apprezzamento o almeno l’indulgenza dei lettori.

Balatonfuered, 6 settembre 2001                                         Lorenza Franco

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